Nel cuore di Modica, Casa Talìa festeggia vent’anni di attività. Un luogo che è diventato simbolo di ospitalità ricercata e autentica, nato nel 2005 dall’intuizione dell’architetto Marco Giunta e di sua moglie Viviana Haddad. Tutto comincia con un loro viaggio. Entrambi architetti, scelgono Modica come meta di una vacanza d’estate. Il fascino del luogo, la sua luce, la sua atmosfera notturna che l’accende come fosse un presepe, le sue pietre antiche e il ritmo lento della città barocca li catturano irrimediabilmente. Non sarà una vacanza come le altre, ma l’inizio di una nuova vita. Da Milano acquistano un biglietto di sola andata per la Sicilia e decidono di restare.
La prima casa ristrutturata diventa la loro dimora. Poi, una dopo l’altra, nuove abitazioni nel quartiere ebraico Cartellone, vengono recuperate e trasformate in camere. Nasce così Casa Talìa, un vero e proprio atelier dell’anima, dove ogni dettaglio ha una storia e nulla è lasciato al caso. La visione di Marco e Viviana non passa inosservata. Casa Talia ottiene nel tempo numerosi riconoscimenti, tra cui nel 2019, il premio Best in Sicily di Cronache di Gusto come miglior B&B.
Dal 2005 ad oggi sono passati vent’anni di impegno, gioie e sacrifici, che abbracciano trasformazioni radicali del turismo siciliano e del sud est della Sicilia: dall’esplosione mediatica del commissario Montalbano al riconoscimento UNESCO, dal boom del cioccolato di Modica alla rivoluzione digitale con Airbnb e Booking, fino alla crisi della pandemia e alla lenta ripartenza.
In questa lunga conversazione ripercorriamo con Marco Giunta le tappe del successo di Casa Talìa, raccontando le scelte, le difficoltà e i cambiamenti che hanno segnato l’evoluzione del turismo a Modica e nel Val di Noto.
Marco, com’era Modica nel 2005, quando è nata Casa Talìa?
Quando siamo arrivati, il turismo praticamente non esisteva. Modica era una città bellissima ma vuota, senza visitatori. Non era ancora esploso il fenomeno Montalbano e faticavo a credere che un patrimonio simile fosse ignorato. Poi, all’improvviso, tutto cambiò: la serie tv portò grande visibilità, la città ottenne il riconoscimento Unesco, e il cioccolato di Modica conquistò la ribalta nazionale grazie a Franco Ruta, ospite al Maurizio Costanzo Show. Noi siamo nati in quel contesto come una piccola realtà innovativa. Nel 2005 eravamo pochissimi, ma di lì a poco sarebbero arrivate tante altre casette trasformate in B&B. Airbnb non esisteva ancora, e il turismo di qualità (al di là dei grandi brand dell’ospitalità alberghiera) muoveva i primi passi. Il picco vero e proprio lo abbiamo vissuto tra il 2016 e il 2017.
Per molti anni Casa Talìa non è stata presente su Booking. Perché questa scelta?
Fino alla fine del 2023 ho deciso di non esserci. Quando ho aperto avevo solo quattro camere e puntavo su un altro tipo di promozione: lo storytelling, le riviste di settore, il passaparola. Da architetto ero ben organizzato e già nel 2005 avevo pronto un servizio fotografico professionale, pensato per i media. In cinque anni siamo riusciti a collezionare circa 200 articoli tra riviste di design, architettura, giardini e travel. Nel frattempo, abbiamo ampliato la struttura e introdotto sistemi di prenotazione diretta, abbandonando il vecchio foglio excel per software più funzionali. Per molto tempo questa strategia ha funzionato: avevamo uno zoccolo duro di clienti fedeli che ci garantiva indipendenza.
E cosa l’ha convinta, infine, ad approdare su Booking nel 2023?
Sono cambiate molte cose. Fino al 2019 il fatturato cresceva anno dopo anno, ma la concorrenza aumentava, soprattutto tra Scicli e Noto, con l’arrivo di strutture di fascia alta. Poi la pandemia ci ha messo in ginocchio: la Sicilia, essendo un’isola, ha sofferto di più, penalizzata dagli spostamenti in aereo. Nel 2021 è stato come ripartire da zero. Avevamo fatto grandi investimenti — piscina, bar, ampliamenti — e sentivo il bisogno di aprirmi a nuovi mercati. Booking si è rivelata una vetrina mondiale: ci ha fatto conoscere ad asiatici, in particolare da Hong Kong, Taiwan e Singapore, clienti che prima non raggiungevamo. Oggi posso dire che non tornerei indietro: resto indipendente grazie ai miei clienti storici, ma nello stesso tempo raggiungo pubblici nuovi.
Qual è stata la forza di Casa Talìa in questi vent’anni?
Credo soprattutto nel rapporto umano. Ogni mattina mi fermo a colazione con i miei ospiti, parliamo, mi raccontano da dove vengono, come ci hanno conosciuto, dove andranno. Per me sono informazioni preziose: mi aiutano a capire l’andamento del turismo e le aspettative del mio target. In più, siamo riusciti a mantenere un equilibrio tra qualità e prezzo, investendo costantemente nei servizi senza snaturare l’essenza del luogo. Anche le recensioni su Booking, che temevo potessero penalizzarci, si sono rivelate molto positive.
Nel 2024 si è parlato di un calo generale del turismo nel sud-est siciliano. L’ha percepito anche lei?
Sì, il calo c’è stato: a Noto, Scicli e Ragusa molti colleghi hanno registrato una stagione difficile, escluso agosto che comunque non rappresenta l’intera stagione. Noi, al contrario, abbiamo avuto un riscontro positivo, grazie ai nuovi servizi come la piscina. Settembre e ottobre restano i mesi migliori, soprattutto per i viaggiatori nord-europei. E guardo con ottimismo al futuro: stiamo completando una spa, che sarà pronta a breve.
La Sicilia è davvero una terra difficile per fare turismo?
Decisamente sì. Mancano infrastrutture adeguate e spesso ci troviamo a fronteggiare disagi enormi. Nonostante questo, la Sicilia è magica e chi sceglie di viverla se ne innamora. Però bisognerebbe che le istituzioni credessero di più nel turismo: servirebbero investimenti seri in comunicazione e promozione.
Il fenomeno Montalbano è ufficialmente terminato?
Sì, il fenomeno si è concluso, ma resta un esempio straordinario di promozione turistica. È stato una bomba mediatica che ha portato visibilità mondiale al territorio. Oggi manca uno storytelling simile: basterebbe osservare cosa ha fatto il Giappone, che ha saputo raccontarsi sui social con immagini straordinarie capaci di attirare milioni di visitatori.
Noto è diventata una sorta di nuova Taormina. Come si spiega questo boom?
Noto è cresciuta grazie alla scelta dei milanesi, un po’ come accadde a Formentera. Prima il mondo del design e del fashion, poi la comunità gay più grande d’Europa, e infine l’arrivo dei VIP: Ferragni, Madonna, Clooney ed altri. Oggi è un punto di riferimento internazionale, ma anche lì si è sentito il calo generale. È un problema che riguarda tutta l’Italia: i costi sono aumentati, i voli low cost sono ormai un ricordo, e la Sicilia ha perso un po’ della sua competitività per via dei costi.
Guardando al futuro, cosa vede per Casa Talìa?
Sono ottimista. Essere imprenditore significa avere il dovere di guardare avanti. Abbiamo investito molto e credo di aver fatto le scelte giuste. Dopo vent’anni, so che le difficoltà non mancheranno, ma sono convinto che continueremo a crescere. Abbiamo seminato a lungo, con impegno e sacrifici, e sono certo che il futuro premierà questo lavoro.