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Cibo e dintorni

Agrirape: settant’anni di frutti e visioni nel cuore di Leonforte, dalla pesca alla kombucha

23 Ottobre 2025
Angelo Manna di Agrirape Angelo Manna di Agrirape

Dal 1955, l'azienda fondata da Angelo Manna si cimenta in sperimentazioni di fermentazione e coltivazioni pregiate che viaggiano nel mondo

Tre generazioni, un grande amore per la propria terra e uno sguardo a ciò che di interessante e stimolante succede nel mondo. Si muove dal cuore della Sicilia, in una terra ricca di acqua e sole, il lavoro di Agrirape, azienda agricola di Leonforte, nell’ennese, che quest’anno celebra i 70 anni di attività. 

Fondata nel 1955 da Angelo Manna, che ha iniziato il suo lavoro prendendo in affitto un’azienda che si chiamava Rape (poi diventata Agrirape), dal nome dell’antico feudo nel quale si trovava, dal 1965 è diventata di proprietà della famiglia che l’ha acquistata. Il figlio di Angelo, Giuseppe prima e il nipote omonimo Angelo insieme con la sorella Melania oggi, la portano avanti chiudendo tutta la filiera. Non solo colture, dunque ma anche trasformazione dei prodotti. 

Su queste colline si coltivano le pregiate Pesche insacchettate di Leonforte igp ma anche albicocche, fichi d’india, arance, pere e legumi d’eccellenza come la fava larga di Leonforte, la lenticchia nera e quella rossa, i ceci Pascià e i fagioli borlotti. 

Un lavoro, dal campo alla tavola, portato avanti con cura e attenzione alla qualità. “Abbiamo scelto di trasformare i nostri prodotti perché questo ci permette di dare il giusto valore al lavoro che viene fatto in campo”, spiega l’agronomo Angelo Manna. E così, la pregiata pesca di Leonforte igp diventa sciroppata o confezionata sotto forma di confettura, prodotta utilizzando soltanto conservanti naturali per preservarne la genuinità e le proprietà nutritive.

Una produzione di circa 70 mila vasetti annui tra confetture, marmellate e succhi di frutta, che arrivano sul mercato nazionale ma anche in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Giappone e Canada. 

“Nelle nostre etichette c’è scritto che usiamo solo frutta, zucchero di canna e limone. Niente pectina, addensanti o acido citrico – spiega Manna -. Inoltre utilizziamo 120 grammi di frutta per 100 grammi di prodotto finito e lo facciamo per differenziarci da chi utilizza la pectina per addensare. Cosa vuol dire? Che nel caso della confettura di pesca, ad esempio, abbiamo bisogno di 120 grammi di frutta che, dopo la concentrazione che si ha per effetto della cottura, diventano 80 grammi, aggiungiamo 20 grammi di zucchero e si arriva al peso finale: molta meno acqua e zucchero e molta più frutta. Inoltre noi effettuiamo la cottura con l’ausilio di una pompa a vuoto che estrae umidità anche a basse temperature e permette di andare in concentrazione già a 55/60 gradi, per cui il prodotto non raggiunge mai alte temperature e si mantengono inalterate caratteristiche organolettiche, colore e sapore”.

Ma il lavoro di Agrirape comincia in campo, negli ettari di terreno che circondano l’azienda. “Stiamo raccogliendo l’ultima varietà di pesca di Leonforte che è un po’ più piccola ma molto dolce – afferma Manna –. Tutto sommato non possiamo lamentarci di quest’annata. Le piogge di giugno ci hanno dato qualche problema ma senza compromettere la bontà del frutto. Quest’anno abbiamo insacchettato circa 100 mila pesche. Quest’antica tecnica di salvaguardia del frutto che si fa utilizzando dei sacchetti di carta pergamenata che devono avere dei buchini per fare defluire l’eventuale pioggia, ci permette di mantenere le pesche integre senza utilizzare sostanza chimiche”. 

La pesca insacchettata rappresenta una fonte di reddito importante per Leonforte dove può essere coltivata, a differenza di altre province dell’ennese, per la consistente presenza d’acqua, con la tecnica dell’insacchettamento che si tramanda tra le generazioni. 

E dalla bontà delle materie prime di questo territorio, dalla volontà di usarle al meglio, scarti compresi e da uno sguardo a ciò che di interessante succede oltre i confini isolani e nazionali, è nata Conza Food Lab, una start up frutto del lavoro di sette amici capitanati da Angelo Manna. “L’idea ci è venuta guardando ai food lab nordici tipo quello del celebre ristorante Noma che, con le pochissime materie prime che ha a disposizione, è riuscito a fare cose incredibili a livello di fermentazioni”, racconta Manna. Da qui l’idea di fare un food lab mediterraneo “perché qui abbiamo materie prime che ci permettono di fare cose molto interessanti. La nostra idea è quella di realizzare prodotti fermentati con tecniche orientali utilizzando materie prime nostre”.

È nata così, ad esempio, la kombucha aromatizzata con nepitella, limone o mandarino. “Al momento usiamo tè turco ma idea sarebbe di trovare sostituto del tè che possa funzionare e stiamo lavorando su cose interessanti come un infuso di foglie di ulivo che ha caratteristiche ottime per fare crescere i microrganismi”, spiega l’agronomo. E tra una prova di fermentazione e l’altra, i sette di Conza hanno già creato le peschiole fermentate “che sembrano olive in salamoia, una sorta di umeboshi locale. Vogliamo dare un valore a prodotti che attualmente non ne hanno molto – dice Manna -. Abbiamo tante idee in mente, tra queste quella di realizzare una salsa di soia partendo dai legumi siciliani. Una scommessa alla quale stiamo lavorando”.