La pasta è motivo di orgoglio nazionale. Una ricerca che leggete qui di seguito piazza spaghetti & co. appena dopo i monumenti, l’arte, i paesaggi e la letteratura. Ne consumiamo mediamente oltre 23 chili a testa. E non è poco. Gli indicatori economici sono tutti col più davanti. Poi però non sappiamo dove è nato tutto questo. O meglio. Noi lo sappiamo, ma siamo in pochi. L’Italia non lo sa. Per quel che sappiamo ed è ormai confermato dagli esperti, la pasta di grano duro, ripetiamo, quella di grano duro, è nata a Palermo. Più precisamente in provincia. Alcune narrazioni intorno all’anno mille indicano in Trabia, piccolo comune ad est di Palermo il luogo dove si sono nati gli antenati degli spaghetti. D’altra parte in quel momento la Sicilia è sotto la dominazione araba, l’acqua abbonda e gli arabi col grano hanno molta confidenza, lo usano molto. Pensiamo al cous cous che già faceva parte delle loro abitudini alimentari. Il resto è storia.
Ma chi conosce questa storia? Chi conosce le origini della pasta? Veramente in pochi. E non è stata mai messa su una narrazione che attribuisse il giusto valore a questo primato. Un peccato se poi scopriamo quanto la pasta voglia dire Italia. Come ci spiega la ricerca qui di seguito.
Intanto, con in il World Pasta Day, il mondo ha reso ieri, 25 ottobre, omaggio a questo rito tutto italiano. Giunta alla sua 27ª edizione, la Giornata Mondiale della Pasta – promossa da Unione Italiana Food e International Pasta Organisation – ha rinnovato il suo messaggio universale: la pasta non è solo un alimento, ma una narrazione collettiva di cultura, salute e appartenenza.
Secondo un’indagine di AstraRicerche, nove italiani su dieci la portano in tavola più volte a settimana e uno su tre quasi ogni giorno. Per il 96,6% degli intervistati è un ambasciatore del Made in Italy, simbolo riconosciuto di identità nazionale. Non a caso, l’Italia conferma il suo primato mondiale con 4,2 milioni di tonnellate prodotte nel 2024, 23,3 kg pro capite consumati e un export che supera i 4 miliardi di euro. Ogni giorno, ottanta milioni di piatti di pasta italiana raggiungono case e ristoranti di quasi duecento Paesi.
Per sette italiani su dieci, “dire Italia è dire pasta”. È nella Top 5 dei motivi di orgoglio nazionale, accanto ai monumenti, all’arte, ai paesaggi e alla letteratura. Un primato identitario che la colloca prima ancora della pizza e del vino nell’immaginario collettivo.
Dietro a questi numeri, c’è il valore della semplicità: per il 36% degli italiani la pasta ne è la massima espressione, un cibo che unisce (per l’86,9%), che migliora l’umore (79,2%) e che rappresenta convivialità e continuità familiare. È anche un alimento “buono” nel senso più ampio. La Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione la definisce un carboidrato complesso, alleato del benessere e della sostenibilità, utile alla salute cardiovascolare, al microbiota e persino al sonno, se consumata a cena.
Il Consensus Statement Healthy Pasta Meal, pubblicato nel 2010 e aggiornato quest’anno da un gruppo internazionale di studiosi, ha portato a 19 i punti che ne descrivono i benefici: dalla nutrizione equilibrata alla sostenibilità ambientale, la pasta resta un cardine della Dieta Mediterranea.
Eppure, il comparto deve affrontare sfide non secondarie. «Per gli italiani la pasta è una questione di appartenenza e di orgoglio – spiega Margherita Mastromauro, presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food – ma i dazi e le tensioni geopolitiche minacciano la competitività delle nostre imprese. Difendere la pasta significa difendere il Made in Italy nella sua forma più autentica».
A Roma, la Galleria Alberto Sordi ha ospitato per l’occasione la mostra digitale Orgoglio Pasta, un viaggio immersivo tra arte, letteratura, monumenti e paesaggi che celebra la pasta come simbolo del patrimonio culturale italiano. Un percorso che parte dalle antiche rotte del grano duro siciliano e arriva alle cucine del mondo, ricordando che, da secoli, in Italia il buono coincide con il bello e con l’essenziale.
Cosa dice la Scienza
A quindici anni dalla prima Dichiarazione di Consenso Scientifico Healthy Pasta Meal, la comunità scientifica torna a riunirsi per aggiornare il documento che definisce il ruolo della pasta nella salute e nella sostenibilità alimentare. Il nuovo Consensus Statement, firmato da 29 scienziati di nove Paesi e promosso da Unione Italiana Food, SISA e CEPEA, amplia a 19 i punti che riassumono le evidenze più recenti, e cioè che la pasta, consumata con equilibrio, non è solo un simbolo culturale, ma un alimento completo e sostenibile. Eccoli una sintesi:
La pasta è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea: favorisce un’alimentazione equilibrata, ricca di vegetali, legumi e grassi buoni. È una fonte di nutrienti essenziali – ferro, folati, magnesio, fibre e vitamine – e, se consumata con moderazione, è compatibile con il diabete, grazie al suo rilascio glicemico graduale. Nella versione integrale aumenta la sazietà e aiuta a gestire il peso. È alleata del cuore e della mente, riduce il rischio cardiovascolare, sostiene le funzioni cognitive e migliora l’umore grazie al triptofano, che stimola la serotonina. Alcune varietà, come quelle di grano saraceno o all’uovo, sono ricche di antiossidanti e promuovono la salute intestinale con un effetto prebiotico. Economica, sostenibile e universale, la pasta unisce culture e generazioni, rappresentando un alimento vegetale a basso impatto ambientale. È facile da digerire, versatile in cucina e raccomandata dai professionisti della salute come parte di una dieta equilibrata.