Sospeso fra passato e futuro, il vino italiano sta attraversando una fase di rinnovamento profondo. È questo il filo conduttore della nuova edizione della guida “I migliori 100 Vini e Vignaioli d’Italia”, realizzata da Luciano Ferraro e dal critico James Suckling, in edicola con il Corriere della Sera. “Come in una sonata di Schubert – scrive Ferraro nell’introduzione – il vino italiano oscilla tra momenti drammatici e momenti più lievi”. In un contesto di sfide globali, dazi e cambiamenti climatici, emerge un dato incoraggiante: la dodicesima edizione della guida dal titolo “Le cantine storiche e la nuova generazione di produttori”, sottolinea l’avanzata delle nuove generazioni sempre più protagoniste del settore. Giovani produttori, spesso donne, che reinterpretano la vigna con rispetto, curiosità e visione.
I riconoscimenti principali premiano infatti le nuove leve del vino italiano: Giovane vignaiola dell’anno è l’abruzzese Chiara Pepe, 36 anni, alla guida dell’azienda di famiglia fondata dal nonno Emidio; Giovane vignaiolo dell’anno è Orlando Rocca, 22 anni, che ha trasformato mezzo ettaro nelle Langhe in un laboratorio di qualità; mentre il toscano Tommaso Cortonesi, con la sua azienda La Mannella a Montalcino, riceve il titolo di vignaiolo del cambiamento per aver dato nuova vita alla tradizione di famiglia.
Un premio speciale è stato assegnato ad Antonio Capaldo per il progetto che riporta in vita il vino di Pompei, in collaborazione con il Parco Archeologico, e a Marzia Varvaglione, presidente del Comitè Européen des Entreprises Vin, per la capacità di rappresentare il vino italiano in Europa con equilibrio e determinazione. Il riconoscimento per la migliore comunicazione sociale è andato a Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta della cantina ligure Cà du Ferrà, per l’etichetta “Zero Tolleranza per il Silenzio”, simbolo contro l’omertà e la discriminazione.
Le schede della guida raccolgono i 100 migliori vignaioli e i 100 vini scelti da Suckling secondo criteri di qualità, prezzo, entusiasmo e soddisfazione. Il critico americano, in un videomessaggio da Honolulu, ha sottolineato la forza identitaria del vino italiano e ha indicato l’Etna come uno dei territori più sorprendenti: “I vini di queste pendici – scrive – competono ormai con i migliori del mondo”. Il Tenuta delle Terre Nere Etna Rosso San Lorenzo 2023 è stato eletto Vino dell’Anno per la sua eleganza e la sua impronta vulcanica.
Nella prefazione Marzio Breda riporta una pagina di storia: la disputa, cinque secoli fa, tra i contadini della Valmarena e i feudatari Brandolini per il diritto di “vender al minuto” il frutto delle proprie vigne. “Un episodio che – osserva – ondeggia sulla grande storia del presente”, ricordando come il vino resti un linguaggio universale di identità e comunità.
La presentazione della guida, introdotta dal vicedirettore del Corriere Venanzio Postiglione, si è chiusa con un momento musicale curato dal critico Andrea Lanfranchi, insieme ai cantautori Maria Antonietta e Colombre. In conclusione, Marco Simonit ha raccontato i “Dieci vigneti resilienti” d’Italia: luoghi che resistono al tempo e continuano a raccontare la forza silenziosa delle radici.