La nuova edizione di The World’s 50 Best Hotels è stata svelata a Londra il 30 ottobre 2025 e, come ogni anno, racconta molto più di una classifica: fotografa le tendenze, le espressioni dell’ospitalità e le prossime geografie del desiderio.
La cerimonia di quest’anno ha incoronato il Rosewood Hong Kong come “The World’s Best Hotel 2025”, davanti a un podio fortemente asiatico e a un’Italia che, pur senza arrivare in vetta, consolida un profilo di altissima qualità.

Guardando ai primi cinque, il messaggio appare chiaro: il Rosewood Hong Kong dimostra che la grande scala può convivere con un’idea sartoriale di servizio e di design: un grattacielo-resort che fa del rapporto con il Victoria Harbour e di una programmazione attenta (spa, ristorazione, arte) il suo vantaggio competitivo, segnalando come le metropoli globali continuino a essere destinazioni d’eccellenza anche per il turismo leisure di fascia alta.
Al secondo posto, il Four Seasons Bangkok at Chao Phraya River. Lussuoso rifugio urbano sulle rive del fiume Chao Phraya, l’hotel unisce design contemporaneo, relax e vitalità metropolitana. Le 299 camere firmate Jean-Michel Gathy fondono eleganza moderna e influenze tropicali. Cucina e mixology di alto livello spaziano dalla gastronomia cantonese all’italiana. Situato nel quartiere Charoenkrung, offre un perfetto equilibrio tra autenticità locale e comfort internazionale.
Al terzo posto, il Capella Bangkok: affacciato sul fiume Chao Phraya, è un’oasi di calma e raffinatezza, premiata come Miglior Hotel del Mondo 2024. Le 101 camere e ville, immerse in luce e spazio, offrono comfort e privacy assoluti. Dalla cucina mediterranea di Mauro Colagreco ai sapori thailandesi sul fiume, l’offerta gastronomica è d’eccellenza. I “Capella Culturists” guidano gli ospiti in esperienze personalizzate tra cultura, spiritualità e artigianato locale.
Al quarto posto, Passalacqua sul Lago di Como. Situato a Moltrasio, già Tre Chiavi Michelin, è un raffinato boutique hotel sul lago, vincitore del Best Boutique Hotel Award 2024 e 2025. Con 24 camere tra affreschi, giardini terrazzati e vista ipnotica, unisce eleganza barocca e design contemporaneo. La cucina di Viviana Varese – che peraltro propone per la colazione proprio alcuni prodotti siciliani, qui il nostro articolo – è la ciliegina sulla torta. Tra spa, corsi creativi e gite in barca, propone un genere di lusso tipicamente italiano.
Al quinto posto, Raffles Singapore ribadisce la forza delle grandi istituzioni dell’ospitalità quando sanno aggiornare il proprio codice: classicità, servizio e un racconto mitico che, rinnovato, compete alla pari con le nuove macchine del lusso. Insieme, questi cinque progetti suggeriscono tre direttrici: l’Asia come laboratorio di ospitalità integrata, l’Italia come officina di boutique hotellerie identitaria e la permanenza dei “grandi classici” quando sanno rigenerarsi.
Dentro questa cornice, l’Italia ha tre storie particolarmente significative nella top 50 oltre a Passalacqua: al numero 9 il Four Seasons di Firenze, al 22 il Bulgari di Roma e al 26 l’Hotel Il Pellicano di Porto Ercole (Monte Argentario), Grosseto. Il caso di Four Seasons Firenze è emblematico della forza del patrimonio italiano quando viene interpretato con intelligenza operativa: un complesso storico che unisce due palazzi, giardini monumentali, ristorazione d’autore e un servizio calibrato sul respiro della città. La chiave non è solo la bellezza del contenitore: è la capacità di disegnare un’esperienza coerente, in cui arte, cucina e quiete diventano un’unica grammatica dell’ospitalità. Il piazzamento in top ten ribadisce Firenze come destinazione luxury matura e sorprende quanto poco “museale” possa risultare un luogo denso di storia, quando il progetto alberghiero sa essere contemporaneo.
Bulgari Roma racconta un’altra traiettoria: quella del brand di alta gamma che trasferisce il proprio immaginario dal prodotto all’ambiente. L’hotel occupa un palazzo razionalista degli anni Trenta affacciato sul Mausoleo di Augusto e sull’Ara Pacis, e lavora per contrasti controllati: materiali preziosi, artigianalità italiana, una regia estetica che dialoga con la stratificazione urbana senza mimetizzarsi. È un esempio utile per leggere il futuro dei luxury brand hotel in Italia. L’ingresso tra i primi cinquanta segnala che Roma non è solo ricettività storica, ma design, materia, prospettiva internazionale.
Hotel Il Pellicano, infine, è la prova che l’icona può restare attuale senza inseguire trend terzi. In Argentario, tra pineta, scogliere e ritmi senza tempo, l’albergo continua a proporre un’idea di esclusività sussurrata: camere e suite pensate come rifugi, cucina che valorizza le materie prime e una dimensione di club culturale più che di “scena”.
Cosa dice la lista 2025? Primo, il baricentro della innovazione e del lusso resta in Asia, con Hong Kong, Bangkok e Singapore a dettare standard di integrazione tra architettura, ristorazione, wellness e arte del servizio. Secondo, l’Italia consolida un posizionamento distintivo: laddove la combinazione tra patrimonio, artigianalità e sensibilità contemporanea è orchestrata con metodo, il risultato compete con i migliori al mondo. Terzo, i grandi nomi del settore (Raffles, Bulgari, etc.) non sono in antitesi con l’hôtellerie boutique.
In ultimo, la classifica sembra quasi una agenda. Indica con precisione che stile, sensorialità, design responsabile e storytelling non sono più elementi accessori, ma tasselli indispensabili per entrare nell’immaginario globale del viaggio.
FP