Il Charleston riapre le porte e torna a far parlare di sé sulla scena palermitana. Dal 29 novembre il ristorante, nella storica sede di piazzetta Flaccovio, a pochi passi dal Teatro Massimo, come già anticipato in un nostro precedente articolo, avrà in cucina Giovanni Solofra e Roberta Merolli. La coppia, che unisce tecnica, visione e un percorso già affermato tra Taormina e Paestum, è pronta a portare a Palermo un linguaggio gastronomico contemporaneo.
Dal 1967 il Charleston è una delle insegne simbolo della città: luogo d’incontro per il mondo culturale e politico, prima realtà siciliana a conquistare due stelle Michelin. La famiglia Glorioso-Anello continua a custodirne la storia senza trasformarla in un esercizio nostalgico. Il progetto punta a una rilettura attuale, dove memoria e nuovo corso convivono con naturalezza.
L’arrivo di Solofra e Merolli segna la direzione della nuova stagione. Dopo esperienze che li hanno portati a lavorare con brigate giovani e ad affermarsi in contesti di alta cucina, tornano in Sicilia per costruire una cucina che racconti l’isola con una chiave personale. Il menù ripartirà da sapori e immagini della città, dal mercato di Ballarò alla ritualità dell’ospitalità domestica, con pani artigianali, oli ottenuti da frutta secca siciliana e sali serviti in coppe di vetro.
Il fulcro dell’offerta è il percorso “Back to the future”, in sette o nove portate, affiancato da un menù à la carte autunno-inverno. I piatti storici del Charleston diventano spunti da reinterpretare: la “Turtle Soup 1969”, oggi una minestra elegante ispirata anche al linguaggio pop di Andy Warhol; la “Gramigna Lido 1969”, richiamo agli anni della terrazza di Mondello; il filetto alla lampada, omaggio ai maître che fecero la storia del servizio in sala. I dessert recuperano due creazioni della tradizione della casa – la Coppa Charleston e il Turbante del Sultano – e trovano un contrappunto ironico nel dolce fuori menù “Ma quanto costano le banane a Palermo?”, citazione cinematografica leggera e affettuosa.
La sala segue la stessa idea di continuità. Accanto a oggetti dal design attuale tornano porcellane Richard Ginori ed Eschenbach, portafiori vintage trasformati in porta grissini, argenti di famiglia e dettagli conservati negli anni. Il percorso di ingresso accompagna gli ospiti attraverso quadri, fotografie e premi che compongono la storia del Charleston e del suo legame con la città. Un itinerario simbolico tra passato e presente.