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La degustazione

Graziano Merotto e la Particella 86: “La mia sfida? Rivoluzionare il modo di fare Prosecco”

30 Giugno 2017
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(Graziano Merotto)

di Geraldine Pedrotti

Sembrano piccoli ricami cuciti sulle colline del Nord Est, in quell’area che va da Conegliano a Valdobbiadene, nella provincia di Treviso. 

Sono le vigne del Prosecco Superiore, la denominazione simbolo dell’Italia enologica che abbraccia la fascia collinare tra Vittorio Veneto e Valdobbiadene, tra il Piave e il torrente Soligno, ad uguale distanza tra le Dolomiti e l’Adriatico. Un territorio difficile da coltivare, con vigneti di alta collina dalle pendici ripide, che i viticoltori hanno conquistato centimetro per centimetro creando un paesaggio unico candidato a Patrimonio dell’Unesco. Qui nasce il Prosecco Conegliano – Valdobbiadene Docg, la denominazione più nobile del Prosecco: circa 150 cantine, 90 milioni di bottiglie prodotte ogni anno e un fatturato che si aggira intorno al miliardo e mezzo di euro. Niente a che vedere con il “cugino” più diffuso commercialmente, il Prosecco Doc, i cui volumi sono di gran lunga maggiori. 

Ed è nel cuore dell’area di Conegliano Valdobbiadene, nella zona di Col San Martino, che si trovano i vigneti di Graziano Merotto, viticoltore verace che da quarant’anni lavora personalmente le sue vigne, seguendo la tradizione che in questi luoghi viene trasmessa di generazione in generazione. Accanto a lui una squadra formata dall’enologo Mark Merotto, a cui è affidata la regia tecnica della cantina, da Maria Luisa Dalla Costa e Dino Maule, responsabili strategici e coordinatori dell’area commerciale.

I vigneti di Merotto e dei suoi conferitori sono posti sui versanti più vocati tra Col San Martino, Farra di Soligo e Collalto. La sola eccezione è rappresentata dai vigneti del Cartizze, cru della denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, situato nel comune di Valdobbiadene. Una piccola chicca è la “Particella 86”, vigneto che si trova a 230 metri sul livello del mare e che appartiene alla famiglia Merotto dal 1973. Da queste uve nasce il pluripremiato Cuvée del Fondatore – Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Rive di Col San Martino Brut Millesimato. Un vino che parte da una sfida: dimostrare che si può produrre un grande brut senza perdere le caratteristiche aromatico-gustative del Prosecco.

“Per raggiungere questo risultato vengono compiute scelte innovative, frutto di lunghe sperimentazioni – spiegano dall’azienda – la prima riguarda il vigneto: le uve di Particella 86 subiscono la doppia maturazione ragionata, ovvero 20 giorni prima della vendemmia, il 20 per cento dei tralci viene reciso e i grappoli restano in pianta. In questo modo le uve subiscono un leggero appassimento, ottenendo una forte concentrazione ma conservando l’acidità, che non viene influenzata dal processo di maturazione. I restanti grappoli vengono vendemmiati normalmente. Dopo la pressatura, in cantina si svolge una rifermentazione lunga, che dura oltre 6 mesi e dona al vino una complessità unica”. 

Abbiamo partecipato alla verticale della Cuvée del Fondatore, un’occasione unica per assistere all’evoluzione di un vino – come il Prosecco – solitamente non pensato per l’invecchiamento, ma che nel caso del Brut millesimato di Merotto si rivela una piacevolissima sorpresa. In degustazione otto annate, dal 2016 al 2009, l’anno di nascita della Cuvée del Fondatore.

  • 2016 – Sapido e di buona acidità, suadente e con note verdi di mela e lichi. Elegante e fresco
  • 2015 – Molto intenso, un’esplosione di frutta matura, di pere e mele, ma anche fiori gialli. Ricco e rotondo
  • 2014 – Acidità spiccata, al naso mela verde, frutta gialla e rose. Buona sapidità e mineralità
  • 2013 – Molto interessante, al naso inizialmente note di iodio e canna di fucile, dopo qualche minuto escono fuori i sentori fruttati tipici del Prosecco. Sapido e allo stesso tempo mielato
  • 2012 – Sapidità spiccata, note di fiori secchi e a tratti di liquirizia e carciofo. Buona acidità e lunghezza
  • 2011 – Al naso molto accattivante negli aromi. Pieno, complesso, con note di frutta matura e mela cotogna. In bocca lungo e piacevolissimo.
  • 2010 – Dopo quello che sembrava l’avvio verso una maturazione del vino, ecco che questo Prosecco risale la curva per ritornare giovane: inaspettatamente riaffiorano i fiori gialli, la frutta, sparisce la sensazione di pienezza. 
  • 2009 – Ritorna la nota mielata, in bocca molto complesso e sapido. Il colore si fa per la prima volta più intenso rispetto alle sette annate precedenti, ma resta un vino ancora giovane che può continuare a dare grandi soddisfazioni.