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L'intervista

Antonio Capaldo senza peli sulla lingua: “Io, Feudi San Gregorio, l’Irpinia e il Marennà”

02 Novembre 2021

La vendita di Ognissole, i progetti di sostenibilità per Feudi di San Gregorio e poi FeudiStudi e il nuovo corso del ristorante stellato Marennà.

Antonio Capaldo, presidente di Feudi San Gregorio è un fiume in piena nell’intervista che ha concesso alla nostra redazione. E parla, a ruota libera, toccando tematiche importanti.

Feudi ha deciso di vendere le sue tenute pugliesi. Come mai questa decisione? Chi sono gli acquirenti? Ricordiamo anche i nomi delle tenute e quanti ettari e quante bottiglie producevate?
“La verità è che non sono riuscito a costruire l’azienda che avevo in testa, né a livello produttivo né a livello commerciale, fra l’altro in una regione che vive uno straordinario fermento (ne parlavamo in questo articolo>). Mi sono accorto che stavamo distruggendo valore, giorno dopo giorno e ho deciso di interrompere il nostro percorso, anche considerando l’importanza delle altre iniziative che abbiamo lanciato negli ultimi anni. Non è mai facile prendere una decisione del genere, soprattutto dopo i tanti investimenti effettuati (Ognissole era arrivata a quasi 70 ettari fra l’areale di Manduria e quello di Castel del Monte), ma è stata la cosa più giusta per noi: Feudi di San Gregorio, con i vini fermi e con le bollicine Dubl, Basilisco in Basilicata, Campo alle Comete a Bolgheri e Sirch in Friuli ci offrono oggi grandi opportunità di sviluppo. E se è vero che avere un’offerta più ampia premia, è anche vero che occorre focalizzarsi su territori e prodotti dove si riesce davvero, per un motivo o per un altro, a fare la differenza”.

Come stanno i vini dell’Irpinia? Cresce l’attenzione dei mercati?
“Sì, cresce. Non in maniera rapida, anche perché sono piccole denominazioni con piccoli volumi, ma in modo continuo. Soprattutto sui vini bianchi ci sono pochi altri territori in grado di esprimere la nostra qualità. E ovviamente io punto molto anche sulle bollicine”.

Come va la vostra attività di sperimentazione FeudiStudi?
“FeudiStudi è una collezione di vini (ogni anno selezioniamo le particelle più interessanti per produrre vini in tiratura limitata), ma anche un progetto di studio vero e proprio (attraverso analisi geologiche, indagini sulle forme di allevamento in partnership con l’Università Federico II, la realizzazione di quattro e-book sull’Irpinia, di cui abbiamo presentato i primi due e tante altre cose ancora). A dieci anni di distanza dal lancio, posso dire che è un progetto davvero straordinario, che sta cambiando la nostra azienda al suo interno. Mettere al centro la vigna è sempre stato un mantra di Pierpaolo Sirch, che da quasi 15 anni ha in mano le chiavi dei nostri vini, ma grazie alla concretezza e alla profondità del lavoro svolto ora è una consolidata realtà. FeudiStudi è diventata la bussola per tutti i nostri vini, che sono tracciati sulle mappe del territorio e che mostrano una crescente aderenza e riconoscibilità alle specifiche particelle da cui provengono. E ogni vino nuovo che produciamo – ultimi in data i due crus Goleto e Gulielmus che ho associato alla mia famiglia (escono con il marchio Tenute Capaldo e non con Feudi di San Gregorio) – nasce dalla sperimentazione fatta attraverso le micro-vinificazioni FeudiStudi”.

L’emergenza sanitaria ha costretto a rivedere i canali di commercializzazione del vino oppure in realtà dopo uno stop forzato il vino si vende come una volta?
“Qualcosa è certamente cambiato, in maniera strutturale, avvicinando le aziende ai consumatori finali ma fortunatamente i canali si stanno rimettendo tutti in moto. Abbiamo un estremo bisogno del canale cosiddetto tradizionale e della sua capacità di raccontare cosa c’è dietro il vino”.

Tra qualche mese si rinnovano i vertici del consorzio delle doc dell’Irpinia. Quale indicazione o suggerimenti ti senti di dare ai tuoi colleghi soci? Quale mission deve intestarsi il nuovo cda?
“Il Consorzio ha centrato un grande obiettivo, attraverso il riconoscimento ministeriale. Non è stato facile trasformarsi per far fronte a tutte le esigenze che ne scaturiscono ma si è lavorato bene. Ora, occorre fare – tutti insieme perché il Consorzio non è un’entità a sé stante – un salto in avanti sulla promozione. Penso che il nuovo triennio debba essere il momento del salto in avanti da questo punto di vista”.

Pprossimi vostri progetti da segnalarci?
“In questo ultimo anno, abbiamo lavorato molto a dare “struttura e sistema” al nostro impegno in termini di sostenibilità. Con l’obiettivo di dare a questa parola (un po’ abusata) un contenuto che investa l’azienda nel suo complesso e ci consenta di valutarci e cercare di migliorarci anno dopo anno. E’ davvero in gioco il nostro futuro e in un’azienda familiare questo tema deve essere ancora più sentito e posto al centro dello sviluppo. A maggio 2021 siamo diventati società benefit, inserendo nel nostro Statuto impegni concreti tesi a valorizzare la nostra comunità di riferimento. Abbiamo immediatamente fatto nuovi contratti pluriennali con i nostri conferenti d’uva, offrendo condizioni fortemente migliorative rispetto al passato oltre a contenuti formativi e informativi sulla gestione del vigneto. E abbiamo lavorato in altre direzioni, raggiungendo – fra le altre cose – il 100% di energia da fonti rinnovabili e introducendo un importante progetto sul risparmio dell’acqua.
Da poco siamo anche diventati l’unica società benefit con certificazione Equalitas. E raggiungeremo presto altri obiettivi tangibili”.

Un Marennà tutto rinnovato e performante. Quali aspettative avete dal ristorante annesso alla cantina di Feudi?
“Non nascondo che le aspettative sono molto grandi, per il ristorante in sé ma anche per la sua capacità di trainare l’ospitalità di Feudi e dell’Irpinia in generale.
Spero che diventi un luogo del vino che possa ospitare tanti altri produttori della zona per degustazioni ed eventi, così come le grandi associazioni della cultura del vino. Il grande orto che sta nascendo sulla collina di fronte è poi una grande sfida, non solo gastronomica ma anche culturale in un territorio fertile e ricco come il nostro. Siamo stati un po’ rallentati dalla pandemia, ma nei prossimi due anni ci saranno tantissime novità”.

F.C.