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L'intervista

La Fipe lancia l’allarme: “Nei locali troppa improvvisazione. Serve maggiore professionalità”

21 Dicembre 2016
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L'intervista ad Antonio Cottone, della sezione di Palermo: “Puoi fare qualità quanto vuoi, ma è necessario che ci sia personale qualificato. Ed oggi non se ne trova facilmente”


(Antonio Cottone – ph Vincenzo Ganci)

Una ripresa (lenta) dei consumi, un modo veloce per fare sistema e la creazione di nuove professionalità.

Antonio Cottone, presidente da sei mesi della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Palermo, fa il punto della situazione alla fine dell’anno. Un anno tribolato, pieno di incertezze, ma che nell’ultimo periodo ha dato chiari segnali di risveglio. “Una ripresa c’è, piccola, ma significativa – ha detto il presidente Cottone – Mi piace sottolineare che pian piano tutti stiamo capendo l’importanza di puntare sulla qualità e sull’attenzione alle normative”. Norme che lo stesso Cottone giudica complesse, “ma che sono fatte per tutelare il nostro lavoro”. Quindi qualche timido segnale positivo, anche dal punto di vista occupazionale. “Chi sceglie di rinunciare alla qualità, magari risparmiando sulle materie prime, commette un gravissimo errore – dice Cottone – La ripercussione è immediata, soprattutto oggi che i canali social e il passaparola sono immediati. Per questo ho detto sempre ai miei colleghi di puntare alto, di pensare solo ad offrire al cliente qualità. Quella paga sempre”.

Ma Cottone punta il dito su un grave problema degli esercizi commerciali. “C’è molta improvvisazione e approssimazione – dice – Gente che prima magari era avvocato, ingegnere o qualcos’altro che pensa di poter diventare dall’oggi al domani chef, pizzaiolo o titolare di un locale. E non è così che si fa”. Ma non solo: “Anche il personale di sala va formato e deve essere competente. Perché tu puoi fare la pasta più buona del mondo, ma in sala ci va il cameriere E se fa brutta figura, la fai anche tu”. Una mancanza di professionalità che Cottone addebita anche al mondo della scuola: “I corsi sono strutturati male – dice – ma non voglio entrare in polemica”. Insomma serve formazione, ma fatta ad un certo livello. “Sulla qualità penso che non si discuta molto – spiega il presidente – abbiamo ormai raggiunto ottimi standard. C’è da lavorare sul personale. Noi organizziamo vari corsi. E mi rendo contro sempre di più che a volte il mestiere da pizzaiolo per esempio, viene visto come una cosa facile da fare, magari per iniziare a lavorare e mi riferisco ai giovani. Invece è un mestiere a tutti gli effetti che va fatto in un certo modo”. Dopo soli 180 giorni del suo mandato è difficile parlare di progetti: “Abbiamo tante cose in cantiere, anche se è presto per dirle. Sono convinto di una cosa, però, ed è quella su cui punteremo. Servono più manifestazioni che coinvolgano i cittadini, li facciano scendere per strada e parlare con chef e pizzaioli. Il rapporto faccia a faccia secondo me è una scommessa vincente”.

G.V.