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L'intervista

Stevie Kim: “Serve un nuovo linguaggio per il vino ma non sappiamo ancora quale debba essere”

05 Maggio 2024
Stevie Kim Stevie Kim

“I giovani sono sempre più dimenticati dal mondo del vino, noi esperti parliamo un linguaggio troppo diverso da loro e li allontaniamo”.  Stevie Kim è sempre molto diretta, senza fronzoli e giri di parole. È seduta tra i banchi della Vinitaly International Academy la scuola che sforna ambasciatori del vino italiano in tutti i cinque continenti e di cui è managing partner. Con lei tracciamo un bilancio di quanto è accaduto al Vinitaly conclusosi un paio di settimane fa. E la ritroveremo nei prossimi giorni sull’Etna: sarà a Contrade dall’11 al 13 maggio dove riceverà l’onorificenza di Madrina dell’Etna così come deciso dalla società Crew, organizzatrice dell’evento unico nel suo genere in Sicilia e mirato a promuovere i vini del Vulcano e il suo territorio. Quegli stessi vini che la Kim qualche anno fa definì i più sexy.

Torniamo al ragionamento iniziale. C’è qualcosa nel mondo del vino che secondo Kim deve cambiare: “Bisogna trovare un nuovo linguaggio accessibile ai giovani per avvicinarli al vino ma non saprei dire quale. Il nostro sforzo è quello di capire cosa fare e come orientare gli under 30. Il vino non è solo happy hour. È qualcosa di molto più complesso ma la complessità può diventare un limite. Partirei da lì per riflettere”. La discussione si allarga.

Tra inflazione, guerra, calo di consumi e tendenze salutiste non usa mezzi termini e contesta agli addetti ai lavori la responsabilità dell’allentamento dalle giovani generazioni, spinte ogni giorno di più verso il no alcol: “In America diciamo “preach to the choir”, predicare al coro. Ed è quello che sta succedendo. Non riusciamo a parlare ai giovani perché ci parliamo addosso tra noi”.

L’attacco è verso una mancanza di ascolto ma soprattutto di dialogo: “I giovani rappresentano il mercato del futuro e i messaggi da trasmettere devono essere semplici. Bisogna intercettare il linguaggio giusto. Per alimentare il dialogo devi parlare lo stesso linguaggio del tuo interlocutore o quantomeno provare ad avvicinarti, altrimenti le aspettative sono completamente diverse”.

Non solo esperti del settore vino. Per Stevie Kim è importante arrivare a tutti attraverso eventi, iniziative e podcast. Meno B2B e più B2C, o almeno spingere in entrambe le direzioni. Intanto, a un mese dalla fine del Vinitaly il segnale è più che positivo e l’ottimismo, almeno tra i produttori e gli addetti ai lavori, c’è ancora: “Sono stati giorni intensi nei miei spazi, l’agenda è stata fittissima. Ho visto tante persone consapevoli, c’è molta più presenza internazionale”.

Ma solo intercettando nuovi volti si potranno cambiare le sorti del settore: “Il vino italiano sta come tutti gli altri vini. Dopo la pandemia c’è stato oggettivamente un aumento di inventario, più giacenze oltre a una questione di economia generale e poi…questa tendenza di parlare male del vino. Dobbiamo smetterla di fare i catastrofisti. La responsabilità è tutta nelle mani di chi comunica, dei produttori e delle grandi aziende, perché come è capitato in altri settori le crisi arrivano, ma solo attraverso campagne di comunicazione efficaci possono essere superate. Ed è sempre, dice Stevie Kim, una questione di linguaggio, di comunicazione. Sia per intercettare i giovani, sia per superare i momenti di crisi. “Ribocchiamoci le maniche e ognuno faccia la sua parte”, conclude Kim.