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Vinitaly 2022

Vino, produzione italiana in calo per il terzo anno: ma aumenta il valore delle bottiglie

13 Aprile 2022

Secondo le ultime stime, il 2021 è stata un’annata scarsa per la produzione mondiale di vino, la terza consecutiva sotto tono: 250 milioni di ettolitri (-4% rispetto al 2020 e -7% rispetto alla media ventennale), seppure di poco superiore al minimo toccato nel 2017.

Tale risultato è frutto essenzialmente di condizioni meteo sfavorevoli per i principali Paesi produttori in Europa: in Italia la produzione ha riportato una contrazione del 9% rispetto al 2020, con il 2021 a 44,5 milioni di ettolitri; nonostante sia un risultato con segno negativo, i volumi della produzione italiana di vini rimangono i primi a livello europeo, seguiti da Spagna (che a sua volta ha riportato una riduzione del 14%) e Francia (in calo del 27%, con 34,2 milioni di ettolitri prodotti). E’ quanto emerge da un focus diffuso dall’ufficio studi della Sace. A compensare in parte il forte calo europeo, rileva, è stata soprattutto la produzione record in America del Sud, Sudafrica e Australia, mentre nel continente Nord Americano si è mantenuta stabile. I vini sono un comparto rilevante dell’export agroalimentare italiano, rappresentando circa un quarto del suo valore (24,3%), a 7,3 miliardi, una quota che si è mantenuta relativamente costante nel tempo, seppur in lieve calo rispetto a dieci anni fa. Il comparto ha altresì mostrato una dinamica di crescita pluriennale: negli ultimi dieci anni le esportazioni sono, infatti, aumentate in media del 5%, mezzo punto percentuale inferiore alla dinamica del settore, ma quasi due punti sopra quella dell’export italiano complessivo. Dopo la battuta d’arresto dettata dalla pandemia, le vendite oltreconfine di vino hanno ripreso il cammino di crescita, chiudendo il 2021 con un incremento del 12,4% rispetto allo scorso anno (per un valore di 7,3 miliardi di euro). Composto da tre segmenti diversi – vini fermi (esclusi spumanti), spumanti e mosti – a guidare l’ottima performance sui mercati esteri sono i vini fermi (5,2 miliardi di euro) che hanno chiuso l’anno a +9,1% dopo essersi mantenuti pressoché stabili nel 2020. Seguono gli spumanti (1,8 miliardi di euro) che dal 2011 riportano una crescita media a doppia cifra e nell’ultimo anno hanno segnato un marcato incremento (+23,7%); in particolare, è la domanda di prosecco a trainare il segmento con una crescita del 31,5% nel 2021 e del 14,1% in media negli ultimi quattro anni, a partire da quando è disponibile il dato disaggregato. I mosti, invece, continuano a rappresentare una componente residuale.

Dallo studio, dunque, emerge che l’Italia si riconferma fra i primi Paesi esportatori, sia in termini di volume che di valore. Nel dettaglio, Francia, Italia e Spagna si confermano i principali esportatori mondiali di vino in valore, la quota italiana cresce nel tempo e si assesta saldamente al secondo posto, mentre Parigi vede il proprio peso scendere sotto il 30%, segue Madrid, con il 9% delle vendite globali realizzate oltre i confini nazionali. A giocare a favore dei cugini d’oltralpe sono i prezzi dei vini, mediamente più alti di quelli italiani, in particolare nel confronto tra “bollicine” con lo champagne francese da un lato e il prosecco italiano dall’altro. I dati in quantità mostrano, invece, un quadro differente, dove la quota maggiore è riconducibile alla Spagna (20,2%), seguita strettamente dall’Italia (20,1%), mentre la Francia rappresenta “solo” il 13,7%. A trainare la buona dinamica delle esportazioni sono le peculiarità territoriali per cui l’Italia vanta numerosi riconoscimenti di qualità. In particolare, per valore, nel 2021 è stato il vino veneto quello che più di altri ha varcato i confini nazionali (quasi 2,5 miliardi di euro di esportazioni) grazie in particolare all’ottima performance del Prosecco di Treviso (30% dell’export della regione), che nel 2021 ha esportato bollicine per quasi 830 milioni di euro, in crescita di oltre il 15% rispetto allo scorso anno, seguono Piemonte e Toscana. Anche Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Lombardia, grazie anche all’ottima performance estera del Franciacorta (+10,3%), presentano buoni livelli di vendite oltreconfine.

C.d.G.