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Pubblicato in Il caso il 12 Settembre2019


(La cantina di Col Vetoraz)

di Maristella Vita

Se il termine "Prosecco" storicamente, e comunque fino a dieci anni fa, identificava la vite coltivata esclusivamente nelle colline del Conegliano Valdobbiadene, dal 2009, è diventato il nome di una Doc estesa su nove ampie province tra Veneto e Friuli.

Questo ha prodotto una sorta di querelle terminologica attorno al termine "Prosecco", costantemente dibattuta soprattutto dalle Cantine ubicate nelle Colline del Conegliano – Valdobbiadene, presenti sul territorio con una tradizione precisa che ha secoli, che dal 2009 producono il Prosecco Superiore Docg. Tanto si è detto in questi anni finchè a prendere per prima la difficile decisione di rompere gli schemi è stata Col Vetoraz. Un nome significativo della Docg, che così facendo ha espresso concretamente il timore che la sua identità venga confusa dalla situazione caotica esistente: la semplice distinzione tra "prosecco" (vino prodotto nei territori creati con la Doc estesa nel 2009) e "prosecco superiore" (vino prodotto sulle colline storiche di Valdobbiadene e Conegliano, identificabile con la Docg) non sembra essere più sufficiente a trasmettere in modo chiaro la sua precisa identità, in Italia e all'estero.

“La nostra è una precisa scelta di natura politico-economica che abbiamo assunto dalla vendemmia 2017, afferma Loris Dall’Acqua socio-enologo di Cantine Col Vetoraz - ovvero quella di togliere il termine "prosecco" da ogni etichetta, packaging e da tutte le azioni di comunicazione sia tradizionale che digitale prediligendo l’altro, più essenziale e di facile identificazione, Valdobbiadene Docg”. Che poi ci tiene a sottolineare: “Noi produciamo ciò che siamo e nelle nostre storiche bollicine  si trovano tutte le radici di una terra che ci ha visto nascere, evolvere ed affermarci”. La famiglia Miotto si tramanda la cultura della produzione del vino dal 1838, e dal 1993 è diventata ufficialmente la Cantina Col Vetoraz che oggi conosciamo, produttrice dell'eccellente Prosecco Superiore nel quale è piacevole riconoscere il persistente terroir delle colline del Conegliano-Valdobbiadene  che indica l'attaccamento secolare dell'uomo a quella terra difficile e straordinaria. Su questa vicenda si era espresso qualche giorno fa anche il presidente del consorzio del Prosecco Doc Stefano Zenette (leggi questo articolo).

A margine di tutto ciò riscontriamo una interessante novità, che fa riferimento alla storica Confraternita di Valdobbiadene (nata nel 1946 come realtà attenta nel promuovere la conoscenza, il valore e la diffusione della produzione vitivinicola denominata “Conegliano-Valdobbiadene") , la quale nelle scorse settimane ha diramato una interpellanza rivolta a tutti i 2.640 soggetti appartenenti alla filiera produttiva della denominazione Conegliano Valdobbiadene. L’operazione intende “comprendere meglio la percezione identitaria e intraprendere un eventuale percorso autonomo per l’affermazione della nostra unicità. La Confraternita di Valdobbiadene fa anche sapere che ha iniziato un confronto con alcune istituzioni territoriali (in primis il Consorzio di Tutela) per condividere un graduale e comune percorso strategico.

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