Superfici dedicate in aumento, nuovi mercati interessati al frutto, sempre più studi che ne confermano e ampliano le proprietà benefiche. È una storia in crescita quella del fico d’India di San Cono, piccolo comune del catanese che detiene il primato di capitale europea di questa bacca carnosa.
Pale di fico d’India a perdita d’occhio disegnano qui il paesaggio in un saliscendi di colline e pianori caratterizzati dal verde delle piante ordinate in filari e dal colore acceso dei frutti ancora da raccogliere.
Delle sue caratteristiche, ma anche delle prospettive di vendita e trasformazione, si è parlato lo scorso fine settimana nel corso della trentanovesima Sagra del Fico d’India, una tre giorni organizzata dal Comune e dalla Pro Loco di San Cono, con il supporto della Regione Siciliana. Un’occasione per celebrare il frutto, conoscerlo meglio e analizzarne previsioni di crescita e sviluppo.
«Negli ultimi tre anni abbiamo reso la Sagra del Fico d’India un laboratorio di innovazione – ha detto Emilio Grassenio, assessore all’Agricoltura del Comune di San Cono –. Abbiamo ospitato le migliori realtà agroalimentari italiane, proiettandoci in un futuro di crescita che unisce ricerca, valorizzazione e identità territoriale».
La coltivazione del fico d’India a San Cono si estende su circa duemila ettari di superficie specializzata e la produzione annua oscilla tra i 150.000 e i 200.000 quintali. «Le superfici sono in aumento – ha spiegato l’agronomo Antonio Lo Tauro, tecnico dell’Opuntia San Cono e presidente del Distretto Fico d’India di Sicilia – e anche altri areali stanno provando a impiantare il frutto».
Ha poi ricordato come «per San Cono questa coltivazione sia iniziata intorno agli anni Settanta del secolo scorso grazie all’intuizione di un agricoltore che, per primo, comprese le potenzialità del frutto, pagato molto meglio del grano, e decise di piantare due mila metri quadrati di piante. Le caratteristiche dei terreni sabbiosi e il clima collinare hanno fatto il resto, dando vita a frutti dolci e carnosi, apprezzati in tutta Europa».
«Purtroppo però – ha precisato l’agronomo – la tecnica non si è evoluta rispetto a vent’anni fa e c’è ancora poca meccanizzazione, soprattutto nella fase della scozzolatura, che serve a far rifiorire la pianta per ottenere frutti con caratteristiche migliori. Trovare un sistema meccanico che ci supporti in queste operazioni, oggi svolte quasi esclusivamente a mano, sarebbe un investimento auspicabile per l’industria».
Sono tre le varietà di fichi d’India che si trovano sul mercato, ciascuna con le proprie caratteristiche: il bianco Muscaredda, dalla polpa croccante, dolce e delicata, è considerato il più pregiato; il giallo Sulfarina, il più diffuso in Italia centrale, ha polpa friabile e sapore gentile; il rosso Sanguigna, dal colore intenso quasi porpora, presenta una polpa zuccherina e succosa.
«Le proprietà organolettiche di questo frutto sono straordinarie e variano in base agli areali di coltivazione», ha spiegato durante la manifestazione Rosa Palmeri, professore associato di Scienze e Tecnologie Alimentari all’Università di Catania, che in collaborazione con l’Opuntia San Cono ha realizzato un succo ACE funzionale tutto siciliano.
«Abbiamo sostituito all’arancia del classico succo ACE, insieme con carota e limone, il succo di fico d’India e svolto diversi panel di degustazione per individuare il più apprezzato. Lo abbiamo prodotto limpido e con polpa, zuccherato e non: quello risultato più gradito è stato quello con polpa e senza zucchero. L’obiettivo è aprire nuovi mercati per il prodotto trasformato, valorizzando il contenuto in vitamine e antiossidanti del frutto. Inoltre, il fico d’India bianco ha mostrato la maggiore attività antimicrobica».
«Il vecchio detto recita che una mela al giorno leva il medico di torno, ma oggi – grazie agli studi condotti negli anni – possiamo affermare che anche il fico d’India svolge un ruolo importante nella buona salute degli anziani che lo consumano da sempre», ha aggiunto Agata Campisi, professore di Biochimica presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco e della Salute dell’Università di Catania, che ha condotto uno studio sul ruolo del frutto nella prevenzione e cura delle patologie degenerative. «In particolare – ha spiegato – abbiamo verificato che il fico d’India ha un effetto preventivo sul morbo di Alzheimer, e stiamo portando avanti ulteriori studi per valutarne l’efficacia anche in altre patologie».
Importante anche l’utilizzo del fico d’India in pasticceria e gelateria, come ha sottolineato il maestro gelatiere palermitano Antonio Cappadonia, grande estimatore del frutto di San Cono per le sue caratteristiche che permettono di ridurre al minimo l’uso di zuccheri aggiunti. «Questo fico d’India è straordinario da lavorare – ha detto Cappadonia – e mi permette di realizzare un gelato dal gusto unico». Per l’occasione, il maestro ha creato un gusto di gelato per ciascun colore del frutto, offerto in degustazione durante la manifestazione.
Nella foto in homepage: Antonio Cappadonia con Emilio Grassenio, assessore all’Agricoltura del comune di San Cono in provincia di Catania, territorio altamente vocato per la coltivazione del ficodindia