Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Cibo e dintorni

Pomodoro, l’Italia torna a superare la Cina oltre le avversità

23 Ottobre 2025
Pomodori pelati Pomodori pelati

ANICAV traccia il bilancio di una stagione complessa ma vitale

Si chiude con un nuovo primato una delle stagioni più impegnative per l’oro rosso italiano. La campagna di trasformazione del pomodoro 2025 consegna all’Italia 5,8 milioni di tonnellate di prodotto lavorato, riportando il Paese sul podio mondiale, superando la Cina e posizionandosi subito dietro agli Stati Uniti. Un risultato che arriva al termine di mesi complessi, segnati da rese altalenanti, costi in aumento e condizioni climatiche difficili. Su 78.695 ettari coltivati, il bilancio resta positivo ma inferiore di circa il 10% rispetto alle previsioni iniziali. Nel Nord si sono trasformate 3,12 milioni di tonnellate (+27,6% rispetto al 2024), mentre nel Centro Sud, frenato dalla siccità e dai problemi di approvvigionamento, il raccolto si è fermato a 2,71 milioni (-5,3%).

Dietro i numeri, la fotografia di un comparto che continua a lottare con determinazione. «È stata una campagna lunga e complessa», ha spiegato Marco Serafini, presidente di ANICAV. «Lo sfasamento dei tempi di maturazione ha rallentato la lavorazione, in particolare al Sud, impedendo alle aziende di operare a pieno regime. L’aumento dei prezzi del pomodoro, i più alti al mondo, ha inoltre generato forti squilibri nel mercato». Le difficoltà non sono mancate: rese agricole in calo, scarsa disponibilità d’acqua in alcune aree come il Foggiano e comportamenti speculativi che hanno portato a rincari fino al 40%. Il pelato intero, simbolo del Made in Italy, ha subito una riduzione di oltre il 20%. Ora la sfida è guardare avanti. Per Serafini serve un riequilibrio del valore lungo la filiera e investimenti mirati in ricerca, tecnologia e sostenibilità per aumentare produttività e ridurre costi e sprechi.

«Il comparto è provato — aggiunge Giovanni De Angelis, direttore generale di ANICAV — e ha bisogno di un dialogo più solido tra agricoltura e industria. L’Interprofessione resta un modello utile, ma nel bacino del Centro Sud fatica a trovare un equilibrio. Abbiamo chiesto al Masaf di creare una cornice istituzionale chiara per stabilire regole condivise e poter pianificare la prossima campagna».