Siamo noi davvero a scegliere quello che mangiamo?
O siamo immersi in meccanismi che influenzano in modo strutturale le nostre scelte alimentari e il modo in cui guardiamo il cibo? Mangiare, a casa o al ristorante, è un atto di scelta, e queste scelte sono sempre figlie del nostro tempo, del mondo in cui viviamo, delle sue narrazioni. Insomma, il cibo non è mai solo cibo, e mangiare non è mai solo nutrirsi.
Questo magnifico libro, All Consuming di Ruby Tandoh, una delle nuove star del food writing britannico, racconta storie di cibo che parlano sempre di molto altro.
Come sono nate le guide dei ristoranti, prima della Michelin e di tutte le altre? Chi le scriveva e per chi? Le guide ci dicono molto di più sul mondo che raccontano e sulla gente che mangia, rispetto a ciò che dicono sui ristoranti in sé. Il capitolo dedicato alla storia delle guide statunitensi — una delle prime censiva i locali in cui i clienti neri potevano entrare — è illuminante. Così come i libri di ricette, cui è dedicato un altro capitolo, raramente parlano di piatti che la gente cucinerà davvero: raccontano, attraverso ingredienti e narrazioni, una società e i suoi desideri.
Del desiderio è figlio anche il supermarket, prolungamento del sogno americano e strumento di propaganda: insieme ai film di Hollywood, ha vinto la Guerra Fredda vendendo un sogno di abbondanza e di un mondo nuovo, dove le merci erano le nuove star.
I cibi che consumiamo – e quelli che non consumiamo –, quelli che vengono raccontati e quelli che restano esclusi dai racconti, ci offrono istantanee del mondo da cui provengono e di ciò che plasma il desiderio. Il desiderio, infatti, è l’elemento da cui non si può prescindere quando si parla di alimentazione e ristorazione, forse perché è sempre mutevole e condizionato dagli esseri umani che lo producono e dalle scelte a cui, più o meno consapevolmente, sono indotti.
Il desiderio di posizionamento fisico, morale, economico e sociale nel e attraverso il cibo è protagonista anche in un altro capitolo del libro, “Anatomia di una coda”, che riflette su uno dei nuovi simboli del food contemporaneo: la fila davanti ai locali virali. Oggi ci si mette in coda non (solo?) per ciò che si mangerà, ma per esserci, per fotografarsi, per far parte di un rito collettivo da condividere. Più la coda è lunga, più la gente vuole farne parte: uno strano, controintuitivo paradosso.
Se oggi il più influente comunicatore del cibo negli Stati Uniti è Keith Lee, ex combattente di arti marziali miste, e i social media hanno reso più fluido e orizzontale il modo in cui il cibo viene raccontato, i meccanismi con cui i “tastemakers” influenzano le scelte del pubblico non sono poi così cambiati. A guidare i gusti restano desideri, sogni e identificazione: il bisogno di comunicare, attraverso ciò che mangiamo, chi siamo o chi vorremmo essere.
Il cibo è posizionamento – sociale, morale, economico – e cambia solo il modo in cui questo si manifesta. Vendere cibo significa anche vendere sogni, e i sogni sono figli delle epoche e delle società che li generano. La Viennetta o il Magnum, la cui storia è narrata nella parte finale del libro, sono grandi opere di ingegneria alimentare che hanno poco a che fare con il sapore o gli ingredienti, e molto con l’idea di vita che rappresentano o che vogliono vendere.
Se oggi la frenesia per i gelati si è affievolita, altre mode ne hanno preso il posto: acque toniche e healthy drinks, che – come nota l’autrice – “sembrano nati per risolvere problemi che non pensavo di avere”. Sotto la promessa di corpi e vite più sane si è sviluppata un’intera industria di bevande dalle presunte proprietà taumaturgiche, in un pensiero comune che demonizza zucchero, grasso e lentezza, trasformando l’alimentazione in uno sport estremo e la dieta in un processo di efficienza nutritiva.
Nuovi bisogni, più o meno indotti, generano nuove scelte alimentari, modellate dal mondo in cui viviamo e dal posto che vogliamo occupare al suo interno.
Ci sono tante cose in questo libro, e sono scritte molto bene. In attesa di una traduzione italiana – che auspichiamo presto – vale la pena affrontare la lettura in inglese: perché forse mai come oggi capire cosa mangiamo significa capire noi stessi, il mondo che abitiamo e quello che, forse, sarà.
Titolo: All Consuming
Autore: Ruby Tandoh
Pagine: 293
Editore: Serpent’s Trail
Prezzo: 22,84 euro (acquisto on line)