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Cosa bevo

Un vino innovativo nel segno della tradizione

25 Ottobre 2007
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    COSA BEVO

Un vino innovativo

nel segno della tradizione

grandarellamasi.jpgIn un mondo del vino in continuo movimento, alla spasmodica ricerca di prodotti nuovi da immettere in un mercato sempre più globale che però è anche attento al territorio, l’Azienda Masi Agricola spa di Sant’Ambrogio in Valpolicella (Verona) è riuscita a creare, semplicemente sommando due fattori tipici della zona, i vitigni autoctoni e la tecnica della vinificazione di uve appassite, un vino innovativo ma comunque nel solco della tradizione; mi riferisco al Grandarella, da uve refosco e carmenère lasciate riposare su graticci per circa 50 giorni, che invecchia per 24 mesi in botti di rovere. L’impatto visivo è notevole, con un colore rosso rubino carico ma di straordinaria limpidezza e lucentezza, e con archetti molto fitti e persistenti; il profumo è ampio e complesso, con note dominanti (e tipiche della surmaturazione) di confettura di more e di prugne e di amarena sotto spirito, e con sentori di marasca, di tabacco e di liquirizia. In bocca è morbido e pieno, quasi un concentrato di frutta, con una nervosa vena acida che bilancia il caldo tenore alcolico, e con un finale asciutto e persistente. È il classico vino da grandi carni rosse e da selvaggina, ma non stona con un bel piatto di salumi e formaggi della tradizione veronese. Costa circa 28 euro.

Gaspare Mazzara