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Il caso

Consorzio Chianti Classico. Richiesta di risarcimento danni da ungulati. “Una devastazione che ammonta a 10 milioni di euro l’anno”

12 Settembre 2012
cinghiali cinghiali

Danni che ogni anno ammontano e anzi superano i 10 milioni di euro ogni anno.

Questo è il pesante bilancio che pesa su uno degli areali del vino più importanti d'Italia, quello del Chianti Classico. I vigneti vengono ripetutamente danneggiati da cinghiali, daini e caprioli che in questi ultimi tempi sono aumentati nella popolazione.

A questa continua devastazione il Consorzio del Chianti Classico non ci sta più e vuole porre un freno una volta e per tutte. Dopo  anni costellati da istanze, incontri e promesse non mantenute, ha dato mandato ai suoi legali di promuovere una richiesta di risarcimento per i danni provocati dalla proliferazione incontrollata degli ungulati sul territorio del Gallo Nero, invitando a parteciparvi tutte le aziende associate. Ma non è solo il cuore enologico della Toscana a dovere fare i consti con la distruzione dei vigneti, ma tutta la regione, tanto che il danno è stimato per 100 milioni di euro all'anno.
 
“La situazione è diventata talmente grave da non poter essere più tollerata – dichiara Giuseppe Liberatore, direttore generale del Consorzio – con danni ai vigneti ed alle produzioni che annualmente superano i dieci milioni di euro. Sono anni che chiediamo alle Istituzioni – Provincie e Regione in primis – di adottare tutti i provvedimenti necessari per risolvere il problema, ma oltre allo stucchevole rimpallo di responsabilità nessuna decisione operativa è mai stata presa. A questo punto la parola passa agli avvocati, e saranno i giudici a stabilire una volta per tutte di chi è la responsabilità ed a chi tocca pagare i danni, e non solo quelli alle uve”.
 
Da un sondaggio svolto su un campione delle oltre 500 aziende associate è emerso che circa il 90% di queste ultime ha ripetutamente subito dei danni dagli ungulati; danni che in molti casi, vista l’esiguità dei rimborsi stanziati dalle Atc, non vengono nemmeno denunciati.

“Le Atc – prosegue Liberatore – rimborsano solo il costo delle uve attaccate da cinghiali e caprioli a prezzi di mercuriali, ma queste costituiscono solo una parte del danno, a cui bisognerebbe aggiungere i danni permanenti agli impianti, i mancati ricavi della vendita di prodotto finito ed imbottigliato, i costi delle recinzioni e della loro manutenzione, ed infine i costi dovuti alla perdita di quote di mercato, questi ultimi non quantificabili con precisione ma certamente consistenti. I nostri consulenti tecnici – professionisti di grande esperienza e competenza – hanno stimato per l’intera Regione Toscana un danno reale superiore ai cento milioni di euro l’anno, una cifra enorme che non può essere fatta ricadere sulle spalle degli agricoltori. È ora che qualcun altro sia chiamato a pagare per una gestione fallimentare del territorio”.
 
Ma il problema, sostengono ancora al Consorzio, ha acquistato una rilevanza che va oltre i suoi contenuti economici. La proliferazione incontrollata degli ungulati è diventata la principale causa degli incidenti stradali nella provincia di Siena (tra il 70% e l’80% secondo la Provincia); è causa di un degrado ambientale (depauperamento dei boschi e scomparsa della piccola selvaggina) che tutti i tecnici conoscono; ed è infine all’origine di un problema sociosanitario di cui si parla poco ma in forte crescita: negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di persone affette dal morbo di Lyme, una pericolosa infezione trasmessa dalle zecche la cui diffusione nell’uomo è posta dai ricercatori in diretta correlazione con la proliferazione dei caprioli.
 
“Il tempo delle promesse non mantenute è finito – conclude Liberatore – e chi ha la responsabilità politica e gestionale del settore è bene sappia che andremo fino in fondo, così come abbiamo sempre fatto quando erano in gioco i nostri interessi generali. Il Consorzio rappresenta un sistema economico che da lavoro a seimilaaddetti, esporta in sessanta Paesi e costituisce la spina dorsale dell’economia del Chianti, ed in questa situazione di crisi non può essere ulteriormente penalizzato dalla totale assenza di iniziative efficaci da parte di chi è preposto a questo compito”.

 C.d.G.