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Il caso

E se aggiungessimo in etichetta Palermo ai vini Doc Monreale?

27 Aprile 2025
Da sinistra Mario Di Lorenzo e vigneti della Doc Monreale Da sinistra Mario Di Lorenzo e vigneti della Doc Monreale

La nostra proposta al consorzio: modificare il disciplinare aggiungendo anche la quinta città d’Italia nel nome della denominazione. Sono comuni confinanti e poi c’è la suggestione del patrimonio Unesco...

Doc Palermo – Monreale. Un vino potrebbe chiamarsi così? E se fosse possibile, sarebbe un vantaggio per tutto il territorio della denominazione? Gli interrogativi mi frullano in testa in queste giornate di ponti e festività che rallentano i ritmi ma non i pensieri. E volendo azzardare la risposta è: sì, per tutti e due i quesiti. E allora Cronache di Gusto lancia un appello al consorzio. Perché non mettere all’ordine del giorno di una delle prossime assemblee dei soci una discussione per modificare il disciplinare e inserire la possibilità – facoltativa – di inserire accanto al nome Monreale anche Palermo? I vantaggi? Credo siano subito palpabili. Oggi le Doc per avere una riconoscibilità immediata, soprattutto all’estero, giocano sempre più su nomi geografici molto famosi. Negli ultimi anni sono sorte la Doc Roma e la Doc delle Venezie, tanto per citare un paio di esempi. Poi se questi marchi sono efficaci e diventano un vero valore aggiunto per il territorio e per i produttori è un’altra storia. E dipende da tanti fattori. 

Tuttavia un nome come Palermo ha una notorietà indiscutibile, è pur sempre la quinta città d’Italia, la sua fama è fuori discussione (vi ricordate Johnny Stecchino? Qui un pezzo del film quando si parla di Etna, siccità e traffico), il suo territorio confina con quello di Palermo, entrambe le città possono vantare un itinerario arabo normanno (assieme alla città di Cefalù) che addirittura si fregia di far parte dell’Heritage List dell’Unesco e quindi rientrano nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Cioè tutte prerogative che servono a rafforzare quel legame con il territorio e con l’identità che oggi sono i presupposti fondamentali per creare valore attorno al vino.

Il consorzio Doc Monreale è presieduto da Mario Di Lorenzo, patron dell’azienda Feudo Disisa. Oggi ne fanno parte undici soci, otto i comuni coinvolti tutti in provincia di Palermo. Complessivamente si producono circa 250 mila bottiglie. Non tante per la verità ma il futuro è promettente. Anche perché una mossa recente, quella di aver ridotto drasticamente il numero dei vitigni ammessi dal disciplinare ha creato nuove prospettive. Oggi si possono produrre vini a marchio Doc Monreale solo con il Catarratto, il Perricone e il Syrah, nel blend di bianco è ammesso in percentuale non prevalente anche l’Inzolia, stessa cosa nel blend di rosso dove è ammesso solo il Nero d’Avola.

E qualora la nostra proposta dovesse farla propria il consorzio sarebbe utile probabilmente consentire l’inserimento della dizione Palermo in modo facoltativo. Lasciando libera scelta al produttore. Ma siamo convinti che il nome Palermo sarà un volano per la Doc Monreale. Nel nome del territorio e della bellezza dei luoghi. Nel nome di un vino unico.