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Il caso

Eataly, è tutto oro quello che luccica?

06 Agosto 2013
eatalyroma eatalyroma

La discussione, a tratti aspra, impazza sul web.

A finire sotto i riflettori addirittura Eataly, la creatura di Oscar Farinetti che ormai è diventata una sorta di icona del made in Italy nel mondo che si clona anche nel nostro Paese. L'ultima apertura (leggi il link) quella di Bari e in autunno arriva anche Firenze. Cosa succede? Che un articolo dove si manifestano dubbi sull'operato di Farinetti e di Eataly ha scatenato un putiferio sul web. Ad accendere il fuoco alla polveri un articolo della Gazzetta Gastronomica, il portale di Stefano Bonilli, l'ex fondatore del Gambero Rosso che conosce bene Eataly (ha condotto alcune iniziative nella sede di Roma nei mesi scorsi) e ovviamente Farinetti.

L'articolo (per leggere cliccare qui) a firma di Tokyo Cervigni (nome d'arte) che poi è un collaboratore del portale e viene fuori dall'università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo ha un titolo che già dice tutto: “Logiche di distruzione del made in Eataly” dove l'autore dopo aver manifestato dubbi su uno degli slogan di Farinetti “gestire il limite” scrive: “Uno dopo l’altro ecco Eataly aprire in qualsiasi angolo d’Italia e del mondo. Segno che la crisi può essere battuta con un’imprenditoria scaltra e che mangia sulle teste degli altri”. E poi dubbi sulla gestione del personale (“All’apertura di un supermercato, i colloqui di lavoro da Eataly durano dai 30 secondi ai due minuti. Qualsiasi sia il posto, c’è così poco tempo per organizzare l’offerta ad una domanda tanto grande e con tanto hype che basta avere mani in più, poco ci frega del cervello. Eataly, nuova frontiera dei così chiamati “Mc Job”). E poi la frase più dura: “Oscar ha fatto tanto bene all’immagine dell’Italia nel mondo quanto male ai produttori con cui lavora. In pochi anni è diventato proprietario di buona parte dei brand che vende nei suoi supermercati, duplicando il suo guadagno e distruggendo le logiche del grande artigianato italiano”.

Forse l'opposta filosofia di Slow Food che certamente tenne a battesimo la nascita del primo Eataly mentre ricordiamo che proprio la frase “gestire il limite” Carlin Petrini la rimarcò con un'occhiata da rimprovero allo stesso Farinetti durante un incontro pubblico a Palermo nei mesi scorsi. L'articolo sulla Gazzetta di Bonilli ha registrato in poche ore quasi duecento commenti. La discussione è aperta. A Farinetti il diritto di replica. Se mai replicherà.

C.d.G.