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Il caso

Il nome “Totò” e l’immagine degli spaghetti del film “Miseria e Nobiltà” non potranno più essere utilizzati da ristoranti e pizzerie

27 Aprile 2024
Una scena del film “Miseria e Nobiltà” Una scena del film “Miseria e Nobiltà”

Quella immagine famosa di Totò, mentre mangia gli spaghetti e se li mette in tasca, la scena più iconica del film “Miseria e nobiltà” del 1954, tratto dall’omonima opera teatrale  di Eduardo Scarpetta del 1888, con l’attore napoletano che interpreta Felice Sciosciammocca, non potrà più essere sfruttata per pubblicizzare ristoranti o altri prodotti gastronomici.

Gli eredi del celebre attore e poeta napoletano Antonio De Curtis hanno chiesto alle attività commerciali di tutta Italia di non utilizzare il nome e l’immagine del grande artista per fini di lucro.  Un intervento, quello messo in atto dagli eredi, volto a tutelare la figura dell’illustre comico, ma destinato a impattare, in primis, su pizzerie e ristoranti che, in numero rilevante fino a oggi si sono avvalsi della figura del “principe della risata”. “È una questione di rispetto per mio nonno – ha spiegato la nipote Elena De Curtis a Il Messaggero – Ci imbattiamo ovunque, nei posti più impensati, nel suo nome e nelle sue foto utilizzati senza il minimo rispetto del diritto all’immagine”.

Gli eredi di De Curtis, mediante i propri legali, hanno chiesto la cessazione dell’utilizzo del nome e delle immagini di Totò nella denominazione sociale, nei segni distintivi, nei siti web e negli indirizzi di posta elettronica; la distruzione di tutti i prodotti, sia strumentali sia pubblicitari, realizzati utilizzando il nome e le immagini dell’artista la disattivazione e cancellazione degli account social media nonché del nome a dominio contenenti riferimenti a Totò; l’oscuramento del sito internet o, in alternativa, la revoca, da parte della registration authority italiana, dell’assegnazione del nome a dominio, con conseguente trasferimento in favore dei ricorrenti, si legge nell’ordinanza.

Negli scorsi mesi, a fronte delle esplicite richieste da parte degli avvocati degli eredi, molti esercizi commerciali hanno provveduto a cambiare i riferimenti a Totò. Le comunicazioni si sono intensificate a seguito di un’ordinanza cautelare emessa lo scorso giugno dal Tribunale di Torino, che ha precisato che “l’utilizzo dell’altrui nome ed immagine, aspetti della persona e della personalità tutelati anche a livello costituzionale, è lecito esclusivamente se si è previamente ottenuto il consenso dal titolare o, in sua assenza, da coloro che abbiano un interesse al nome fondato su ragioni familiari degne di essere protette”. Pertanto, è stato stabilito che l’uso del nome e dell’immagine di Totò senza consenso costituisce illecito.

 

I successori considererebbero la realizzazione di un marchio registrato per consentire alle attività di utilizzare l’immagine dell’artista lecitamente. “Noi chiediamo solo una regolamentazione – ha detto Elena De Curtis -. Siamo disposti ad avviare, come abbiamo sempre fatto del resto, un’interlocuzione, in alcuni casi stiamo dando anche l’autorizzazione all’utilizzo. Quando non c’è malafede si trova un punto di incontro, un accordo. Siamo perfettamente consapevoli del fatto che affettuosamente parlando, Totò è considerato di tutti, amato da tutti, ma questo non può pregiudicare la tutela”. Insomma quello foto non potrà più servire a fare “mangiare”, altre persone  ma soltanto a rimandare alla memoria il film diretto da Mario Mattoli con Sophia Loren, Totò, Giuseppe Porelli, Carlo Croccolo, Franca Faldini, Dolores Palumbo.

Sullo schermo scorrono le avventure di due famiglie che vivono sotto lo stesso tetto in una casa povera, spesso saltando anche i pasti date le loro condizioni economiche. I due rispettivi capifamiglia, Felice e Pasquale, si arrangiano come possono: il primo facendo lo scrivano, un mestiere ormai superato data la crescente alfabetizzazione, l’altro il fotografo ma con scarso successo. Un giorno però la fortuna sembra finalmente averli baciati, poichè si presenta un marchesino Ottavio, il quale chiede la loro collaborazione poichè vuole sposare la figlia ballerina di un cuoco arricchito, senza però ottenere il consenso dei suoi genitori. Pertanto alle povere famiglie, donandogli cotanto di abiti nobili, chiede di far finta di essere suoi parenti. Di qui inizia un’avventura dal sapore comico, ma con un latente velo drammatico.