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Il caso

Gran Selezione di Chianti Classico, si parte nel luglio 2014. Ma quanta fatica

04 Ottobre 2013
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Chianti Classico di “Annata”, “Riserva” e ora anche “Gran Selezione”.

 Una scala di qualità sempre più alta che vede in cima alla denominazione Chianti Classico una nuova eccellenza interamente prodotta con uve del Gallo Nero. Una categoria, al top della gamma, che nel luglio 2014 verrà commercializzata secondo dei rigidi controlli di tipo organolettico e dopo un periodo di invecchiamento di 30 mesi. Un’operazione, spiega Sergio Zingarelli, presidente del Consorzio Chianti Classico, voluta dai produttori del Gallo Nero per restituire al mercato un prodotto unico, che mancava, e che in molti rivendicavano. Perché i problemi della cosiddetta “piramide mozza” del Chianti Classico sono reali: un Docg che non sfrutta sempre le migliori uve a favore dell'IGT Super Tuscan, i produttori locali sempre meno legati al territorio, l’aumento della concorrenza e l’incapacità (in Italia e all’estero) di far capire la distinzione tra un Chianti e un Chianti Classico.

Criticità che la “Gran Selezione”, insieme al marchio di garanzia Gallo Nero, oggi più fiero ed energico dopo il restyling, vogliono risolvere. Anche se questo significa affrontare critiche e giudizi sospettosi, iniziando dal nome: “Gran Selezione”. C'è voluto più di un anno e mezzo per trovare un termine che evocasse subito l'eccellenza di questo vino. Il più gettonato era “Grandi Vigne” ma il brand era già registrato. Tra i papabili anche un nome storico come “Il Magnifico”, ma difficile sarebbe stato spiegare e raccontare la ragione di quel nome. Travaglio che ha portato a duri scontri all'interno del Consorzio Chianti Classico e a uno scetticismo prevenuto e, forse, prematuro.

“Gran Selezione” rilancerà un Chianti Classico diverso dagli altri per alcuni punti analitici e mezzo grado in più di alcol, intervenendo anche nel disciplinare.  Altra grande novità è l’obbligo di dimostrare che l’uva è stata coltivata, raccolta, vinificata e imbottigliata dalla stessa azienda. E visto che il 20% del Chianti Classico passa da un’azienda all’altra, anche per il viso sfuso la certificazione dovrà avvenire a monte senza dover comunicare all’autorità competente 48 ore prima del passaggio (eliminando il cosiddetto vino “atto a divenire” nella movimentazione).

Un affinamento più lungo e un prodotto di maggiore qualità per proporsi a una nicchia di consumatori più esigenti, ma non solo. “Gran Selezione” vuole arrivare a un pubblico più ampio, che ama il buon vino ma che è curioso di conoscere e imparare il complesso mondo dell’enologia.  Le commissioni d’assaggio stanno già analizzando i campioni per cercare quelli che meglio incarnano la tipologia di Gran Selezione che il Consorzio ha in mente. Servirà comunque utilizzare un filtro molto chiaro e preciso che distingua tra “Riserva” e “Gran Selezione” per evitare che la piramide rimanga ancora “zoppa”. E per poter finalmente dire che la “Chianti Classico Revolution” è davvero iniziata.

 
 
 

Valentina Gravina