Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il caso

“I nostri prodotti a denominazione penalizzati da leggi ottuse, siamo un popolo di autolesionisti”

07 Ottobre 2013
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“Un disastro”.

Secco e amaro il commento di Antonio Lucisano, il direttore del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana, al servizio sulla mozzarella fresca italiana prodotta da italiani a Dubai mandato in onda qualche giorno fa dalla Cnn.  Il Made in Italy ancora una volta al centro di una speculazione, in questo caso lecita, che non rende giustizia al valore dell’origine del prodotto. “Ne registriamo migliaia di questi casi. Non ci rimane molto da fare – dice con rammarico il direttore -.  Non possiamo fare altro che constatare che abbiamo svenduto al mondo intero il termine Mozzarella. A suo tempo è stata colpa dei produttori italiani che non  hanno fatto nulla per tutelarlo, oggi è colpa delle istituzioni. Mozzarella è una parola italiana, anzi, come precisa un documento del 1539,  è un  termine tipicamente napoletano. Abbiamo fatto lo stesso con il termine pizza. Basti pensare che ci sono americani che ci chiedono “How do you call pizza in italian?”. Siamo arrivati a questo punto, in queste condizioni, in un Paese che non ha orgoglio delle proprie tradizioni e dei propri patrimoni”.

E l’appello è sempre quello: leggi che agevolino i produttori e la presenza dell’eccellenza tricolore oltreconfine. “Dovremmo difendere il Made in Italy con regole che ci mettano in condizioni di competere e di essere presenti sui mercati internazionali, regole più intelligenti, non ottuse come quelle che abbiamo – tuona il direttore sottolineando il paradosso –.  Alla fine il prodotto fresco nostro, che è unico e che possiamo marcare come Dop, non può raggiungere Paesi lontani come vorremmo, malgrado riusciamo ad esportare il 25 percento della produzione. Vediamo una crescita spaventosa di mozzarelle surgelate che vanno in Usa, in Giappone, in Australia e noi non possiamo farlo come Dop, in questo modo si lascia più spazio al prodotto generico e si tolgono invece opportunità a chi ancora resiste e continua a fare prodotti che hanno un valore qualitativo altissimo e inimitabile – e prosegue -. In fondo, siamo noi italiani ad usare il concetto di tradizione contro noi stessi, siamo bravissimi a fare autolesionismo, a penalizzare i produttori, questo lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle. Il risultato è che il prodotto certificato come Dop subisce migliaia di controlli, quello che non è a denominazione invece non subisce tale pressione”. E ci domandiamo noi, a che servono tutti questi paletti se poi il prodotto originale, quello certificato, rimane l’illustre sconosciuto ai più e il Made in Italy un marchio svuotato del suo reale significato? Rimangono a quanto pare la comunicazione e la promozione, uniche armi che possono sortire, in questo momento e nel futuro prossimo, qualche effetto sperato. “Proprio a Dubai, a febbraio, – ci anticipa Lucisano –  il Consorzio sarà presente per la prima volta al Gulfood, la più grande fiera dell’agroalimentare del Medio Oriente. Lì faremo conoscere il nostro prodotto e dimostreremo la differenza con quello della concorrenza”. 

Manuela Laiacona