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Il caso

Il caso “Prosek/Croazia” scuote l’Europa e fa infuriare il consorzio: “Inaccettabile”

05 Luglio 2021

di Maristella Vita

“Di fronte all’Ungheria abbiamo dovuto rinunciare al nome del Tocai, nonostante fosse prodotto anche da noi. In questo caso non si deve assolutamente cedere sotto il profilo identitario. La difesa non è solo un atto di protezionismo agricolo, economico o commerciale. È una difesa della nostra storia e della nostra identità”.

Così Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, interviene sulla vicenda “Prosek/Croazia” e alla richiesta da parte del paese europeo di tutelare questa denominazione: “Il Prosecco ha una sua identità che non può essere assolutamente confusa. È scandaloso che l’Europa consenta di dare corso a simili procedure: non si tratta soltanto di scongiurare la confusione sui mercati ma di salvaguardare un diritto identitario”. Rincara la Coldiretti Veneto: “A pochi giorni dall’anniversario del riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco arriva l’attacco al vino più venduto nel mondo. Bel regalo di compleanno”, che ricorda la data del 7 luglio 2019 come quella legata al brindisi per festeggiare la prestigiosa conquista, appunto l’assegnazione di sito patrimonio dell’umanità. Si tratta dell’ennesimo tentativo di plagiare il successo del Prosecco nazionale dopo i tentativi smascherati del passato, della vendita di falso prosecco alla spina a quello in lattina, ma anche con imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, dal Whitesecco al Crisecco. Un prodotto che fa gola il Prosecco, che nel 2020 in piena pandemia ha realizzato un valore delle esportazioni superiore al miliardo di euro.

“Per questi motivi – interviene il deputato europeo Paolo De Castro, già ministro dell’Agricoltura italiano – abbiamo chiesto l’impegno del commissiario Wojciechowski al fine di evitare la pubblicazione in Gazzetta ufficiale Ue della domanda di protezione della menzione tradizionale “Prosěk” e di dimostrarsi ancora una volta al fianco dei nostri produttori di qualità nel rafforzamento delle Indicazioni geografiche, come richiesto anche dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen”. Stefano Zanette, presidente Consorzio Tutela Prosecco Doc, invece, chiede un passo indietro della Croazia e una Unione europea super partes. “Eravamo stati da tempo avvisati della questione da parte dei competenti uffici del ministero ma speravamo – sottolinea Zanette – che la Commissione valutasse “in autonomia” e giudicasse irricevibile quella che a nostro giudizio è una palese provocazione. Irricevibile non soltanto perché palesemente evocativa della nostra Do, ma soprattutto perché in grado di minare alla radice l’intero impianto delle IG europee. Non a caso abbiamo ricevuto il sostegno e l’impegno a portare avanti la battaglia su questo fronte da parte delle più importanti Do a livello mondiale. Non ho alcun dubbio sul fatto che la questione si risolverà a nostro favore e costringerà la Croazia a fare un passo indietro. Ma il fatto stesso che si stia parlando di questa situazione rischia di costituire un precedente gravissimo. Non possiamo non sottolineare come risulti incredibile che, secondo la Commissione del Governo Croato, non si tratti di omonimia e non vi sia alcun rischio di confusione da parte del consumatore. Pare che la Croazia, in questo contesto, abbia dimenticato che Prosek è il nome sloveno della località di Prosecco che campeggia su tutti i cartelli stradali di accesso alla località triestina. Così come appare paradossale che qualcuno sembri aver dimenticato alcuni precedenti ancora vivi nella memoria di noi tutti. Come già sottolineato da più parti è inaccettabile che una Do possa diventare oggetto di tentativi di imitazione che arrecano un danno economico e di immagine. Ribadiamo che questa non è soltanto una battaglia a difesa della nostra Denominazione ma un’azione che vuole andare a tutelare il concetto stesso di Denominazione di Origine”.