Cambiamento climatico e surriscaldamento dei mari: queste le principali cause del calo sempre più persistente del pesce azzurro nei nostri mari. Sardine, acciughe, alacce sono a rischio.
Non esistono ancora dati ufficiali perché l’ultimo monitoraggio risale a diversi anni fa ed è stato condotto in un arco temporale troppo breve per essere preso oggi in considerazione. Nel frattempo, la temperatura del Mar Mediterraneo è aumentata di un grado e mezzo, alterando l’habitat naturale di queste specie.
“Il calo è notevole – afferma Dino Catagnano, dirigente del Dipartimento della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana – e anche in assenza di dati aggiornati, il riscontro più diretto arriva proprio dal mare: se il pescatore cala la rete e non pesca nulla, questo è un segnale inequivocabile”.
Il Mar Mediterraneo è sempre stato caratterizzato da una varietà di temperature – basse, medie e alte – ma oggi pesci come la sardina lasciano spazio ad altre tipologie. Una tendenza confermata anche da Giovanni Cucchiara, dirigente generale dello stesso dipartimento da poco insediato nel ruolo: “I primi rilievi parlano chiaro: la diminuzione è visibile già nelle marinerie, dove il pescato è decisamente calato”.
Acciughe e sardine, tra le più sensibili all’aumento delle temperature, si spostano alla ricerca di aree dove trovano condizioni alimentari più favorevoli. L’alaccia, invece, sembra adattarsi meglio. E la scarsità di pesce locale incide anche sul mercato: i prezzi sono aumentati del 25% rispetto al 2024, che già aveva registrato un +20% sull’anno precedente.
“Il vero problema – spiega Silvio Greco, biologo marino ed esperto di pesca a livello nazionale – è la carenza di acqua dolce che arriva al mare, elemento essenziale per la riproduzione di molte specie. In più, il consumo della neonata, cioè del pesce azzurro allo stadio neonatale, aggrava ulteriormente la situazione. L’assenza di pesci come acciughe e sardine favorisce la diffusione delle meduse, che non hanno predatori e riempiono gli spazi lasciati vuoti. Questo altera l’intero equilibrio della catena alimentare. La natura non crea squilibri: lo fa l’essere umano”.
“Non si parla certamente di estinzione – precisa Cucchiara – ma l’allarme è concreto. Il pesce azzurro tende a spostarsi verso acque più fredde, ma il Mediterraneo, essendo un bacino chiuso, rende difficile la migrazione e la riproduzione di queste specie”.
Il pesce azzurro cerca infatti acque più fredde ma il Mediterraneo è chiuso e queste specie hanno difficoltà a riprodursi e a crescere. “Il monitoraggio – conclude il dirigente generale – va ripristinato e concluso. Il prossimo passo sarà quello di creare un altro avviso a cui seguirà un accordo di collaborazione con un ente di ricerca e li sapremo con numeri alla mano di cosa stiamo parlando”.
Il trend negativo viene intanto confermato anche da Paolo Campisi, produttore nella sua azienda di Marzamemi di acciughe sott’olio: “Non solo sarde e acciughe, mancano anche pesci di fondale. Con le aperture imminenti dei ristoranti stagionali stiamo vedendo una crisi di pesce non indifferente. La richiesta è tanta, l’offerta poca e i prezzi vanno alle stelle. Si tratta di un problema che riguarda anche sgombri e merluzzi che diventano sempre più merce rara. Come affronteremo questo periodo? Penso sia come la stagione delle piogge, dobbiamo attendere”.
E la conferma arriva anche da un ristoratore che lavora nella patria delle acciughe: Cetara. “Il problema è consistente – ci dice Pasquale Torrente, chef della trattoria Al Convento a Cetara (Sa) – e dipende sia dal tonno che mangia il pesce azzurro sia dal cambiamento climatico”. Uno dei suoi piatti must è la pasta con la colatura di alici: “La colatura – dice – per noi è una Dop e potrebbe nascere un serio problema se non si riesce a trovare il prodotto ma mai dire mai. Quello che possiamo fare è ingegnarci, inventare altro. Abbiamo tanta biodiversità nel nostro Paese che non sarà complicato”.