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Il caso

Un decanter per lo Champagne? I signori italiani delle bollicine: “Perché no, ma è utile?”

18 Gennaio 2024
Camilla Lunelli, Andrea Farinetti e Gualberto Ricci Curbastro Camilla Lunelli, Andrea Farinetti e Gualberto Ricci Curbastro

Decanter sì o decanter no? La polemica o quantomeno la provocazione, è arrivata la notte di Capodanno dal wine writer americano Owen Bargreen (ne abbiamo parlato in questo articolo>). Le critiche non sono di certo mancate, ma come è giusto che sia c’è chi è totalmente negazionista sulla vicenda e chi si scandalizza meno, anche tra i produttori più importanti di bollicine del nostro Paese. Per Andrea Farinetti, proprietario dei vini Fontanafredda e quindi di Alta Langa, il metodo classico piemontese, dovremmo tutti cercare di prenderci meno sul serio, sia tra gli addetti ai lavori che tra gli appassionati del mondo del vino. Sullo Champagne è stato fatto un lavoro geniale, tanto da essere un tipo di prodotto non considerato vino, ma da essere in una categoria a sé. Ha un’identità talmente forte da essere bevuto in qualsiasi fascia oraria e di consumo, dalle feste all’aperitivo fino all’accompagnamento al cibo e al dopocena. “È per questo motivo che chi ha piacere di decantarlo può farlo senza essere messo alla gogna. Su annate vecchie si può anche fare in maniera delicata”.

Liberarci dai dogmi: è questo il monito generale che arriva dai produttori. “Eresia? La bellezza del mondo del vino sta nella libertà”. E a dire questa frase è Camilla Lunelli, insieme ai familiari patron di un marchio famosissimo come Ferrari. “Non è una pratica che utilizziamo e che consigliamo, ma sulla questione non abbiamo un approccio dogmatico e non urliamo allo scandalo”. La vera battaglia, per i signori delle bollicine nostrane, si indirizza più per i bicchieri utilizzati. Se in Italia negli anni si è raggiunta una certa maturità, negli Stati Uniti vengono utilizzati ancora delle flûte classiche e molto strette. Per un Trento Doc invecchiato si consiglia di lasciare la bollicina alcuni minuti all’interno del bicchiere: “Nei primi cinque minuti in un calice molto ampio l’evoluzione che manifesta il vino è straordinaria”.

Della stessa idea è Gualberto Ricci Curbastro, titolare dell’omonima cantina in Franciacorta: “Un calice deve valorizzare il perlage, ma anche un’apertura tale da valorizzare l’aspetto olfattivo e aromatico del prodotto”. E sul decanter? “Sono di natura liberista, chi paga una bottiglia può fare sicuramente ciò che vuole. Ovvio, decantare un vino con le bollicine ha poco senso perché quel lavoro di apertura e ossigenazione lo fa la carbonica. Più si via indietro nel tempo più bisogna aspettare e farlo respirare e dargli aria, ma basta farlo in un bicchiere”.

Tra gli esperti di vino c’è però chi non giustifica in nessun modo l’utilizzo del decanter. Riccardo Viscardi, giornalista esperto di vini e uno dei curatori della Guida Essenziale ai vini d’Italia di DoctorWine ha una posizione ben precisa: lo Champagne non va decantato, mai e per nessuna ragione. “Negli anni ’70 esisteva un oggetto, il frullino e serviva per sgasare i vini con le bolle. Veronelli a tal proposito disse una cosa sacra: che senso ha levare le bolle a un vino creato proprio per avere questa particolarità?”. La posizione è quindi chiara: lo Champagne non è un vino che nasce con l’idea della decantazione, non devono esserci forzature. Si tratta, infatti, di vini lavorati con una metodologia articolata in cui si investe tempo e fatica proprio per avere le bollicine. “Ribadendo piena libertà da parte del consumatore – spiega ancora Camilla Lunelli – è anche vero che utilizzare un decanter porterebbe a perdere irrimediabilmente freschezza e perlage, un regalo che ci fa la montagna del Trentino. Come produttori facciamo molta fatica a raggiungere questa longevità e a mantenere sui lieviti un metodo classico per tanti anni che andrebbe sacrificato a priori”. Anche Farinetti non farebbe mai decantare uno Champagne, ma ribadisce la sua posizione: “Non lo faccio perché mi piace preservare tutto quello che i produttori hanno fatto per la presa di spuma. Non vado però a giudicare chi ha il piacere di farlo”. Dal produrlo al consumarlo il mondo del vino pare non debba legarsi a queste vicende ma come accade per ogni polemica nata sul web è sempre interessante valutare le varie posizioni, dai più critici ai meno scettici. D’altronde bere è un piacere e ognuno, in casa sua, può prendersi tutte le libertà che preferisce.