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Il caso

Walter Massa, il timorasso e l’odio sui social

22 Marzo 2017
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(Walter Massa – ph Vincenzo Ganci)

Scrive Aldo Grasso, il critico televisivo del Corriere della Sera che “in questo momento il nostro Paese non tollera la bellezza, il divertimento, la grazia. Tutto è vaffa, tutto è odio che sale dai social”. 

Leggo queste frasi e penso a Walter Massa, il bravo e geniale vignaiolo che tutti, almeno tutti quelli che hanno a cuore le sorti dell'Italia enoica, dovremmo ringraziare. Intanto perché ha salvato dall'oblìo una varietà di uva che altrimenti non avremmo conosciuto come il Timorasso. Poi dovremmo dirgli grazie perché fa vini buonissimi che suscitano gioia e benessere. Ed ancora perché il suo entusiasmo è sempre così traboccante quando parla, scrive o racconta da risultare felicemente contagioso. 

Scrivo queste cose perché una settimana fa Cronache di Gusto è stato il primo giornale a dare notizia (leggi qui) di una scommessa sul timorasso e i Colli Tortonesi da parte di Oscar e Andrea Farinetti, il patron di Eataly col figlio che segue le sorti delle cantine di famiglia (Borgogno, Fontanafredda, Serafini & Vidotto ecc ecc). Farinetti ha acquistato vigneti e lo ha fatto anche Walter per ampliare la sua produzione di questo bianco sorprendente che viene fuori da queste colline del sud del Piemonte. Diventeranno confinanti. Magari, come è facile intuire, Massa darà qualche suggerimento ad Andrea Farinetti che nel 2018 uscirà col suo primo Borgogno bianco. Tutto qui. Una notizia. Di quelle che piacciono ai giornali. L'abbiamo pubblicata. E nessuno si aspettava reazioni così scomposte dal mondo social. Ed invece apriti cielo. Rabbia schiumosa, Walter sotto accusa perché flirta con Farinetti, la sua immagine candida, lasciatemelo dire, intaccata da questa liaison a dir poco compromettente a leggere i soloni del bar dello sport che è ormai la piazza social. La colpa più o meno sarebbe quella di aver messo l'acquasanta (Massa) col diavolo (Farinetti).

Sento Walter al telefono e colgo soprattutto il suo stupore e un po' di disorientamento perché per uno come lui abituato ad abbracciare tutti e ad essere felicemente un po' anarchico e controcorrente queste reazioni cariche di livore lo spiazzano non poco. Alla fine è costretto a scrivere un lungo testo che tenta di spiegare meglio quello che è successo. Uno scritto che serve soprattutto a chi la notizia l'aveva storpiata o comunque ignorata. Tra l'altro, come dice qualcuno, ognuno con la propria terra fa quello che vuole. E ci mancherebbe. Poi come non citare il fatto che su quelle colline non c'è solo Farinetti e Borgogno a voler scommettere sul Timorasso. Anche altri nomi della migliore enologia come, ci segnala Walter, la Ghersa di Moasca, Alfredo e Luca Roagna, di Barbaresco, cioè “aziende piemontesi con vigne e cantine in Langa e Monferrato, con presenza commerciale in oltre 50 nazioni al mondo, hanno investito nel tortonese, coltivando il timorasso ampliando la loro prestigiosa gamma con la referenza Derthona V.B”.

“Io – ha scritto Walter – rimango nella mia bergère di Monleale, correndo nelle mie vigne, nella mia cantina, e partecipando a tutti i consessi del vino che mi vorranno, con la mia libertà imprenditoriale e culturale che mi ha accompagnato per oltre 40 anni di vita produttiva, con altri sogni, il primo, poter portare gente di tutte le etnie a parlare dialetto tortonese sulle colline tortonesi, perché con i se, i ma, le cinture di castità e le vessazioni ed i preconcetti abbiamo toccato il fondo”. A lui vorremmo dire: bravo Walter. Lascia perdere gli invidiosi e i rabbiosi. In Italia ti perdonano tutto, tranne il successo. E se è vero che il vino, quello buono ed autentico, migliora l'uomo, allora dovremmo consigliarne dosi terapeutiche a chi sparge inutili insulti sui social.

F. C.