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Il personaggio

“Servono modifiche alla Doc Etna, genera confusione e non tiene conto delle produzioni di nicchia”

12 Giugno 2013
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Francesco Di Miceli

Ha scommesso sull’Etna quando nessuno ancora ci credeva.

Oggi la sua preoccupazione è che “con l’arrivo dei grandi si mantenga sempre il rispetto del territorio”. Francesco Di Miceli, amministratore unico di Cantine Patria a Solicchiata, frazione di Castiglione di Sicilia è uno che non le manda a dire. E ne ha anche per la doc Etna che “così come è concepita – afferma – genererà solo confusione perché è fatta senza tenere conto delle produzioni delle zone di nicchia. Siamo preoccupati che ci siano pochi controlli e che questo ci penalizzi”. Invece, secondo lui, bisogna puntare tutto sulla terra, darle valore aggiunto, “un valore che non deve andare all’estero – ammonisce – ma restare ai produttori”.

E il valore di questa terra lui lo conosce bene, dato che ci ha investito nel lontano 1991 quando, invece, tutti i terreni venivano abbandonati. Ma questo gran parlare di vini dell’Etna, questo loro essere così alla moda comincia a stargli un po’ stretto ed è per questo che sta investendo in altre produzioni. Come 100% Zero, lo spumante senza alcol frutto di nove anni di studi e sperimentazioni, con il quale punta a conquistare nuovi spazi. “Siamo fortunati perché abbiamo potuto mettere sul mercato un prodotto che non ha nessun altro – sostiene – e contiamo di affinarlo ancora e per aprire nuovi segmenti”.

Ma non basta. Il patron di Cantine Patria guarda oltre e medita di realizzare una grappa dell’Etna. “Stiamo lavorando con l’Anag, l’Associazione Nazionale Assaggiatori Grappa ed Acquaviti e con l’assessorato regionale all’Agricoltura per trasformare le bucce dell’uva del vulcano – dice -. Siamo ancora in fase di sperimentazione”. Ma la tenacia non gli manca e se dopo nove anni è nato il puro succo d’uva con le bollicine, c’è da scommettere che per la grappa dell’Etna sia solo questione di tempo.

Clara Minissale