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Il caso

“I premi ai soliti noti”. E gli chef di Federcuochi protestano contro le guide

21 Ottobre 2011
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«Chi in Italia ha sempre difeso e portato avanti negli anni la cucina che è espressione dell’identità nazionale? Chi, nel tempo, ha saputo e voluto utilizzare i prodotti che caratterizzano le diverse regioni? Forse i pochi chef blasonati? O quelli diventati star del teleschermo?».

 Lo afferma in una lettera aperta Paolo Caldana, nella foto, presidente della Federazione italiana cuochi (Fic), nel rivendicare il ruolo dei tanti cuochi italiani e della federazione che li rappresenta e non dei «soliti noti». «Tra loro viene anche celebrato – prosegue Caldana – chi, dopo anni di dedizione all’eccellenza culinaria, ha una caduta di stile e si occupa di fast food (il riferimento è a Gualtiero Marchesi, ndr).

“Quanto alle guide dei ristoranti – prosegue Caldana – reputo che, pur essendo un valido punto di riferimento per i consumatori, siano incomplete: nelle pagine stilate dai critici enogastronomici, non trovano posto, in quanto ignorati, molti chef che meriterebbero di essere apprezzati per la loro cucina gustosa e sobria, magari tradizionale, ma mai banale”.

“Per questo e altri motivi – aggiunge Caldana – permettetemi di dire chiaro e forte, senza timore di smentita, che noi della Federazione rappresentiamo l’Italia della cucina, una cucina assolutamente al passo con i tempi. In conclusione – afferma Caldana – desidero ribadire che la Federazione Italiana Cuochi ha il diritto nonchè il dovere di essere interpellata sulle varie problematiche del settore e di esprimere il proprio autorevole parere. È l’unica riconosciuta a livello ufficiale governativo ed è ancora l’unica ad essere inserita nella Wacs-Società mondiale delle Associazioni dei cuochi, come rappresentante dell’Italia”.