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Il caso

Turismo rurale escluso dai benefici del “Decreto agosto”: “Penalizzati dal Governo”

27 Agosto 2020
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di Giorgio Vaiana

Turismo rurale escluso del “decreto agosto”.

Il grido di allarme arriva dalla Sicilia, da Maria Gambino, titolare insieme al marito Fabrizio Russo di Terre di Himera, un luogo bellissimo che si trova sopra le montagne del termitano, in provincia di Palermo e che coniuga ospitalità, con buon cibo e grandi vini. Loro fanno parte di quelle strutture che non sono state inserite tra i soggetti beneficiari per la fruizione del credito di imposta per la riqualificazione delle strutture ricettive previste dal cosiddetto “decreto agosto”. La versione originaria individuava tra i soggetti beneficiari gli alberghi con non meno di 7 camere e gli agriturismi. Non si faceva cenno nè alle strutture di “Turismo Rurale” nè a piccole strutture ricettive con meno di 7 camere. Bisogna fare una precisazione e spiegare la differenza tra agriturismo e turismo rurale. Il primo è esercitato da un coltivatore diretto o da un imprenditore agricolo e deve essere subordinato all’attività agricola che deve essere prevalente; il secondo può essere praticato da chiunque purché sia iscritto alla camera di commercio come titolari o gestori della suddetta attività ricettiva e sono tenuti a iscriversi alla sezione speciale del registro degli esercenti di commercio. Maria, allora, insieme al marito, hanno scritto una lettera al ministro Dario Franceschini e al presidente della Regione siciliana Nello Musumeci: “Gestisco un turismo rurale con sei camere e, come altri colleghi, siamo automaticamente esclusi da questa misura. Una cosa che non reputo giusta”.

Proprio qualche giorno fa la presidenza della Regione siciliana ha risposto a Maria Gambino, facendole sapere che se il ministero dovesse avviare un tavolo di consultazione su questa modifica al decreto, segnalerebbe sicuramente questa anomalia. “Una buona cosa – dice Maria Gambino – ma i beneficiari sono stati indivduati nella prima stesura del decreto qualche anno fa e il passaggio con le regioni fu fatto. Magari si sottovalutò la cosa”. Poi Maria aggiunge: “In un momento così complesso – dice – credo che misure come queste siano fondamentali per noi piccoli operatori che però facciamo un lavoro fondamentale per il nostro territorio. Il turismo rurale sta diventando sempre più ricercato e apprezzato dagli stranieri a cui possiamo presentare il nostro territorio con l’accoglienza “in famiglia”, il cibo e il vino”. Approfittando del credito di imposta si possono fare tanti importanti lavori di riqualificazione della propria struttura, come l’abbattimento delle barriere architettoniche, oppure l’efficientamente energetico. “Le piccole strutture rurali sono a mio avviso il modello vincente perchè non appiattite su logiche di massificazione e su modelli ormai globali – dice Maria Gambino – Sono quelle strutture che probabilmente, ora più che mai, saranno più ricercate dai viaggiatori perché non affollate”.

Ora, però, è lotta contro il tempo. Perché ci sono davvero pochissimi giorni per adeguare il decreto ministeriale e permettere a queste strutture di essere comprese fra i soggetti beneficiari del credito di imposta: “Non vogliamo soldi a fondo perduto, né elemosine – dice Maria Gambino – Vogliamo però essere trattati come gli altri, perché paghiamo le tasse esattamente come gli altri e abbiamo il diritto di avere le stesse opportunità. Mi pare ingiusto precludere alle piccole strutture la possibilità di un aiuto per il rilancio post Covid-19 e penso che non solo per me, ma per molti altri operatori sarebbe un grande svantaggio competitivo”.