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L'azienda

Per Tenuta Conte Vistarino il Pinot nero si fa “in 3”: “Le nostre declinazioni di quest’uva”

14 Ottobre 2022
Massimo Zanichelli e Ottavia Giorgi di Vistarino - ph Canio Romaniello Massimo Zanichelli e Ottavia Giorgi di Vistarino - ph Canio Romaniello

di Michele Pizzillo

Immaginiamo che due nobiltà – l’erede di un’antica famiglia dell’Oltrepò Pavese, la giovane Contessa Ottavia Giorgi di Vistarino; l’altra di tutt’altro tipo di quella umana, il vitigno Pinot Nero portato qui dal trisnonno di Ottavia, Augusto Giorgi di Vistarino, nel 1850 – si coccolino a vicenda, e quando i risultati sono davvero eccellenti, chi ne ha il potere, decide di rivelare la loro perfetta intesa a quanti amano bere bene.

Partendo da Milano, dove le due eleganze – che continuiamo ad immaginare che si parlino – hanno portato la Casa del Pinot Nero – così Ottavia ha chiamato la nuova cantina frutto di un restauro conservativo che accoglie tecnologie all’avanguardia -, con un approccio diverso, più raffinato, più dinamico per fare conoscere l’idea di Pinot Nero che caratterizza l’azienda dell’Oltrepò Pavese Conte di Vistarino Tenuta di Rocca de’ Giorgi. L’azienda, che si estende su 826 ettari di cui 200 vitati – con 100 ettari coltivati a Pinot nero, l’altra metà tra Barbera, Riesling Renano, Pinot grigio, Croatina, Uva rara, Vespolina, Chardonnay, Moscato – e il resto destinato a seminativo e una vasta area boschiva che custodisce una preziosa oasi faunistica, è attiva da secoli con il sistema della mezzadria. Ottavia ha cominciato ad interessarsi solo all’inizio di questo millennio, decidendo di studiare le sfumature e i rapporti con i suoli del Pinot nero “visto che il nobile vitigno francese ha trovato nella nostra tenuta prima e in tutto l’Oltrepò Pavese dopo, le condizioni pedoclimatiche ideali al suo sviluppo”. Poi, aggiunge la giovane viticoltrice “c’è il fatto che la Tenuta Rocca de’ Giorgi si distingue per l’incredibile biodiversità anche grazie all’importante presenza boschiva che sempre più rappresenta un grande patrimonio per la sostenibilità e per il microclima necessario alla viticoltura di qualità. E, così, il nostro obiettivo è conoscere nel dettaglio le potenzialità di ogni singolo appezzamento per poter esprimere in bottiglia le peculiari sfumature del terroir. Per questo, dopo aver individuato le vigne più vocate e scelti i cloni più adatti, abbiamo pensato ad una nuova cantina e a dar voce in modo sempre più preciso alla nostra idea di Pinot Nero”.

Come dimostra la produzione di Ottavia che con la vendemmia 2019 – la settima dal suo impegno di studio e di osservazione -, pronta per uscire sul mercato, concretizzata in tre cru di Pinot Nero, ormai diventati simboli dell’azienda: Pernice, Bertone, Tavernetto. Tre espressioni che raccontano singoli vigneti, mentre la sensibilità è unica, come si evince dagli altri vini come le bollicine sia ottenute con il metodo classico (dal 1865 al Saignée della Rocca, dal Cépage al Carlo Giorgi di Vistarino Dosaggio Zero), il metodo charmat con vini sempre a base di Pinot nero, Ries (Risling), Buttafuoco e la novità Maria Novella, pinot nero rosato che si sono potuto degustare nell’evento milanese che l’antica azienda Conte Vistarino ha organizzato in una location molto raffinata, un posto praticamente unico al mondo che offre molte idee per una casa bellissima, accogliente, originale, che si chiama On House, in centro città. Tra la verticale di Ries e le proposte di tutte le bollicine di produzione, l’obiettivo degli ospiti sono stati i tre Pinot nero frutto della ricerca di cui Pernice è il capostipite, a partire dalla vendemmia 2013. “Dopo alcuni anni di analisi dei terroir della proprietà, abbiamo individuato oltre al noto vigneto Pernice altri due appezzamenti di circa 2 ettari, che univano vocazione e personalità. Due piccole culle dove hanno preso corpo i nuovi cru”, spiega la produttrice che ha pure creduto in un’agricoltura integrata a basso impatto ambientale che punta ad ottimizzare le caratteristiche naturali di ogni particella. I tre vigneti si trovano su versanti diversi della tenuta, tutti tra i 350 e i 400 metri slm. Pernice è orientato a sud/sud-est, Bertone e Tavernetto a sud/sud-ovest. Anche i suoli non sono omogenei: sul filo conduttore calcareo-argilloso, infatti, la percentuale di sabbia e limo è molto variabile. L’annata 2019, calda e secca, dà voce alle specificità di suolo, clima e biodiversità dei tre vigneti esprimendo l’anima di ciascuno attraverso una vinificazione tradizionale attenta all’integrità dell’uva. Grazie alle escursioni termiche tipiche del territorio, eleganza e aromaticità sono state garantite anche con una vendemmia un po’ anticipata, che ha portato in cantina uve sanissime, a partire da Pernice, raccolto il 17 agosto, Tavernetto il 19 agosto e Bertone il 3 settembre.

(Ottavia Giorgi di Vistarino – ph Canio Romaniello)

Prima di passare alla degustazione, Ottavia Giorgi, insieme a Massimo Zincarelli ha sintetizzato il percorso di un’azienda che ha fatto la storia dell’agricoltura dell’Oltrepò poi rappresentata da un bellissimo filmato realizzato dal giornalista-documentarista Massimo Zanichelli. E, contestualmente, evidenziando che i suoi avi impiantarono il Pinot nero pur sapendo che si trattava di un vitigno molto delicato, però capace di dare grandi vini. E, a conferma di questo, mostra una bottiglia, recuperata in una enoteca, di cui riportiamo quanto c’è scritto sull’etichetta “Rocca de’ Giorgi gran riserva 1973 metodo classico champenois brut pinot Oltrepò Pavese imbottigliato da Antica Casa Gancia 1850”. Vediamo come si sono presentati alla degustazione milanese questi tre campioni.

Pernice Pinot nero dell’Oltrepò Pavese doc 2019
Ricco e complesso, lasciando presagire un grande potenziale d’invecchiamento ed è una delle massime espressioni enologiche dell’azienda tant’è che già nel 1961 Luigi Veronelli lo definì eccellente, esaltandone il colore e il bouquet che sono il rosso rubino e il bouquet di piccoli frutti rossi maturi, violetta, petali di rosa, chiodi di garofano. In bocca è caratterizzato da una freschezza in giusto equilibrio tra sapidità e morbidezza mentre il tannino è ancora giovane e d’altronte questo è un vino di lungo invecchiamento che affina un anno in barrique francese e un altro anno in bottiglia.

Bertone Pinot nero dell’Oltrepò Pavese doc 2019
E’ un connubio di eleganza e freschezza con aromi di piccoli frutti rossi. Le uve sono selezionate nel vigneto Bertone praticamente circondato dal bosco che, unitamente al terreno calcareo argilloso con buona presenza di sabbia, permette di avere un vino fresco e persistente. Il colore è rubino con riflessi granato. Complesso il bouquet tra profumi di viola, ribes e note di caffè. Ottima la beva con una bella nota sapida e un tannino levigato, e una lunga persistenza che lascia una magnifica scia speziata. L’affinamento del vino è di 2 anni tra barriques francesi e bottiglia.

Tavernetto Pinot nero dell’Oltrepò Pavese doc 2019
Il terzo cru di Pinot nero della Conte Vistarino offre un bouquet intenso di more con una trama tannica fitta ma ben integrata. Il colore è rosso rubino con riflessi granata. In bocca rivela un bel corpo con una evidente eleganza e il sostegno di tannino ben evidente che ne fa un vino dal finale lungo e piacevolmente speziato. Le uve sono selezionate nel vigneto Tavernetto e lavorate con lo stesso sistema di Pernice e Bertone che prevedono un affinamento di 2 anni tra barriques di legno francese e bottiglia.

Conte Vistarino
Frazione Villa Fornace 11 – Rocca de’ Giorgi (Pavia)
T. 0385 241171
www.contevistarino.it
info@contevistarino.it