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L'intervista

Enrico Donati, docente Wset: “Così insegno a raccontare e bere vini. Non etichette”

21 Gennaio 2019
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(Enrico Donati)

di Francesca Landolina

Una laurea in lettere, per poi cambiare rotta e seguire la passione di sempre: il vino. E viverne. Si può riassumere così la sua esperienza di vita, personale e professionale. 

Abbiamo intervistato Enrico Donati, docente del corso Wset (Wine and Spirit Education Trust), che quest’anno compie 50 anni dalla sua data di fondazione nel Regno Unito nel ’69. Lo incontriamo sull’Etna, a Viagrande, presso la Tenuta Monte Serra di Benanti, dove in questo momento ha già avviato il secondo ciclo di lezioni in Sicilia (Wset Award in Wines – livello 1, Wset Award in Wine & Spirits – livello 2 e Wset Award in Wines – livello 3). Dell’avvio del corso di formazione anglosassone, ne avevamo parlato lo scorso maggio, perché per la prima volta faceva tappa in Sicilia, grazie all’ospitalità della cantina etnea. Per avere un’idea della sua importanza, ricordiamo che i corsi Wset, destinati a professionisti del settore ed appassionati, si tengono ogni anno in oltre 70 paesi, in 19 lingue, grazie all’opera di circa 700 Approved Programme Providers, ovvero centri o singoli docenti autorizzati e certificati, proprio come la scuola Veni Vidi Vini, fondata a Ravenna dallo stesso Donati nel 2017. Si tratta dunque di un’opportunità, per gli appassionati di vino, di grande spessore. Ed è lo stesso docente a spiegarcene la ragione, parlandoci della sua esperienza personale e di come la sua carriera, in seguito al corso, abbia avuto una svolta positiva.

A quale target si rivolge il corso Wset?
“A chi è del settore, ai sommelier, a chiunque abbia passione per il vino e voglia di saperne di più. Si tratta di un corso dal respiro internazionale, di grande utilità anche per coloro che hanno già completato il percorso formativo di associazioni di riferimento in Italia. Il Wset non entra in competizione con altri corsi”.

Qual è il metodo di studio che applica il corso?
“Si struttura con livelli di complessità crescenti. Rispetto ad altri corsi che iniziano fin da subito con schemi complessi, per poi mantenerli stabili fino alla fine, il corso Wset si basa sul metodo systematic approach to tasting, studiato per conseguire competenze individuali in modo progressivo; per cui ad ogni livello la complessità cresce. Al terzo, per esempio, si approfondisce la geografia mondiale del vino ma pure l’abbinamento cibo-vino. Rispetto ad un corso per sommelier, tra i più tradizionali in Italia, manca la parte del servizio a favore di un approccio che potrei definire più pragmatico nel metodo di studio”.


(Antonio Benanti ed Enrico Donati)

Perché consigliarlo? Può offrire opportunità di lavoro ai giovani?
“Lo consiglio perché ne ho fatto esperienza personalmente e ho avuto molte opportunità di lavoro. Se aiuterebbe i giovani? Sì, assolutamente; soprattutto all’estero”.

Quando un vino si può ritenere buono, secondo un approccio Wset?
“Deve soddisfare 5 requisiti: equilibrio, persistenza gusto-olfattiva, intensità gusto-olfattiva, complessità e concentrazione. Ma oltre a ciò, vale una legge universale. Il vino è buono quando ti colpisce al cuore. Se la bellezza è negli occhi di chi guarda, la bontà è nel gusto di chi assaggia. Esiste la qualità oggettiva e va riconosciuta, ma alla fine il piacere è personale e personalizza. Bisogna andare oltre. Bevo vini, non etichette ed è questo quello che insegno”.

Come far apprezzare un corso anglosassone, in inglese, agli italiani?
“Lo si apprezza perché permette di imparare un codice, che apre le porte al mercato del vino nel mondo. Il linguaggio tecnico in inglese è infatti un codice, che arriva a diversi destinatari in ogni angolo del mondo. Aiuta a costruire degli standard riconosciuti e comprensibili. E credo che gli italiani preferiscano di più il corso in lingua inglese. Quest’anno, per esempio, abbiamo avuto molte più iscrizioni, ma solo in inglese: il corso in italiano non è stato avviato”.

Come commenta la sua prima esperienza in Sicilia, presso la Tenuta Monte Serra, lo scorso maggio?
“Magnifica. E ringrazio per l’ospitalità la famiglia Benanti che ha sposato l’iniziativa, collaborando  con la determinazione e la voglia di sempre: fare cultura e lavorare per divenire un polo di formazione sull’Etna, in Sicilia. La collaborazione è nata dall’amicizia con Antonio Benanti di cui apprezzo i vini ma anche l’impegno per accrescere la cultura del vino in Sicilia. Avere avviato i corsi Wset qui ha significato offrire grandi possibilità per il Sud d’Italia, per appassionati e per addetti al settore”.

Tutti parlano di vini naturali, forse con le idee un po’ confuse. Moda o non moda, cosa ne pensa del successo recente?
“Non si può essere contrari tout court ma tutto va codificato. Cosa si intende per naturali? Iniziamo da qui. Alla categoria corrisponde una vasta panoramica di vini e metodi. Non basta dire senza solfiti e senza concimi chimici, chiaramente. Ci sono molte filosofie dietro al concetto di vini naturali. Ma in generale, valutando il fenomeno, penso che ci deve essere un momento in cui il buon senso deve entrare in gioco. Ci sono buoni esempi in Italia. Il Brunello di Montalcino della cantina Il Paradiso di Manfredi, per citarne uno. Ma credo che bisogna fare attenzione. Bisogna arrivare alla sostanza delle cose. Allontanarsi dall’integralismo cieco, che potrebbe portare a cavalcare un’onda. Bisogna fare attenzione all’estremismo enologico”.

Cosa si aspetta dal nuovo ciclo di lezioni?
“Il numero di iscritti è aumentato rispetto allo scorso maggio e credo che continuerà a crescere. Sono entusiasta e felice di essere qui. Dai miei allievi mi aspetto impegno. Il corso non va sottovalutato, bisogna studiare”.

Adesso, ci parli un po' di lei, quali sono i suoi territori enologici del cuore?
“Tre in Italia. Etna, da sempre, Valtellina, Collio. In sintesi, territori per vini d’altura. Nel mondo, invece, Priorato in Spagna, Rodano del Nord, Walker Bay in Sud Africa, un paradiso in terra”

Bourdeax o Borgogna?
“Personalmente, Borgogna, senza alcun dubbio”.

Qual è stata la sua miglior bevuta?
“Vega Sicilia Unico ’96, Ribera del Duero. Un gigante”.

Quando e dove sarà il prossimo corso?
“Al Grande Hotel Primavera, a San Marino. Si terrà il Wset livello 2 nelle date 9 – 10 e 23 e 24 marzo”.

Donati studia a Ravenna, si laurea in lettere, ma dopo la laurea la sua passione prende il sopravvento e traccia la sua strada. Inizia così a lavorare in un wine bar e prende il diploma Ais per diventare sommelier. Non basta. Qualcosa lo spinge a volere di più. Lascia l’Italia e va alle Maldive. Lavora come sommelier. Si trasferisce in Inghilterra e continua a lavorare in Scozia, dove scopre il corso Wset. Si butta a capofitto sullo studio e completa tutti i livelli. Oltre il terzo, il quarto e per finire l’ultimo, che gli permette di diventare educatore. Acquisisce la qualifica di docente ad Hong Kong per poi tornare ad insegnare alle Maldive, per circa nove anni.  E questo lo rende vivo. Finché nel 2017 torna in Italia. Qualcosa però è cambiato. Ha voglia di costruire e fonda la sua scuola Veni Vidi Vini a Ravenna; ottiene la certificazione Wset ed è pronto per trasmettere il suo sapere, per educare in Italia, nel suo paese. Inizia con 6 allievi, ma in un solo anno il numero cresce del 200 per cento. Oggi in Italia ci sono 2 scuole Wset a Milano, 2 a Verona e la sua, a Ravenna. Ma lui è uno pochissimi docenti italiani (sono tre in totale).