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L'intervista

Etna Off 11/ Giuseppe Lazzaro: “Doc fotografia degli anni ‘60”

22 Giugno 2023
Giuseppe Lazzaro Giuseppe Lazzaro

«Il momento migliore non esiste, il momento migliore è quando tu lo fai. Se aspetti le condizioni ideali non arriveranno mai». Così Giuseppe Lazzaro, quarantenne etneo vignaiolo “off” descrive l’attimo che nel 2020 annuncia il congedo dall’esperienza ventennale con Frank Cornelissen.
Prologo, quest’attimo, di un sequel che vede un inappagato studente di ingegneria meccanica abbandonare manuali di analisi matematica e tecnologia per ricongiungersi a quelle vigne di familiare memoria: «La vigna ha fatto sempre parte della mia vita. Con la mia famiglia producevamo vino per consumo personale, io sono cresciuto in campagna fra agrumi, vigna e ortaggi fra il territorio di Milo e Giarre. Mio nonno faceva innesti, l’altro era commerciante ma anche lui aveva la passione per la terra. Ho interrotto gli studi di ingegneria meccanica ma a un certo punto ho capito che non era il mio ambiente. Ho iniziato nel 2001 a lavorare da Frank Cornelissen fino al 2020 fin quando ho deciso di creare la mia azienda. Nel 2010 lui mi propose di prendere la gestione della cantina, da quando le uve entravano in cantine all’imbottigliamento. Con il periodo del Covid arrivano le titubanze che hanno amplificato in me l’idea di intraprendere una nuova esperienza, la mia. Da questa nuova crisi, ho deciso di fare un salto nel vuoto. Il momento era veramente particolare anche se ovviamente ero avvantaggiato, avevo già vigne e terreni, alcune anche in gestione come quelle di Contrada Crasà».
A questo punto Giuseppe Lazzaro inizia la sua indagine sul territorio, fra amici e conoscenti del settore, che suona un po’ come una richiesta di supporto a quel suo nuovo progetto frutto di quella crisi, intesa nel senso etimologico del greco krisis, scelta.
Un’indagine condotta in un periodo di disagio e incertezza generale anche nel settore vitivinicolo, fra magazzini colmi di invenduto e pallet arrestati da quel tempo sospeso. Ciò nonostante, sotto il torchio della contingenza, è in un vignaiolo amico in un’area diametralmente opposta a quella etnea, quella di San Michele di Ganzaria, che Giuseppe trova braccia pronte ad accoglierlo: «Quando ho pensato di iniziare l’attività non avevo un posto dove vinificare. L’unico che mi ha aperto le porte è stato Filippo Rizzo de “Lamoresca” a San Michele di Ganzaria, nel calatino. Con Filippo è stato, e continua a essere, uno scambio di opportunità reciproco. Dalla vendemmia 2023 dovrei ritornare a vinificare sull’Etna in una cantina che sarà ultimata da qui a un mese, ma non vorrei aggiungere di più per scaramanzia».

Lazzaro è un Etna Off per caso e per scelta. Al di la della vinificazione, le vigne di Miscarello che guardano al Mar Ionio che bagna la costa di Giarre, e quelle di Pirao a Randazzo sono fuori perimetro della denominazione. Così come a Biancavilla, nel versante Sud Ovest, dove il vignèron è in fase di studio e sperimentazione su una vigna in gestione disseminata di Grenache, Nerello Cappuccio, e altre uve bianche non atte comunque alla produzione in Doc. Un’attività che copre un intervallo di altitudine che va dai 400 ai 1000 metri slm per un totale di circa quattro ettari che abbracciano i versanti est, nord, e ovest.
La denominazione dell’Etna, tratteggiata da quella “C” rovesciata che esclude e ritaglia, consegna oggi, nelle parole di Lazzaro “Una fotografia degli anni ‘60”. Attraverso lo sguardo delle sue parole il lettore appassionato può mettere meglio a fuoco questa immagine: «La Doc è una fotografia del momento in cui è nata, nel 1968. Non guarda al passato e neanche al futuro, vedi ad esempio la presenza delle vigne a est che vanno verso il mare e la presenza di relativi palmenti come quello sito all’interno del Castello di San Marco o dell’importanza della zona di Adrano. È una “C” non chiusa, non realmente rappresentativa. A Miscarello ora ci sono agrumi, ma prima era vigna. Quando mio nonno comprò i terreni negli anni ’70 c’erano frutteti, ciliegie e altro. Li sto reimpiantando dell’uva, per una serie di ragioni e condizioni pedoclimatiche sto pensando a una varietà aromatica come il Moscato. In merito alla Doc, comunque, guardando al futuro – come dicevo – non andrei a esclusione, ma proporrei più inclusione inserendo magari altre menzioni per dare l’opportunità a quei produttori che lavorano ad altre quote di fregiarsi come Etna. Pirao a Randazzo, per esempio, forse è anche più Etna degli altri ma nella mia etichetta “1981”, il mio unico “single vineyard” non posso menzionare la vigna perché non sono in Doc».
Essere un “Off” si traduce nella personalità di Giuseppe Lazzaro in espressione di libertà. Libertà e consapevolezza di essere innanzitutto un bravo viticultore e poi, forse, un buon vignaiolo. Un sentire che prepara all’ascolto di una natura che offre gli strumenti sui quali poi creare le condizioni ideali in cantina, così come lui stesso, concludendo, puntualizza: «È il vignaiolo che fa camminare il prodotto. Chi compra i vini si affida a noi non al consorzio, anche perché il consorzio non è indice di qualità. Non sono regole infondate quelle che fornisce, però in questo momento non mi danno valore aggiunto perché mi sento libero in termini di alcol, colore, e così via. Io è da vent’anni che produco vino, con altri anche più giovani stiamo facendo squadra, è una collaborazione genuina. A me piace condividere, spesso risolvendo un problema non tuo in realtà lo risolvi per il futuro di molti.
Mi interrogo e colgo l’occasione di dire anche qualcosa sui cosiddetti vini naturali. Sulla vinificazione naturale ad esempio non c’è letteratura ma devi avere tanta conoscenza. Conoscenza ed esperienza. Devi studiare. Alcuni dei produttori “naturali” sono enologi altri non lo sono ma hanno tanta esperienza. Oggi c’è un approccio al naturale che ti dice che ti porti l’uva in cantina la pigi e fai il vino. Non è cosi. Un vino non è frutto del caso che se ti risulta bene e quando non ti risulta dici che c’è la volatile. Su questo mi batterò fino alla morte. La natura ti da gli strumenti, ma sei tu che crei le condizioni. La natura è fin quando l’uva è nella pianta. Ed è proprio a partire dalle piante, dalla potatura e dalle tue scelte, le scelte del viticoltore prima che del vignaiolo, se lasciare due o tre gemme che stai decidendo che vino fare».

Si rinviano, come di consueto in questa occasione, appunti di degustazione sulle referenze del produttore destinate alla prossima redazione della Guida dei vini dell’Etna 2024 a cura di Cronache di Gusto.

 

Az. Agricola Giuseppe Lazzaro
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