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L'intervista

Bollicine, chiusure e una bottiglia ancora più leggera: il consorzio Albeisa guarda al futuro

14 Gennaio 2020
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(Marina Marcarino)

di Giorgio Vaiana

Uniti, sotto la stessa bottiglia. Il consorzio Albeisa ormai è una importante realtà a livello mondiale. 

Insieme a Châteauneuf-du-pape in Francia, sono gli unici territori vitivinicoli al mondo ad avere una bottiglia che identifica i produttori e i territori. Oggi racchiude oltre 300 produttori e una produzione di quasi 30 milioni di bottiglie. La storia di questa associazione risale ad oltre 300 anni fa. Furono i produttori della zona albese a volere una bottiglia che li potesse far distinguere dagli altri produttori di vino. E chiedono consiglio ai maestri vetrai delle vetrerie di Poirino, a due passi da Torino. Qui nasce la bottiglia Albesia, rigorosamente soffiata a bocca, che ricorda un po' la bordolese e un po' la borgognotta, ma non è nessuna delle due. Pian piano la bottiglia diventa sempre pià conosciuta e apprezzata. E proprio questo successo cozza un po' con l'artigianalità della produzione che non riesce a stare dietro ai ritmi che i produttori volevano. Quindi serve una sorta di semi-industrializzazione che mantenga però intatte le caratteristiche di questa bottiglia.

La svolta della nuova “Bocg”, la bottiglia di origine controllata e garantita, avviene nel 1973. Grazie all’intuizione di 16 produttori albesi, ispirati dal visionario Renato Ratti, la bottiglia Albeisa viene riprodotta e regolamentata tramite un preciso statuto che mai prima era stato messo in atto per disciplinare e controllare l’utilizzo di un contenitore. L’innovazione, unica nel suo genere, non è quella di riprodurre una vecchia bottiglia, ma quella di legarla ad un territorio e di regolamentarne il suo utilizzo all’interno del territorio stesso. La nuova versione del 1973 riporta in modo chiaro ed esplicito il suo nome, grazie ad un rilievo sul vetro ripetuto per 4 volte ad altezza della spalla, in modo da poterlo scorgere da qualsiasi parte la si guardi.

“La nostra forza – spiega il presidente Marina Marcarino, eletta nel 2017 – è quella che la nostra bottiglia rappresenta uno specifico territorio” ed annuncia alcune importanti iniziative: “Cerchremo di mettere sempre più al centro i produttori – dice – ma su questo progetto ancora non posso rivelarvi nulla. Poi c'è la tematica ambientale che ci sta sempre a cuore. I soci dell'associazione stanno contribuendo ad una riforestazione dei territori. Nei mesi di febbraio e marzo saranno messi a dimora oltre 3 mila arbusti sui terreni messi a disposizione dai soci. Lo faremo non solo per una questione paesaggistica, ma soprattutto di ambiente”. L'anno 2019 si è chiuso, dal punto di vista enologico con un “meno” davanti ai numeri che indicano il raccolto. “Un calo delle rese che ci aspettavamo – dice Marcarino – Ma tutto questo non ha influito sulla qualità delle nostre uve, che rimane al top. Si cominciano a vedere cose molto interesanti”.

La bottiglia insomma, come portavoce di un territorio e, adesso, nelle intenzioni degli associati, come “spinta” decisiva per gli stessi produttori. “Far parte dell'associazione non è semplice – dice il presidente – Anche se adesso stiamo aprendo anche ai soci che non producono per forza vini a denominazione e ci stiamo concentrando sulle bollicine, un settore molto in ascesa”. Quindi essere un produttore delle Langhe non vuol dire far parte dell'associazione e quindi poter utilizzare la bottiglia Albeisa. Un nuovo socio è ammesso solo se riceve il consenso dei soci che ne fanno già parte. La sede di produzione del vino deve esere all’interno dei confini delle Langhe e solo i vini derivanti da questi vigneti possono essere imbottigliati nei vari formati disponibili di Albeisa. La bottiglia è prodotta solo dalla vetreria Veralia su mandato della stessa Associazione.

“Le cose stanno cambiando, i tempi si evolvono e dobbiamo evolvere anche noi – dice il presidente – Si guarda molto a quelle che sono le problematiche e le necessità attuali. Per esempio, sul basso impatto ambientale e ci stiamo concentrando sul peso della bottiglia. Prima pesava quasi un chilo, adesso circa 450 grammi e ci sono studi che porteranno a far calare ancosa questo peso. Poi i vari sistemi di chiusura che accontentano tutti i produttori e chi fa spumanti. Qui di bollicine prima nemmeno a parlarne, oggi invece è diventata una zona di grandi spumanti e non potevamo ignorare la cosa”. Ma secondo la Marcarino la Albeisa deve continuare a portare avanti la sua mission: “E' un segno di identità importantissimo – dice –  Al di là della forma, il nome impresso sulla spalla indica a tutti chi siamo e da dove veniamo. Un'identità territoriale unica. Ora ci concentriamo per Grandi Langhe (in programma ad Alba il 27 e 28 gennaio 2020, ndr), diventato ormai un appuntamento importantissimo per tutti noi. Sono molto contenta del fatto che adesso la selezione dei giornalisti ospiti è molto più ristretta. Dobbiamo cercare di farci conoscere sempre di più all'estero. Poi in cantiere abbiamo altre grandi degustazioni fuori dai nostri confini nazionali. Ma è ancora troppo presto per parlarne”.