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L'intervista

Chiarelli: (Coldiretti Sicilia): remunerare meglio l’uva dei viticoltori

19 Agosto 2015
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“Ma vedo con interesse che sempre più agricoltori diventano imprenditori di sè stessi. E cominciano a produrre vino. È l'unica strada possibile”


(Alessandro Chiarelli)

Alessandro Chiarelli, presidente siciliano di Coldiretti e pertanto osservatore del mondo agricolo, delle sue criticità e delle sue prospettive parla a 360 gradi di vendemmia, di vino e di imprenditoria agricola in Sicilia. 

Che raccolto di uva sarà quella del 2015? Chiarelli mima lo scenario mentre sorseggia un tè nero seduto a un bar. “Mio padre – racconta – diceva che solo alla fine si puó tracciare un bilancio di un raccolto. Purtuttavia mi sento di dare qualche valutazione soprattutto di carattere climatico. Le condizioni meteo sino ad oggi sono buone. Perchè abbiamo avuto una giusta piovosità fino a giugno. Non abbiamo avuto eccessiva umidità durante questi mesi appena trascorsi a parte qualche pioggia estiva che per fortuna nella nostra regione non ha fatto danno”. 

Neanche casi di peronospora e oidio che spesso mettono a repentaglio la salute dei vigneti e regalano qualche notte insonne ai viticoltori?
“Per le notizie che abbiamo noi direi di no. E sicuramente va meglio dello scorso anno quando invece peronospora ed oidio hanno creato qualche problema in varie parti della Sicilia. Insomma osserviamo tanta buona salute nei vigneti dal punto di vista fitopatico. Se continua così potremmo avere un aumento della produzione rispetto alla vendemmia 2014 del 20, 25 per cento. Un aumento che, tengo a dire, non andrà a discapito della qualità”.

Ma come stanno i viticoltori? Non mancano le notizie di chi rinuncia al vigneto e decide di estirpare…qual è la situazione?
“Continuiamo a registrare una buona vendita di catastini, i cosidetti diritti di impianto, che emigrano verso il nord Italia perchè in altre regioni d'Italia ci sono imprenditori che investono e puntano a scommettere sul vino. Perchè accade tutto questo? Perchè mentre prima il viticoltore era parzialmente soddisfatto della vendita dell'uva, da due-tre anni il prezzo di vendita non copre più i costi di produzione”.

E quindi?
“Qualcuno sta reagendo. È in corso una lenta e costante piccola rivoluzione. Alcuni viticoltori stanno pensando di ridurre la propria estensione produttiva per ritornare ad essere vignaioli a 360 gradi. E cioè ritornare a produzioni minori ma trasformandosi in minuscoli imprenditori chiudendo la filiera e tirando fuori etichette e bottiglie che nascono interamente dalle proprie produzioni. Tutto questo partendo dall'utilizzo vocazionale dei propri terreni rispettando le tradizioni autoctone degli stessi territori dove lavorano. E spero siano in tantissimi”.

È una sorta di appello a diventare imprenditori di sè stessi?
“Non lo so. Ma so per certo che questo è un appello alla cooperazione vitivinicola siciliana che è nata per tutelare i produttori dalla volatilità del mercato e per consentirgli di esprimere la vocazione di questi territori destinati al vino. Oggi il modello cooperativo vitivinicolo siciliano è da rivedere. E oltretutto va sondata questa opportunità-tendenza di diventare vignaioli di sè stessi. Oggi è ancora il tempo di perseguire una minore quantità per avere maggiore qualità e maggiore rispetto della vocazione di un territorio. Obiettivi più facili se un viticoltore decide di chiudere la filiera e decide di coltivare uva per trasformarla in vino e tirarne fuori bottiglie da piazzare sul mercato. Vendere non è facile. Ma determinazione e passione possono trasformare un vignaiolo in imprenditore che saprà commercializzare le bottiglie. E c'è un altro aspetto che va ricordato”.

Quale?
“Come sanno bene i produttori di vino più famosi, un'etichetta di qualità diventa polo di attrazione per turisti e appassionati che giungono qui da tutto il mondo e scoprono una Sicilia più buona sulle tracce dei viaggiatori dei Grand Tour”.

Ma i viticoltori sono pronti a questa rivoluzione? Davvero c'è in corso questa evoluzione?
“I viticoltori sono pronti e il nuovo Piano di sviluppo rurale sicuramente aiuterà in tal senso soprattutto i giovani che con le nuove misure, oggi in cantiere e presto disponbili, potranno avere un volano che darà una mano su come diventare imprenditori di se stessi e non mezzadri dei grandi gruppi. I quali per fortuna continuano ad essere ambasciatori con grande soddisfazione di questa terra vocata, ma anche beneficiari di un valore aggiunto – l'uva buona – spesso frutto di tanto sudore e di scarsa remunerazione”. 

L'anno scorso come è andata?
“Prezzi bassissimi nell'ambito cooperativo e c'è chi non ha dato neanche il conguaglio. Speriamo quest'anno di avere, oltre alla grande qualità che ci aspettiamo, anche un ritorno altrettanto apprezzabile per le casse di chi per anni ha fatto cassa per altri”.

F. C.