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L'intervista

Liantonio (Valoritalia): “Certificazione valore aggiunto al made in Italy. Ora esportiamola”

20 Gennaio 2022

di Giorgio Vaiana

Biologico, sostenibilità e internazionalizzazione.

Se questi sono i target, gli obiettivi per Valoritalia del 2022, Francesco Liantonio, che della struttura è presidente, ne aggiunge uno, che ripete più volte nel corso della nostra intervista: formazione. Ma facciamo ordine. Valoritalia è la società italiana leader nella certificazione dei vini a Denominazione di Origine. La società garantisce la tracciabilità del prodotto dal vigneto all’immissione sul mercato, assicurando a imprese, istituzioni e consumatori, il rispetto degli standard di produzione stabiliti nei Disciplinari di Produzione adottati dai rispettivi Consorzi di Tutela. A dodici anni dalla sua nascita, Valoritalia è presente in gran parte del territorio nazionale con 35 sedi, nelle quali operano 230 donne e uomini, supportati da oltre mille collaboratori esterni. Tra Doc, Docg e Igt, Valoritalia certifica 230 Denominazioni di Origine, pari a oltre il 60% della produzione nazionale dei vini di qualità. In aggiunta, Valoritalia certifica le produzioni da agricoltura biologica e da agricoltura integrata (Sqnpi) di alcune migliaia di aziende, oltre a certificare standard innovativi di sostenibilità, come Equalitas, Viva e VinNatur.

“Il 2021 è stato un anno molto complesso – spiega Liantonio – Venivamo da un 2020 con lockdown, restrizioni e tante difficoltà. Speravamo di vivere con più tranquillità sociale, almeno dal punto di vista pandemico, ma non è stato così, purtroppo e i problemi ce li stiamo portando dientro anche adesso”. La pandemia, per Liantonio, è stata una grande sfida per Valoritalia, e “paradossalmente ci ha rafforzato molto dal punto di vista lavorativo, responsabilizzando ancora di più i nostri ragazzi che con grande attenzione e professionalità, ma permettetimi di dire, anche con tanti sacrifici, hanno portato avanti le certificazioni da casa”. Già, perché Valoritalia, nel periodo di fermo totale, ha ideato l’autocertificazione, un modo per permettere alle aziende di non fermarsi e di continuare le loro vendite. “Ma vi assicuro – dice Liantonio – che tutte le aziende che hanno fatto ricorso alle autocertificazioni, poi hanno subìto i controlli documentali e fisici non appena si è potuto. Usare le autocertificazioni in futuro? Non credo”. Il mondo delle certificazioni sta vivendo un periodo “d’oro”. La richiesta di fascette e quindi di conseguenza la certificazione, è in aumento ovunque. “Lo dico da decenni ormai – dice Liantonio – La certificazioe non deve essere vista come un mero controllo, ma deve rappresentare un valore aggiunto per i nostri prodotti”. Perché, secondo Liantonio, la certificazione “consente al consumatore finale di avere ben chiaro cosa c’è dietro a quel prodotto, che non è solo un marchio o un numero. Il passo successivo è quello di saper comunicare. Qui ci giochiamo il futuro. Ma ancora abbiamo tanto lavoro davanti”. Che fare allora? “Dovremmo magari metterci accanto a chi è più bravo di noi, come i nostri cugini francesi – dice Liantonio – Ma solo sulla questione della comunicazione, perché per quando riguarda la certificazione siamo i maestri nel mondo”.

Ma la certificazione è un “mondo” che non può stare fermo. “Per questo – dice Liantonio – avvieremo a breve una serie di corsi di formazione per nuovo personale da inserire in organico che si dedichi alla sostenibilità. E’ un modo per stare al passo con i tempi. Il mercato lo richiede e noi stiamo cercando di inserire forze fresche”. Poi capitolo bio: “Stiamo lavorando tantissimo in questo settore – dice il numero uno di Valoritalia – Vediamo ogni giorno come crescono i numeri relativi alla richiesta di certificazioni del biologico”. Ma c’è anche l’internazionalizzazione di Valoritalia: “Noi è da un po’ che lavoriamo a questo aspetto – dice Lintonio – Come ho avuto già modo di dire, nessuno è bravo come noi italiani nelle certificazioni. Ecco stiamo tentando di esportare quel valore aggiunto che dicevamo poco fa in altri paesi. Sarebbe come concretizzare un percorso di affiancamento con le imprese, ma anche per tutelare i prodotti Made in Italy oltre confine”.