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La degustazione

Sangiovese Purosangue: a Roma le aziende mostrano ciò di cui è capace questo vitigno

23 Gennaio 2019
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di Marco Sciarrini, Roma

Ottava edizione della manifestazione Sangiovese Purosangue a Roma al Radisson Blu Hotel nei pressi della stazione Termini, organizzata dall’EnoClub di Siena curata da Davide Bonucci. 

Quest’anno sono state circa 60 le aziende partecipanti provenienti dai territori più vocati per questo vitigno come la Toscana, dettagliata per aree e menzioni,  ma anche l’Emilia Romagna e l’Umbria e interessante anche la presenza di una cantina che produce Sangiovese in Sicilia sull’Etna. Queste presenze territoriali hanno anche accompagnato i momenti di approfondimento con un Seminario comparativo sulle zone del Sangiovese ed un’orizzontale dell’annata 2010 condotto da Davide Bonucci. Il curatore della manifestazione ha spiegato come questo progetto, nato nel 2011, ha voluto sin dagli inizi produrre e divulgare una nuova filosofia di promozione del Sangiovese sia esso in purezza che non, insieme a quei produttori che sposano questo approccio. Nonostante il Sangiovese e i suoi territori siano molto conosciuti ed apprezzati, ci sono ancora diverse zone della produzione del Sangiovese non ancora ben valorizzate. La storia di queste terre, in particolare della Toscana, alla fine degli anni '70 con la fine della mezzadria, raccontano come l’abbandono delle campagne da parte dei contadini abbia depresso la zona e solo con la forza e la spinta di produttori, in primis Biondi Santi, si sia riavviata una produzione e una valorizzazione del territorio e del vitigno. 


(I vini in degustazione per il seminario)

Il seminario comparativo sulle zone del Sangiovese ha visto nove aziende in degustazione con zone di produzione e menzioni diverse tra loro tra Chianti Classico e rossi di Montalcino ed anche un Romagnolo di Bertinoro, ma il fil rouge che accomuna quasi tutti è la direzione nel preferire la botte grande rispetto alle barrique o perlomeno di usarla meno possibile. Del seminario siamo rimasti colpiti dalle aziende:

Tenuta La Viola di Bertinoro con la sua riserva 2015 per il metodo innovativo di concepire il Sangiovese in Romagna con la sua riserva 2015 P.HONORII Docg un vino che racconta la storia di un territorio ricco di saperi come quello romagnolo. Intensità di frutto ed equilibrio. Una curiosità sul nome che nasconde una precisa connotazione geografica e storica: “Petra Honorii” era il nome con cui era chiamata Bertinoro durante le Guerre gotiche.

Castello di Tricerchi con il suo rosso di Montalcino 2016, nella zona nord di Montalcino 200-300 metri sul livello del mare, la nuova conduzione familiare dal 2012 ha scelto di adottare tutte le tecniche per ottenere qualità che si usano per la produzione di Brunello, nonostante il prodotto sia classificato solo come rosso. Macerazioni un po’ più lunghe con fermentazioni spontanee, affinamento in legno in due fasi prima in botte grande e poi breve passaggio in barrique di 8 anni oramai esauste e non troppo incidenti sul prodotto, azienda con 400 ettari di proprietà di cui 13 dedicati alla produzione di Sangiovese, 

Bindi Sergardi, Castelnuovo Berardenga (Siena), con il vino Mocenni Particella 89 Chianti Classico Gran Selezione Docg. 89 è il numero della particella catastale della porzione di terreno dove insistono i vigneti che producono questo vino. Per chi ama la storia, Castelnuovo Berardenga secondo l’editto di Cosimo III del 1716 era fuori della zona del Chianti Classico. I terreni collocati a sud del Chianti non risentono del caldo dovuto all’esposizione perché collocati a 500 metri s.l.m. e influenzati da un reticolo idrico sottostante i terreni.


(Davide Bonucci)

L’orizzontale dell’annata 2010 condotte da Davide Bonucci, ha visto versare nei calici alcune tra le eccellenze prodotte da quei territori in un’annata che è considerata tra le migliori del nuovo millennio, e che ha visto 12 vini confrontarsi. Nella degustazione abbiamo apprezzato in particolare:

Borgo Casa al Vento di Gaiole in Chianti con il suo vino Aria Sangiovese in purezza, 12 mesi in barrique, affinamento 6 mesi in bottiglia, il sistema di allevamento a cordone speronato. Biologico dal 2012. Colore rosso rubino con accenno granato sull'unghia, al naso un bouquet complesso in cui si avvertono sentori di frutti a bacca rossa, e note speziate del legno, vino armonioso, secco, caldo, piacevolmente tannico.

Azienda Agricola Le Chiuse le cui origini risalgono al 1700. E' da sempre stata uno dei possedimenti più rinomati di Montalcino in quanto la storica famiglia Biondi Santi da qui fece nascere e continuò a produrre con costanza le migliori riserve. Ad ora l’Azienda di Simonetta Valiani, nipote del mitico Tancredi Biondi Santi, conta 8 ettari vitati in regime biologico. Sentori di marasca, prugna ribes, con note di liquirizia. L’Azienda procede con tre selezioni distinte una per il rosso una per la riserva e quella per il Brunello. Al banco di assaggi abbiamo anche provato un 2001 di una finezza unica ancora vivace e sorprendentemente ancora pieno di profumi e aromi tipici del vitigno.

Fattoria La Gerla. Il podere, dal caratteristico nome Colombaio, era una proprietà della famiglia Biondi Santi che già da allora ne ricavava uno dei migliori Brunelli della zona. I vigneti de La Gerla coprono una superficie di 11,5 ettari e sono distribuiti in due diverse zone del comune di Montalcino quelle del Canalicchio (nord est) e di Castelnuovo dell’Abate (sud est). Queste due zone consentono di produrre due tipologie di Brunello con caratteristiche diverse, ma che si fondono insieme durante il blend a formare un vino completo ed equilibrato, elegante e potente. Allevamento a cordone speronato, un corpo elegante, asciutto caldo e tannino vellutato, ricco di frutto e delicatamente speziato, sentori di frutti di sottobosco.


(I vini dell'orizzontale del 2010)

Cantina Argiano, con il proprio Brunello Docg. Dal 2013 la proprietà passa a degli imprenditori brasiliani, la produzione del solo Brunello è di 125 mila bottiglie, selezione di uve dai suoi vigneti più nobili e invecchiamento in due diversi tipi di legno, il primo anno in barrique e tonneaux francesi di varie dimensioni, il secondo anno in botti di rovere di Slavonia più grandi che determinano più equilibrio. Terminato l’affinamento in legno, il vino viene trasferito in vasche di cemento. Presenta una buona concentrazione sul palato medio e un retrogusto persistente, con un corpo rotondo e interessanti tannini setosi, unisce potenza ed eleganza, profumi  di frutti rossi,  equilibrato. 

Tenute Silvio Nardi, anche questo Brunello Docg. La tenuta di 84 ettari di cui 40 a nord-ovest e 44 ad est i cui prodotti vengono vinificati separatamente, la diversità della terra argilla ad est e scheletro, sasso ed anche sabbia a nord-ovest donano a questo Sangiovese connotazioni minerali e floreali contemporaneamente. Il vino di colore rosso rubino carico con riflessi granati. profumo pulito, elegante, intenso e complesso, ricco di sentori eterei, con note di anice, di frutti di bosco maturi, tannini presenti ma morbidi, di grande struttura, buona persistenza.

Nei banchi di assaggio anche se con una produzione limitata abbiamo apprezzato l’Azienda Umbra Agricola Terramante di Montemolino Todi (PG) il cui lavoro basato sulla qualità selezionando accuratamente i grappoli in fase di raccolta. Anche la storia è affascinante, la cantina è situata sotto a Montemolino sotto l’antica chiesa dedicata a San Michele Arcangelo dove, per oltre 700 anni, i monaci prima ed i preti poi hanno vinificato fino ad una decina di anni fa. Allevamento a cordone speronato, il vino di colore rosso rubino con riflessi violacei, profumo di frutti rossi maturi (ribes, more) con finale gradevolmente tannico.