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La degustazione

La Tenuta Sette Ponti presenta “Vigna dell’Impero”: disponibile in soli 3.600 esemplari

26 Giugno 2015
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(Antonio e Amedeo Moretti con Luca Gardini)

da Firenze, Giovanna Moldenhauer 

La Tenuta Sette Ponti ha scelto l’Enoteca Pinchiorri di Firenze, dopo la presentazione americana svoltasi da Del Posto – di Joe Bastianich – a New York, per introdurre alla stampa qualificata e a selezionati ospiti la sua nuova etichetta. 

Proprio per l’importante patrimonio storico del vigneto impiantato nel 1935, da cui proviene Vigna dell’Impero, Antonio Moretti Cuseri con Luca Gardini ha scelto per l’evento il tempio della ristorazione, dell’enologia situate, nel centro storico fiorentino, presso il Palazzo Jacometti-Ciofi di Via Ghibellina 87. L’Enoteca rappresenta a livello internazionale l’eccellenza toscana per i suoi piatti, la sua cantina leggendaria creata da Giogio Pinchiorri con oltre 100 mila bottiglie, le sue 3 stelle Michelin.

La Vigna dell’Impero, fiore all’occhiello della Tenuta Sette Ponti, ha una storia unica nel suo genere: fu piantata nel 1935 per ordine di Sua Altezza Reale Duca Amedeo d’Aosta, Vice Re d’Etiopia, per celebrare la vittoria dell’Abissinia. Egli incaricò Sua Altezza Reale Emanuele Filiberto Conte di Torino, di seguire i lavori. Il terreno ghiaioso, saturo di massi calcarei di galestro, fu terrazzato poi a mano, per eliminare la forte pendenza naturale. La Vigna dell’Impero posizionata nel Valdarno Superiore al centro dell’allora proprietà Reale già ai primi del ‘900 fu dedicata alla viticoltura, vista la forte vocazione dei terreni, che si prestavano in modo assoluto all’impianto vinicolo.

Nei primi anni ‘50, l’architetto Alberto Moretti Cuseri acquistò la proprietà dalle Principesse Margherita e Maria Cristina di Savoia, e con essa anche questa vigna da cui nascono uve complesse, strutturate, ricche di estratto e sostanze nutritive. Nei decenni successivi il padre dell’attuale proprietario decise, per lavorare adeguatamente il terreno, di mantenere un sesto d’impianto di 2 metri tra le file e di 0,75 tra le piante. Il vigneto, con l’alta densità di 6.666 ceppi per ettaro, si trova a un’altitudine di circa 280-300 metri sul livello del mare. L’attento lavoro in campagna, gestita in regime di agricoltura biologica, il basso numero di gemme per ceppo – dovuto anche all’età delle piante –, i sali minerali presenti nel suolo consentono di ottenere grappoli di elevata qualità, fini, longevi, intensamente profumati. Da questo contesto nasce la nuova etichetta Vigna dell’Impero 1935, un Sangiovese in purezza prodotto solo nelle annate più prestigiose, simbolo di una terra antica e carica di storia. Le bottiglie del 2012 sono state realizzate in 3.600 esemplari numerati.

Dopo una vendemmia manuale dei grappoli, con una maturità fenolica ideale, la tecnica di vinificazione prevede una macerazione soffice per circa un mese in cemento, un affinamento in botti da 15 a 25 ettolitri per 2 anni, poi senza filtrazione per preservare la caratteristiche varietali del Sangiovese, il vino riposa in bottiglia per alcuni mesi prima dell’uscita dalla cantina. Il dottor Moretti presentando il nuovo vino ha affascinato i presenti con la presentazione della Tenuta Sette Ponti accompagnata da immagini dei luoghi, delle vigne originali del 1935 vere sculture a cielo aperto.


(Antonio Moretti con Annie Féolde e Paolo Baracchino)

Durante il pranzo la degustazione dell’annata 2012 di Vigna dell’Impero, condotta con piglio e savoir faire da Luca Gardini, iniziava da un colore rubino acceso con riflessi granati nel calice, poi da un naso complesso di frutta gialla, piccoli frutti rossi tra cui il lampone, cenni agrumati, minerali, proseguiva con note di fiori di campo, eucalipto, seguiti da sentori decisi di cuoio, tabacco. In bocca il vino era morbido, con tannini presenti ma setosi e ben integrati, intenso, persistente, equilibrato, con un finale sapido, minerale. Un assaggio come ha sottolineato Gardini frutto di una grande annata, che si abbinava perfettamente agli “Agnolotti di polenta con ragù di coniglio e olive nere”. Questo piatto così come i due seguenti del menù sono stati realizzati da Italo Bassi e Riccardo Monco primi chef. Le due portate successive “Mezzi paccheri di Gragnano con stracotto di spalla d’agnello e funghi” e “Panino di Piccione arrosto con fagioli freschi e marmellata di prugne” sono stati accompagnati da magnum di Oreno 2012 e dallo stesso vino, nel millesimo 2003, proposto in scenografici decanter Riedel. Il servizio è stato realizzato perfettamente dai direttori di sala Alessandro Tomberli e Alessandro Giani con lo staff affiatato dell’Enoteca Pinchiorri. Concludeva il pranzo “Albicocca, amaretto e latte di mandorla”, opera dello chef pasticciere Luca Lacalamita abbinato a un calice di Grisoglia passito ottenuto da Malvasia e Trebbiano.
Il vino protagonista dell’evento ha avuto senza dubbio una degna cornice per il suo debutto italiano.

ECCO I PIATTI DEGUSTATI


(Agnolotti di polenta con ragù di coniglio e olive nere)


(Panino di piccione arrosto con fagioli freschi e marmellata di prugne)


(Albicocca, amaretto e latte di mandorla)