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La degustazione

Lodali e il Nebbiolo, un amore mai finito: “Così porto avanti il sogno di papà”

21 Febbraio 2022
vigneti vigneti

di Michele Pizzillo

Per programmare un viaggio ad Alba le occasioni sono veramente numerose.

Oltre al tradizionale appuntamento autunnale per la Fiera del tartufo bianco. Una volta arrivati in questa bella cittadina o in qualche altro centro delle Langhe – oltretutto Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco – non si può fare a meno di visitare i luoghi dove un famoso scrittore come Beppe Fenoglio ha ambientato il romanzo “Una questione privata” e che offre anche l’opportunità di conoscere una bella storia di civiltà contadina dalla viva voce dei protagonisti. Il luogo dista poco più di 5 chilometri da Alba e si chiama Treiso, un paesino di poco più di 700 anime che negli anni ’50 del secolo scorso era ancora frazione di Barbaresco. Qui bisogna bussare alla porta della cantina di Walter Lodali dove, a partire dal 1939, prima il nonno Giovanni, poi il padre Lorenzo e successivamente la mamma Rita una volta rimasta vedova, sono i protagonista di una storia di tenacia che ha permesso di “salvare” una cantina che poi è diventata un esempio di come si riesce a resistere a qualsiasi tentazione di smettere. Infatti, il papà di Walter – il cordialissimo proprietario dei circa 20 ettari di vigna che gli permettono di produrre 100.000 bottiglie all’anno tra Barbaresco, Barolo, Barbera d’Alba, Nebbiolo, Dolcetto e Chardonnay -, viene a mancare quando lui aveva 4 anni e tutti erano conviti che mamma Rita – di professione parrucchiera – avrebbe chiuso battenti, cancellando così il lavoro del suocero e del marito che erano appassionati viticoltori. Invece, la signora Rita, anche a rischio di passare per matta, fece di testa sua e decise che la cantina non poteva essere né chiusa, né venduta. Tanto da essere, per diversi anni, la sola donna presente al mercato del vino di Alba, fino a quando non è arrivato il figlio Walter prima ad affiancarla e poi ad alleggerirla un po’ dalle incombenze che comporta la gestione di un’azienda agricola che produce anche vini.

(I vigneti)

Adesso Walter ha deciso di dare una nuova immagine all’azienda che ha già collezionato 82 vendemmie, cominciando dal rinnovo del packaging della gamma delle riserve – che in onore del padre ha chiamato Lorens – convinto che le vecchie etichette non rappresentavano più quello che esprime oggi la cantina Lodali. Infatti il nuovo packaging e le etichette studiate da Sga, che Walter Lodali ha scelto di presentare a Milano – nella Cantina Piemontese, un ristorante che ha appena festeggiato il secolo di attività – affiancato dal grafico Alex Williams dello studio bresciano, sono moderne, pulite, belle, con sovrapposizioni spesso in contrasto, ma ben visibili sugli scaffali. Un’operazione che ha richiesto più di un anno di lavoro, ha detto il grafico di Sga ma, ha aggiunto Lodali, “sono soddisfatto perché li ritengo adatte per rappresentare i miei vini, in particolare quelli della linea Lorens” (che non superano le 5.000 bottiglie all’anno per tipologia di vino) di cui, a Milano, ha presentato le nuove annate dei suoi tre “campioni”: Barbaresco (il suo prediletto, tanto da definirsi più barbareschista che barolista e ha già programmato di arrivare ad oltre 30mila bottiglie di Barbaresco, raddoppiando così l’attuale produzione tra Barbaresco Rocche dei 7 Fratelli e la riserva Lorens) e Barolo, entrambi della vendemmia 2018 e la novità dello Chardonnay 2020. Per questi vini ha pure deciso di non aumentare i prezzi delle cassette in legno (il costo è notevolmente aumentato l’anno scorso) perché sono molto richiesti negli Stati Uniti dove, molti ristoranti, li utilizzano come supporto ai servizi di sala e, quindi, sono sempre in primo piano. In un secondo tempo, ha anticipato Walter che vorrebbe portare a Treiso un po’ di giornalisti e operatori del settore dell’horeca, sarà il turno di Barbera d’Alba, Nebbiolo d’Alba, Moscato d’Asti e Roero Arneis, e sempre con grande attenzione per il Nebbiolo che per Lodali è il più grande vitigno del mondo. Questi i vini degustati.

Langhe doc Chardonnay Lorens 2020

Uve chardonnay selezionate, diraspate e fatte fermentare in botti di rovere francese a cui è seguito un affinamento di 11 mesi in barrique e ulteriori 6 mesi in bottiglia. Il colore è giallo paglierino pallido con riflessi verdognoli. Complesso il profumo per ricchezza di sentori di mela verde, ribes bianco e un tocco di sale marino. Al gusto è un vino elegante, pieno, fresco, con un buon equilibrio tra struttura e finezza.

Barolo Bricco Ambrogio docg 2018

Nebbiolo 100% selezionato nelle vigne di proprietà del Comune di Roddi. La macerazione a temperatura controllata dure all’incirca un mese. Segue un affinamento di 30 mesi in barriques e tonneaux e 12 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio. Il colore è rosso rubino intenso con riflessi granata. Il profumo è di grande complessità tra finezza ed eleganti note di prugna matura e di liquirizia tra loro ben armonizzate, oltre alla percezione di note di erbe officinali. In bocca è un vino di grande struttura, pieno, caldo, armonico, tannino vivo e una lunga persistenza gusto-olfattiva. E’ un Barolo che può essere conservato in cantina per diversi anni.

Barbaresco Lorens docg 2018

Le uve Nebbiolo provengono esclusivamente da vecchi vigneti di proprietà ubicati nel comune di Treiso che selezionate e diraspate, vengono macerate a temperatura controllata per 25 giorni. L’affinamento in barriques e tonneaux supera i due anni, a cui seguono altri 12 mesi in bottiglia prima della proposta in commercio. Il colore del vino rosso rubino intenso con riflessi granata. Il profumo è di grande complessità e finezza, con note eleganti di prugna matura, liquirizia e viola che sono anche ben amalgamati tra loro. In bocca è pieno, gustoso, strutturato, armonico, con un tannino dolce che ne allunga la persistenza gusto-olfattiva. Vino che può essere invecchiato ancora per qualche decennio.

Walter Lodali
Viale Rimembranza 5 – Treiso (Cn)
T. 0173 638109
www.lodali.it
lodali@lodali.it