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La curiosità

Allarme pesca accidentale del tonno, un rischio anche per il consumatore

04 Luglio 2013
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Nessuno lo dice ufficialmente, anche se nel mondo della pesca siciliana il fatto, da qualche tempo, è sotto gli occhi di tutti: non si può andare a pescare pescespada senza catturare esemplari di Tonno Rosso del Mediterraneo.

Il problema non riguarda solo la Sicilia, ma un po’ tutto il Mare Nostrum. Cosa è successo? Semplice. Da un paio di anni l’Iccat, l’organismo internazionale che si occupa e si preoccupa nella pesca dei grandi pelagici, fissando regole e quantità di pesca, sulla base delle indicazioni che sono arrivate dal mondo scientifico, ha opportunamente ridotto i prelievi di Tonno Rosso del Mediterraneo. In termini tecnici, ridurre i prelievi significa ridurre la quantità di Tonni pescati nel Mare Nostrum.

La tecnica di pesca del tonno più diffusa, oggi, è quella con le reti di circuizione. L’Iccat, da qualche anno a questa parte, ha ridotto le quote assegnate ad ogni Paese che esercita la pesca del Tonno nel Mediterraneo (per quote si intendono i quantitativi di Tonno – in questo caso di Tonno Rosso del Mediterraneo – che ogni Paese può pescare: quote che, ogni Paese, va a ripartire tra le varie Marinerie).  La riduzione delle catture imposta dall’Iccat ha sortito effetti positivi. Oggi il Mediterraneo è pieno di tonni. “Quasi quasi – ci dice un vecchio pescatore di Sciacca – sarebbe pure conveniente montare le vecchie tonnare…”.

Le tonnare, che un tempo erano presenti in quasi tutte le aree costiere siciliane, non ci sono più. Il tonno, come già ricordato, si pesca, per lo più, con le reti di circuizione. I tonni vengono avvistati, circondati con le reti e catturati. L’Iccat ha vietato l’uso degli aerei, grazie ai quali le cosiddette ‘Navi fattorie’, che imperversano nelle acqua internazionali del Mediterraneo, avvistavano grandi quantitativi di Tonno Rosso del Mediterraneo, avvantaggiandosi rispetto agli altri pescatori e aumentando a dismisura le catture.

Il tonno si pesca anche con il palangaro: un lungo filo dal quale, a una certa distanza l’uno dall’altro, sono attaccati i ‘bracciuoli’, ovvero i fili con gli ami. “Ebbene – ci dice Salvino Roccapaluma, dirigente regionale del settore Pesca, mente storica di questo settore in Sicilia – i pescatori che vanno a pescespada con il palangaro non riescono a non pescare tonni. Ormai in mare ce n’è così tanti che le esche dei palangari vengono prese d’assalto”. Il problema è serio. E non è nemmeno questione di esca. Escare un palangaro con le sarde piuttosto che con i calamari potrebbe essere più selettivo. Questo perché i tonni preferiscono i calamari. Ma il problema si pone lo stesso, perché di Tonno Rosso del Mediterraneo ce n’è così tanto che si pescano comunque.

Ripetiamo: il problema della cosiddetta pesca accidentale del tonno è serio. Il pesce, in base a un nuovo regolamento comunitario, non può più essere rigettato in mare. E poi non avrebbe senso rigettare in mare un tonno con l’amo in bocca, perché difficilmente sopravviverebbe. Quella che Salvino Roccapalumba definisce “l’impossibilità, per le barche che vanno a pescare con il palangaro, di non imbattersi nei tonni” è una questione delicata. Che, forse, andrebbe affrontata diversamente da come viene gestita oggi.

I divieti di commercializzazione, in questo caso, alla luce della grande quantità di Tonno Rosso presente nel Mediterraneo, sembrano fuori luogo. Quest’anno, a Palermo, il Tonno Rosso pescato accidentalmente si vendeva ai commercianti, ovviamente sottobanco, al prezzo di un euro-un euro e mezzo al chilo. Per essere rivenduto al dettaglio a 10 euro. Tutto a danno dei pescatori. Quest’anno in alcuni mercati di Palermo, si vendevano, contemporaneamente, il tonno certificato a 25 euro al chilogrammo e il Tonno non certificato (cioè quello pescato accidentalmente) a 10 euro al chilogrammo.

Il fatto è che, quando un tonno (con esemplari che, quest’anno, sono arrivati anche a oltre 300 chilogrammi di peso!) deve essere venduto sottobanco,  potrebbero insorgere problemi nella conservazione.E per questo che, qualche mese fa, sempre a Palermo, nei Pronto soccorsi, come abbiamo letto sui giornali, sono stati riscontrati tanti casi di “Sindrome sgombroide”? Per la cronaca, si tratta di una patologia, da non sottovalutare (specie per i soggetti allergici o con problemi respiratori) provocata dalla presenza di istamina. Quando il tonno (e, in generale, il pesce azzurro) viene conservato male produce istamina. Tale sostanza permane dopo la cottura e rimane anche se il pesce viene refrigerato. Detto questo, sarebbe opportuno rivedere certi regolamenti che creano solo problemi ai pescatori siciliani già provati da una pesante crisi.          

Giulio Ambrosetti