Una serata infrasettimanale tranquilla ricevo un avviso: “stasera vengono i signori per quella degustazione”, i signori di cui il mio ambasciatore mi avvisava non erano dei giornalisti del settore e nemmeno dei produttori con i loro enologi e addetti stampa, erano dei i gentleman driver della bevuta.
Liberi professionisti con una passione genuina per il vino che decidono di investire un po' del loro danaro e del loro tempo per dedicarsi una bevuta con presupposti emozionanti , niente quadernetti per gli appunti, niente punteggi, niente prezzi di listino e scale sconti, “soltanto” un menu semplice ma ben fatto e il lasciarsi andare al sapore della scoperta che c'e' dietro ad una bottiglia.
Dimitri Lisciandrello
Deciso il menu dalla cucina vado ad aprire la cantina per tirare fuori i vini selezionati dai nostri ospiti e devo dire che il mio primo pensiero e' stato: “tutti insieme?”. La degustazione/bevuta contemplava i vini provenenti dalla nostra cugina d'oltralpe e la selezione era delle più prestigiose. Una lista delle etichette ai vertici della produzione francese, provenienti dalle classiche migliori zone vitivinicole, partendo dallo Champagne per attraversare la Borgogna fino a Bordeaux.
La prima bottiglia in degustazione era il Dom Perignon, ma non la canonica e sempre buona etichetta nera, bensì la riserva Oenotheque, e se non bastasse annata 1990. A seguire due grandi vini di Borgogna prodotti dalla signora Leroy,
Il Vosne-Romanée e il Romanée Saint-Vivant entrambi dell'annata 2001.
Si è passati successivamente a due super star di Bordeaux: Chateau Margaux 2001 e per finire uno Chateau Petrus del 1999.
Con qualche pasticcino e un dessert, i signori hanno pensato di abbinare il nettare più famoso di Sauternes: Chateau d'Yquem anno1999.
Appena il tempo di rinfrescare lo Champagne e aprire i rossi con cautela ecco arrivati i gentlemen, che mi danno la lieta notizia che in qualità' di oste ho guadagnato il diritto ad un assaggio, invito alquanto edificante sia per la qualifica di oste, che mi fa sempre piacere, sia per la possibilità di assaggiare un po' dell'emozione che danno queste bottiglie e che difficilmente potrò rivedere o degustare di nuovo tutte insieme.
Dopo le necessarie premesse finalmente si è partiti stappando lo Champagne.
Dom Perignon Oenotheque 1990
Naso maturo ma integro con una infinita cura per i dettagli, in bocca freschezza e pienezza giocano a rincorrersi, la bolla finissima e soave, senza età e il finale sembra interminabile fino a quando ti chiede un altro sorso. Supera le aspettative Hall of Fame.
Leroy Vosne Romanée “Le Beaux Monts” 2001
Bel colore borgognone. Un po' più cupo del solito, naso intrigante e complesso: frutta a piccole bacche rosse, spezie e una foglia di pomodoro che diventa sempre più insistente. Freschissimo in bocca, sapido, un po' più potente dei borgogna che si è abituati a bere, lunghissimo. Si farà più elegante. Un disegno didattico della Borgogna.
Leroy Romanee-Saint-Vivant 2001
Nel bicchiere si nota un colore simile al precedente, il naso molto più complesso: frutta un po' acerba si mischia a un sottobosco variegatissimo, si potrebbe annusare per svariati minuti, in bocca e' sapido e acido, ti attraversa la lingua in un sali e scendi lunghissimo, sovrasterebbe vini ben più opulenti. Per adesso è uno schizzo di un grande artista, potrebbe divenire un capolavoro.
Chateau Margaux 2001
Dopo le elucubrazioni borgognotte si passa alle morbide stoffe del Bordeaux iniziando con il Margaux. Versato nel bicchiere emana un colore molto più cupo dei vini degustati in precedenza. Al naso è un classico: rose, crème de cassis frutti rossi dolci. In bocca femmineo, morbidissimo, già pronto, non dura però parecchio, si concede troppo velocemente, in linea con i nostri giorni. Bella bevuta, ma poche emozioni e da un blasone (anche per il prezzo) del genere si aspetta un po di più. E' quello che si ricorda meno.
Chateau Petrus 1999
Adesso tocca al Petrus. L'attesa e le aspettative sono enormi per il celestiale Merlot di Pomerol. Il colore e' simile al Margaux, forse ancora più cupo. Metto il mio “piccolo” naso nel bicchiere e i classici odori di Bordeaux si sprigionano con violenza, mi chiedo “un margaux più marcato?” la risposta è: no. Il Petrus è come un cavallo di razza. Incomincia a trottare sempre più velocemente e dal bicchiere emergono note balsamiche, sento perfino qualcosa di affumicato, mai sentito prima in un rosso. In bocca poi è giovinezza, solidità e non così piacione come altri suoi compaesani
Le note di frutta dolce che avevo avvertito al naso mi avevano ingannato. Il vino ha un finale austero interminabile. C'e' del tannino al contrario di Margaux, si dovrebbe aspettare qualche altro anno per assaporare il potenziale di questo vino, chissà quelle note di fumo come si evolveranno. Non è il mio genere di vino ma non posso non ammirarlo, chapeau bas.
Chateau d'Yquem 1999
Arriviamo al dolce, e che dolce sua maestà d'Yquem: istituzione in materia. Il nettare botritizzato ha un colore brillante giallo oro con un ottima intensità. Al naso cerco dei sentori della famosa muffa ma non ne trovo. Esplode invece l'agrume, l'albicocca , lo zafferano. In bocca, poi, pur essendo concentrato e squisitamente dolce ha un ottima acidità che fa in modo di non renderlo stucchevole. Finale lungo. Tutto perfetto, invano cerco qualche sfumatura diversa. Comunque,
vini dolci così se ne bevono pochi, pochissimi al di là del prezzo .
Avignonesi Occhio di Pernice 1997
A sorpresa un po' per nazionalismo, un po' per variare e un po' perché la mezza bottiglia di d'Yquem è davvero poca, si introduce nel finale il più famoso dei vin santi: Occhio di Pernice di Avignonesi del 1997! Il vino di Montepulciano è davvero diversissimo dal re dei Sauternes. Versato nel bicchiere fa fatica a scendere giù. Colore scurissimo, è consistente come una crema, qualcuno esclama “petrolio!”. Al naso sentori di cannella, prugna, spezie, note tostate, biscotti appena sfornati, uva sultanina, non ha l'acidità dello Chateau d'Yquem ma ha un finale lunghissimo e deciso.
Macchia il bicchiere.
Dimitri Lisciandrello