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La degustazione

Il vino del futuro? Uva Sapiens: “Artigianale, comprensibile e buono”

18 Aprile 2024
Gli esperti di Uva Sapiens al lavoro in un vigneto Gli esperti di Uva Sapiens al lavoro in un vigneto

Come sarà il vino del futuro? Quali sfide si dovranno affrontare nel settore e come intercettare le nuove tendenze di mercato, restando fedeli alla propria identità e ai territori di origine? Ne abbiamo parlato con Mattia Filippi, esperto enologo di Uva Sapiens, agenzia di consulenza enologica che offre un servizio completo e personalizzato per la produzione di vini d’eccellenza, nata dalla passione di tre esperti: Mattia Filippi, Umberto Marchiori e Roberto Merlo. Partiamo subito da un concetto di base: al vino serve un approccio nuovo, multidisciplinare che integra enologia, agronomia, marketing e comunicazione. Questo è il suggerimento messo in pratica dalla stessa agenzia che collabora con Università ed Enti di ricerca per innovare la viticoltura e l’enologia, promuovendo un approccio ecologico che valorizza i territori.

“Condividiamo l’idea che il vino rappresenta oggi più che mai una forza capace di evolvere grazie al contributo di tante competenze diverse con un approccio sì tecnico ma anche e forse soprattutto umanistico. Questo è il momento di ‘buttare la palla in avanti’ per esplorare nuove soluzioni e costruire nuove consapevolezze in quello che rappresenta oggi un tempo che ci impone di mettere in discussione i vecchi paradigmi ed aprirci a nuovi scenari”, afferma Filippi. Il vino, insomma, si trova a un bivio: lo banalizziamo come semplice bevanda, travolta dalle mode del momento o lo affermiamo come eccellenza culturale, capace di valorizzare i territori? Il calo dei consumi potrebbe far cadere il vino nel vortice delle tendenze, facendogli perdere la sua identità. Potrebbe diventare una bevanda anonima, un prodotto industriale. Cosa fare allora? “Solamente il dialogo tra tutti i protagonisti della filiera, dai vignaioli ai consumatori, potrà indirizzare il vino verso una direzione virtuosa all’interno di un sistema capace di renderlo un autentico ambasciatore del luogo da cui proviene e dei suoi principali elementi costitutivi: l’uva, la terra e gli uomini che la coltivano”.

L’esperienza di Uva Sapiens traccia alcuni principi da tenere a mente, caso per caso, quando ci si confronta con i vini, i territori, il cambiamento climatico, il mercato. Li analizziamo attraverso una degustazione, per intravedere il futuro del vino attraverso alcuni asset strategici: basso contenuto alcolico naturale, parcellizzazione delle vigne, centralità dell’uva, artigianalità e diversità, esperienza e territorio, tecniche innovative al servizio della qualità per esaltare l’uva senza eccedere in tecnologia, vinificazione spontanea per garantire espressione autentica delle varietà di uve, grandi vini di riserva che mostrino il valore del tempo e della tradizione. “Il futuro dialoga con passato, insomma, ma per costruire il presente. E per questa ragione contano l’impegno etico, l’impegno di una filiera integrata e trasparente e la ridefinizione di un’idea del vino come esperienza culturale e accessibile a tutti”, spiega Filippi. Per concludere servirà un futuro con un vino artigianale, comprensibile e buono.

LA DEGUSTAZIONE

Seguono le note del nostro esperto Federico Latteri in seguito alla degustazione di alcuni vini a cura di Uva Sapiens.

Conegliano Valdobbiadene Docg Rive di Scomigo Brut Matiù 2022 – L’Antica Quercia
Residuo zuccherino: 6 grammi per litro. Nasce da uve con un livello ottimale di maturazione, scelta che è determinante per il profilo di questo spumante. Naso spontaneo, ma per niente banale che si caratterizza per una profondità maggiore rispetto a quella riscontrata di solito nella tipologia. Il sorso è lineare, molto ben calibrato nella consistenza e dotato di un ottimo equilibrio acido-sapido.

Trentodoc Brut Riserva 2016 – Levii
Chardonnay 100%, affinato 66 mesi sui lieviti, residuo zuccherino circa 6 grammi per litro. Molto elegante su toni alpini con sentori di erbe officinali. In bocca è freschissimo, regalando anche piacevoli morbidezze. Stile “Dolomitico”, cristallino per un Metodo Classico che incide, ma con garbo.

Cuvée Augusto Primo Metodo Classico Brut Nature 2015 – Mattia Filippi
Chardonnay 100% (1/3 fa la malolattica in barrique usate), affinato 72 mesi sui lieviti. Esprime complessità attraverso profumi di nocciola, mandorla, agrume candito e zenzero candito. Armonico il palato che offre una riuscita combinazione di finezza ed energia. Davvero buono.

Etna Doc Bianco Mac 2022 – Mount Aetnae Company
Carricante in purezza proveniente dalla parte meridionale del Vulcano, affinato in tonneau sur lie. Verticale, tagliente, ma anche rotondo, provvisto di una certa grassezza. Un vino di montagna completo ed equilibrato.

Regieterre Bianco 2022 – Musita
E’ un blend di varietà autoctone e internazionali che compie un leggero passaggio in botte grande. L’idea è quella di rappresentare il territorio attraverso i vari vitigni che vi si coltivano da diversi anni. Ha un naso intenso nel quale è ben presente la parte aromatica che comunque risulta in armonia con gli altri sentori e mai troppo predominante. E’ fresco, disteso e leggermente sapido in chiusura.

Breganze Doc Bianco di Rosso 2018 – Diesel Farm
Chardonnay 100% maturato 2 anni in barrique. Compie una leggera macerazione in riduzione. Ricco il bouquet che mostra la burrosità dello Chardonnay insieme a profumi di frutta gialla matura e leggere note mielate. Sorso di volume che non manca di acidità e si distende in una lunga, energica e ordinata progressione.

Sicilia Doc Grillo Collezione di Famiglia 2021 – Funaro
Matura un anno in botte grande. Profumi di agrumi con pompelmo e lime in evidenza, una nota fumè e sottilissimi richiami vegetali precedono un assaggio che si distingue per ampiezza ed equilibrio (proprio quest’ultimo elemento si è rivelato un po’ il filo conduttore della degustazione). La giovinezza del vino ci fa ancora percepire l’apporto del legno che però è molto ben integrato.

Pinot Nero 2021 – Palazzo di Varignana
Naso elegante di frutta come ciliegia e mora, mature e perfettamente integre, che vengono affiancate da una rinfrescante balsamicità (qui gioca un ruolo importante la vinificazione a grappolo intero). Fine il palato, soprattutto sul tannino.

Barolo Docg Perno 2018 – Josetta Saffirio
E’ leggiadro, quasi etereo nei profumi di fiori appassiti. Segue un sorso vivo di acidità, dinamico, minerale e molto lungo. Mostra grande freschezza e al contempo un nerbo non comune per questa denominazione in questa annata. Stile e territorio.

Breganze Doc Icon 2017 – Diesel Farm
Blend di Merlot e Cabernet Franc. E’ intensamente balsamico con sentori di eucalipto e ginepro, accompagnati da note di prugna matura. In bocca è pieno, potente, morbido nei tannini e lunghissimo. Finale giocato tra la frutta matura e un tocco vegetale.