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La degustazione

“Straniero in patria”, ma nel cuore del Chianti Classico: Di Battista racconta la sua Querceto

30 Marzo 2021
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di Michele Pizzillo

Seguendo il racconto di Jacopo Di Battista, ti convinci che la sua azienda, Querceto di Castellina, per la particolare collocazione geografica, tra Panzano e Radda, praticamente l’ultimo avamposto di Castellina in Chianti, nel cuore della denominazione Chianti classico, potrebbe essere paragonata ad una sorta di “straniero in patria”.

E, infatti “quelli di Castellina non ci considerano dei loro, tanto siamo vicini a Radda”, spiega Jacopo che, però, fa capire che è anche una fortuna per un’azienda agricola bio qual è Querceto, vista la collocazione è in un posto remoto e ovattato incastonato in un paesaggio di grande fascino, circondato da boschi di cipressi, querce, lecci e olivete, incontaminato e salubre. Ideale, insomma, per un’azienda che non transige sulla sostenibilità. E, aggiunge Di Battista: “Non avendo altre aziende nelle immediate vicinanze, è sicuro che non ci siano potenziali interferenze esterne nell’equilibrio dell’ecosistema viticolo a tutto vantaggio della nostra scelta di privilegiare la sostenibilità e il basso impatto ambientale anche per preservare il piccolo borgo quattrocentesco sapientemente ristrutturato dopo che mia madre Laura, nel 1988, decise di condurre direttamente l’azienda acquistata nel 1945 da nonno Guido Masini, che aveva girato un bel po’ l’area del Chianti per trovare un angolo di natura inviolata per trascorrere brevi periodi di riposo”.

Una scelta, questa della signora Laura, che comporta investimenti importanti intanto per ristrutturare l’antico borgo (oggi raffinato agriturismo, con una bella scuola di cucina e base ideale per scoprire territorio e tradizioni di queste straordinarie contrade) e poi per impiantare nuove vigne (i vigneti sono 6, pari a 11,20 ettari su una proprietà di oltre 50 ettari, ad un’altitudine di circa 500 metri) e realizzare una cantina propria che permetterà di imbottigliare per la prima volta nel 1998. Fondamentale sarà l’aiuto del marito Giorgio, di professione architetto e poi del primogenito Jacopo che, dopo avere girato il mondo per lavoro, anche lui si innamora del “nido” scelto da nonno Guido, racconta Riccardo Gabriele di “PR-Per Comunicare il vino”, che ha organizzato e condotto la degustazione digitale di quattro vini di Querceto di Castellina. Si tratta di quattro splendidi rossi che sottolineano la vocazione di Jacopo per i vini monovarietali che, però, mette in commercio solo se è sicuro che vengano bene. Tant’è vero che nel corso della degustazione ci ha incuriosito l’accenno ad un vino da Cabernet franc – ovviamente in purezza – vendemmiato per la prima volta l’anno scorso. “Se verrà fuori un grande vino, vedrà la bottiglia”: è perentorio Jacopo e potrà prendere il largo con il nome Querceto di Castellina.

C’è, però, qualche concessione all’uvaggio in casa Querceto, come il bianco ottenuto da Viognier e Roussanne – che è lo stesso Jacopo a definire inusuale, tanto che “ogni nuova annata, dopo la prima risalente al 2010, devo ammettere con orgoglio che è un successo”. Le uve arrivano dal Vigneto Livia, piantato nel 2008 come un esperimento per l’azienda toscana su ispirazione “dai migliori vini bianchi della Valle del Rodano e ho deciso di piantare 2.000 viti equamente divise tra il Viognier e Roussanne con un’alta densità e piccole distanze tra i filari. Trattiamo questo vigneto come un piccolo gioiello che lavoriamo esclusivamente a mano e con un’attenzione quasi maniacale. Nel 2010 abbiamo vinificato il nostro Livia igt bianco con le uve Viognier dalle caratteristiche note esotiche e che conferisce struttura e freschezza e Roussanne che porta in dote aromi eleganti. Devo ammettere con orgoglio che ogni nuova annata è un successo”. La vocazione, però, è per i rossi, il Chianti in particolare, che con la Gran selezione “Sei”  mostra una personalità inimitabile. La produzione di Querceto di Castellina è sulle 50.000 bottiglie all’anno – la potenzialità produttiva è di 80.000 bottiglie – che per l’80% vanno all’estero, in particolare Stati Uniti, Canada, Brasile, Francia, Norvegia, Svezia, Svizzera, Russia, Israele, Cina, Australia, Hong Kong. Questi i vini degustati.

L’Aura Chianti classico Docg 2019

Bisognerà aspettare almeno due mesi per trovare questo Chianti frutto di un’annata spettacolare da queste parti, tanto che la raccolta delle uve è stata posticipata di una settimana per arrivare alla maturazione perfetta. La sua giovane età appare in tutta la sua meravigliosa potenzialità già nel bicchiere, visto che il legno è ancora presente, i tannini sono in evoluzione e comunque piacevolissimi e la beva succosa ed estremamente invitante. A fine maggio, quando sarà disponibile in enoteca, bisognerà acquistarlo e metterlo da parte per farlo invecchiare un po’. Ciò non toglie che una bottiglia si può degustare subito e poi fare il confronto con quello messo da parte.

L’Aura Chianti classico Docg 2018

E’ il momento giusto per gustarlo questo ottimo vino che nel bicchiere rivela un bel colore rubino luminoso. Il corredo odoroso è tipico del Sangiovese come i sentori del sottobosco e della frutta rossa matura. Tutti sentori che si ritrovano in bocca con, in più, l’aggiunta di tannini setosi, un’ottima freschezza e richiami balsamici e delicate note balsamiche. Matura un anno in tonneau di rovere francese usati.

Sei Chianti classico Gran selezione 2017

Sul nome di questo splendido vino c’è una storia simpatica giocata tutta sul sei come la data di nascita di Laura Masini (6-6-46), sulla superficie della vigna (6.6 ettari di Sangiovese), sul numero delle piante (6.666) e sule botti utilizzate per l’affinamento che contengono 666 bottiglie. Chiamare il vino Sei, possiamo dire che è stato un gioco. Che poi potremmo trasformare in “sei grande”. Ed è così per il suo bel colore rubino luminoso. Il complesso bouquet di fiori e frutta con ottimi sentori balsamici. La beva è un po’ traditrice nel senso che ti dispiace di smettere perché al tannino scalpitante e gradevolissimo, seguono note agrumate, un tocco mentolato, la morbidezza assicura dal legno utilizzato per la maturazione: tonneau di rovere francese di 2° e 3° passaggio dove sosta 18 mesi a cui seguono 12 mesi di affinamento in bottiglia.

Podalirio Toscana Igt 2017

Merlot in purezza proveniente dalla vigna Belvedere con la prima vendemmia risalente al 1999. Si può dire che è più un vino di territorio che varietale, anche per le scelte di Di Battista sia per quanto riguarda la vendemmia, posticipata di una decina di giorni rispetto ai canoni classici, ma anche per il gran bel lavoro in cantina per avere un vino dall’attacco olfattivo che mostra sentori di prugne e ciliegie nere, zenzero, cannella, paprica e anice stellato. Al palato arriva con una freschezza eccezionale, tannino dolce e una grande beva e un epilogo di lunga durata. Prende il nome della grande farfalla con le ali superiori di colore giallo a strisce nere e quelle inferiori a macchie blu, con il disegni stilizzato riportato sull’etichetta del vino.

Querceto di Castellina
Località Querceto, 9 – Castellina in Chianti (Si)
T. 0577 733590
www.quercetodicastellina.com