Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 102 del 26/02/2009

I DATI Milazzo nel continente nero

26 Febbraio 2009
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I DATI

Richiesta di diecimila bottiglie dal altGabon per l’azienda dell’Agrigentino. In tutta la provincia, nell’ultima annata, le imprese hanno puntato molto più sulla qualità che sulla quantità

Milazzo nel continente nero

 Il vino siciliano nel cuore dell’Africa. Dal Gabon, infatti, paese del continente nero, è arrivata una richiesta di diecimila bottiglie per l’azienda Milazzo, della provincia di Agrigento. A far gola agli africani sono soprattutto il Maria Costanza Rosso (Nero d’Avola) e Bianco (Inzolia e Chardonnay). È quanto ha reso noto il direttore commerciale Giuseppe Milazzo nel corso di un tour per giornalisti tra le cantine della provincia di Agrigento.

L’azienda Milazzo ha infatti posto le sue radici tra le colline a nord-est di Campobello di Licata, in una delle zone altamente vocate per la coltivazione delle uve.
Export in crescita, dunque, a giudicare dai nuovi mercati. I dati sulla produzione in provincia di Agrigento mettono in luce anche un’altra verità: si producono meno bottiglie, ma la qualità ha fatto dei passi da giganti.
Più di duemila ettolitri certificati, per un totale di trecentomila bottiglie, quasi cinque milioni e mezzo di metri quadrati e 39 denunce di produzione. Sono questi i numeri delle Doc che fanno parte del territorio di Agrigento: Menfi, Santa Margherita Belìce, Sciacca, Sambuca di Sicilia, Contea di Sclafani. In termini economici si parla di un milione e mezzo di euro. Dati in leggera flessione rispetto alla vendemmia dell’annata precedente, quando le denunce di produzione erano state sette in più e gli ettolitri prodotti poco meno di quattromila. Ma se la quantità è stata inferiore non si può dire lo stesso della qualità che quest’anno ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi anni.alt
“In provincia di Agrigento – dice Marilena Barbera, presidente del Cida (Consiglio interprofessionale Doc e Igt della Provincia di Agrigento) – esistono cinque Doc, purtroppo non ancora utilizzate al massimo delle proprie potenzialità: Menfi, Sciacca, Sambuca di Sicilia e Santa Margherita di Belìce, nella parte occidentale della provincia, e una piccola porzione della Contea di Sclafani, nella parte settentrionale. La produzione più consistente di vini a denominazione riguarda l’Indicazione geografica tipica Sicilia, con oltre 600 mila ettolitri annui, pari al 40% della produzione regionale. Di fronte a numeri così consistenti, il ruolo giocato dal Consiglio è estremamente importante: rappresentiamo ben 45 aziende, che con il proprio lavoro ed il proprio apporto in termini di esperienza, innovazione ed impegno in favore della qualità contribuiscono in maniera considerevole a quello che viene oggi considerato il Rinascimento enologico siciliano”.
E per dare un’idea del maggior ruolo giocato dall’Igt nell’Agrigentino, basta dare un’occhiata ai dati che parlato delle quattromila denunce di produzione (cinquanta in più rispetto allo scorso anno), di una vendemmia che ha portato in cantina 836 mila quintali di uva e prodotto 611 mila ettolitri di vino. Numeri, anche in questo caso, in leggero calo rispetto all’annata precedente. Un calo che va considerato “fisiologico” e legato ai fattori climatici: una vendemmia asciutta con belle escursioni termiche, considerata da molti enologi la migliore almeno degli ultimi dieci 10 anni in buona parte della Sicilia, con un’uva sana, equilibrata e dotata di buona acidità. 

 

 

C. d. G.