Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 157 del 18/03/2010

IL DIBATTITO Carole Bouquet:”Vi dico la mia sulla Doc Sicilia”

18 Marzo 2010
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IL DIBATTITO

L’attrice che produce a Pantelleria: “È un’impostazione contraria alla realtà. Credevo che l’esempio da seguire fosse quello della Francia”

Carole Bouquet:
“Vi dico la mia
sulla Doc Sicilia”

L’attrice Carole Bouquet in contrada Serraglia a Pantelleria, cinque anni fa ha iniziato la sua avventura con il vino. La sua azienda, che prende il nome dalla contrada, produce 15 mila bottiglie del “Passito di Pantelleria Doc – Carole Bouquet, Sangue d’oro”. Carole Bouquet ha scritto a Cronache di Gusto per dire la sua sulla Doc Sicilia. Ecco l’intervista.

Signora Bouquet, cosa pensa della Doc Sicilia?
“Sono sorpresa che da parte di alcuni produttori siciliani venga la proposta di istituzione di una Doc Sicilia. Non è così che si fanno gli interessi del vino siciliano”.

Perché?
“Certamente si fa un danno a quelle produzioni che specificatamente dal territorio e dalle sue caratteristiche, prima ancora che dalle sue vigne, si ricavano vini che hanno un’inconfondibile dignità. La Doc Sicilia offuscherebbe e danneggerebbe tutte le altre denominazioni”.

Perché si è fatta questa idea?
“È un’impostazione contraria alla realtà, oltretutto la Sicilia non ha un solo vino, e lo stesso vino non è uguale nei diversi territori. Credevo, poi, che l’esempio da seguire fosse quello della Francia, che dalla disciplina dell’Appellation d’origine controllè, ha ricavato il modo di presentare, con grande efficacia anche nei risultati, le proprie produzioni, facendone apprezzare le diversità e l’identità”.

Lei cosa farebbe?
“La Sicilia dovrebbe rappresentare una linea unificante, ma al suo vertice deve stare la singola Doc. A Bordeaux si giunge all’indicazione della zona, della sottozona, quasi alla vigna. E poi in Sicilia con una Doc regionale cosa si vuole ottenere? Magari che ciò che viene prodotto a Pantelleria possa esserlo anche altrove”.

Ha una posizione molto dura.
“Se il vino fosse coca-cola andrebbe bene. Ma il vino ha la sua singolare personalità. Il Passito di Pantelleria è di Pantelleria, e non di altra zone. Il Passito naturale che a noi produttori costa tante fatiche e sacrifici non può essere messo sul mercato in competizione con altre produzioni che avrebbero, certamente, il vantaggio di minori costi, ma che sul piano della sostanza e della qualità, sarebbero un’altra cosa.

Lei è d’accordo con chi parla di una specifica identità da lasciare alle produzioni di Pantelleria?
“Condivido la reazione dei produttori di Pantelleria. Specie dei piccoli come me, che teniamo tanto a fare le cose bene conservando la vera tradizione dell’isola. E condivido anche la richiesta di dare a Pantelleria un livello di protezione maggiore attraverso l’istituzione della Denominazione di origine controllata e garantita”.

Un livello di protezione maggiore aperto a tutti?
“Da riservare soltanto al Moscato ed al Passito Naturale. In questo modo si assicura ai vini di Pantelleria una possibilità di futuro. Diversamente le vigne di Pantelleria verranno abbandonate. Ma spero che la saggezza dei siciliani si risvegli. Possono fare tante cose belle e sono quelle che servono alla loro bella terra”.

M.V.