Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 157 del 18/03/2010

NUOVI TERRITORI I Planeta:”Faremo un vino a Capo Milazzo”

11 Marzo 2010
alessio-planeta alessio-planeta

NUOVI TERRITORI

Nuovo investimento per l’azienda di Sambuca: una tenuta in provincia di Messina per rilanciare il Nocera e la Doc Mamertino. “Sarà il rosso di Giulio Cesare”. E Attilio Scienza sarà al lavoro anche per riscoprire gli antichi vitigni

I Planeta:
“Faremo un vino
a Capo Milazzo”

I Planeta fanno un altro passo avanti verso il periplo della Sicilia. Quella enologica s’intende. La bandiera dell’azienda sventolerà a Capo Milazzo, il bellissimo promontorio che si allunga sul mare Tirreno verso le Eolie. Siamo in provincia di Messina, un territorio enologico poco conosciuto, poco valorizzato su cui l’azienda nata a Sambuca ora vuole puntare molto per fare vini di qualità che ricordino il mare.


Un’altra espressione dell’infinita Sicilia da bere. Qui i Planeta hanno preso in affitto una tenuta di trenta ettari di cui nove destinati al vigneto. Per fare rossi col Mamertino che è anche una Doc da qualche anno e per produrre questo vino già citato da Plinio e bevuto – dicono gli storici del tempo – addirittura da Giulio Cesare. Alessio Planeta malcela la sodisfazione per l’obiettivo raggiunto, grazie a un accordo con la Fondazione Lucifero che oggi gestisce il terreno e i beni di un nobile che lasciò in eredità i suoi averi con lo scopo che i proventi venissero utilizzati per l’infanzia disagiata della zona di Milazzo.”Per noi è la logica conclusione del tour siciliano in una zona con un potenziale straordinario sia per l’alto significato storico che per la peculiarità del territorio.
Capo Milazzo è una specie di altipiano che galleggia sul mare e dal punto di vista climatico è ventosa con una piovosità più alta rispetto al sud della Sicilia. Sembra più Ischia o l’Elba che la Siciia”. E poi un concetto su cui Alessio Planeta insiste molto: “La crisi di cui tanto si parla non deve mai diventare crisi di idee ecco perché stiamo rilanciando con questo territorio”. Per acquisire il terreno che resta di proprietà della Fondazione Lucifero c’è voluto oltre un anno di trattativa. Si farà una piccola cantina per circa 30 mila bottiglie, il vigneto oggi abbandonato sarà rimpiazzato da un nuovo vigneto che sarà esteso nove ettari circa. I lavori cominciano nel gennaio 2011, la prima vendemmia se tutto va bene nel 2015. Si farà Doc Mamertino, antichissimo vino che trova la sua principale espressione col Nocera, vitigno siciliano un po’ dimenticato che oggi potrebbe assistere a una fase di rilancio. Ma c’è di più. “Il professore Attilio Scienza, agronomo di fama internazionale ha avviato un rapporto di collaborazione con noi – spiega Alessio Planeta – e tra gli obiettivi prefissati c’è anche quello di lavorare per riscoprire il vitigno con cui i romani producevano vino rosso in questa zona. Non si tratterebbe del Nocera ma di una varietà che appartiene alla famiglia dei nerelli. L’idea di fondo è di produrre un rosso marino, salino, che il più posibile ricordi le pecularità del territorio. Utilizzeremo anche i venti ettari di uliveto secolare che ricade nel territorio della Dop Valdemone per farne un extravergine”. Il resto è storia. Ecco infatti cosa scrivono nella nota aziendale gli stessi Planeta. “Il Mamertino rappresentava il fiore all’occhiello della viticoltura siciliana nel periodo Romano insieme al Taormino, del quale è – forse – un omonimo. Mamertino, probabilmente da Marte, è il vino dei guerrieri ed è ritenuto tale per le sue caratteristiche peculiari. Strabone e Marziale raccontano di come il Mamertino rivaleggiasse con i migliori quattro vini di Italia e Giulio Cesare brindava alla festa per il suo Terzo Consolato con Mamertino e Falerno. Vale la pena ricordare come proprio Giulio Cesare  viene considerato come ‘il nume tutelare delle vigne’ perché le riteneva una maniera per legare l’uomo alla terra ed uno strumento di difesa militare, in quanto i viticoltori si opponevano aspramente contro gli invasori per salvaguardare i loro vigneti. Una volta sottomessa la Gallia, Giulio Cesare vi introduce la viticoltura…”.

C.d.G.