Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 184 del 23/09/2010

LA LETTERA Planeta: ecco i nemici del vino siciliano

21 Settembre 2010
Diego-Planeta Diego-Planeta

LA LETTERA

La crisi, le opportunità per la nostra regione, i viticoltori allo stremo e gli speculatori, la Doc Sicilia, la politica assente. Il presidente di Assovini e di Settesoli a tutto campo

Planeta: ecco i nemici
del vino siciliano

Ho intervistato Diego Planeta. Solo che questa volta dopo aver parlato a lungo lui mi ha mandato un lungo testo che riassumeva la nostra lunga conversazione. La pubblico così. E’ un atto d’accusa che va letto e riletto. Ad uso del futuro del vino siciliano.
F.C.


“Caro Fabrizio,
mi poni tante, troppe domande, rispondo ad alcune, alle altre devo ancora pensare, se avrai voglia di pubblicarmi e se questo scritto desterà interesse nei tuoi lettori  potremo scrivere ancora. Mi solleciti a cominciare parlando di crisi, cali drammatici dei consumi etc.etc. Francamente non vedo tutto questo catastrofismo, non credo al calo dei consumi, forse è vero in Italia, non lo è se guardiamo al mercato globale, ed è questo quello che ci interessa.
Certamente i consumi e le abitudini dei consumatori si sono spostati, a noi produttori capire come-dove-quando, cambieremo anche noi e dovremo essere pronti a seguire l’evoluzione in corso.
 Per contro se è vero che la crisi ha penalizzato i segmenti medio-alti (Gaja e i grandi Chateau vendono lo stesso) è pur vero che ha aumentato la richiesta dei vini di prezzo medio.
Se guardi l’andamento 2009 della grande distribuzione italiana vedrai che i segmenti in crescita sono quelli da 3 a 5 euro e da 5 euro in su, calano i segmenti più bassi.
Una buona notizia è che i vini cileni salgono di prezzo e che la guerra degli australiani ha finito per sfiancare le stese multinazionali che la facevano. E’ calata la loro aggressività e nei mercati più competitivi oggi si respira meglio; la tanto temuta invasione dei vini Usa, almeno in Europa, non ha avuto il successo previsto.
Io penso che la realtà va vista in modo più obbiettivo: per molti anni il mercato dei vini di prezzo medio alto è cresciuto in modo esponenziale, ora vi è un momento di riflessione, occorre stare all’erta stringere la cinghia ed attaccare.

Morti e feriti?
Manco se ne parla, soffriranno maggiormente aziende appena nate, non sufficientemente strutturate e con la evidente mancanza di mezzi e di esperienza ovviamente parallele alla succitata gioventù ,gli altri andranno avanti seppur coscienti di non potersi attendere le “performance” del decennio chiusosi con la crisi finanziaria. Chiaramente da questo a dire che i produttori di uva hanno davanti annate grasse ce ne corre, i prezzi di vini e mosti sono sicuramente in crescita, ma il 30%di aumento su zero purtroppo fa zero.

Qui mi aggancio al discorso Cooperative e vendemmia verde.
Troppe cooperative sono sopravvissute per decenni su bizantinismi, contributi regionali e comunitari, distillazioni, stoccaggi, arricchimenti etc.etc..Orbene quello è un mondo finito cosa che purtroppo molti stentano a capire. Fossero un po’ più furbi  avrebbero spinto i loro soci a ricorrere massicciamente alla vendemmia verde che sarebbe dovuta durare almeno 5 anni, giusto il tempo per riorganizzarsi, in un mercato lievitato dalla riduzione della produzione, per essere poi pronti a ripartire in condizioni di sufficiente competitività. Nel contempo si sarebbe salvato il patrimonio viticolo siciliano che credo oggi rischi veramente tanto, in molte aree i viticoltori sono allo stremo, non riescono più a reggere ed ecco affacciarsi i problemi di peronospora, oidio, riduzione delle rese per ettaro etc.etc..
Non credo infatti che in generale quest’anno si siano create condizioni climatiche particolarmente favorevoli all’insorgere di fitopatie, è semplicemente ovvio come non si possa sostenere il costo di accurata difesa ed accurata coltivazione della vite se poi l’uva viene pagata a 15 centesimi al chilo (e purtroppo c’è anche di peggio).
Se quindi sommiamo, calo di produzione naturale così come capita in  alcune annate, casi di fitopatie per dovuta incuria, vendemmia verde, estirpazione e vigneti mal coltivati o abbandonati per mancanza di reddito non è peregrino pensare ad un 30% di riduzione della produzione. Per contro i prezzi saliranno, ma quante saranno le cooperative ed  i trasformatori in grado di profittarne?
E poi quanti di questi aumenti si trasferiranno sull’agricoltore ?
Non sono ottimista, le transazioni di uva ad oggi fatte non hanno riscontrato grandi aumenti. Migliaia di agricoltori cercano alternative a cooperative decotte, offrono la loro uva ad un mercato che……semplicemente non c’è, se contiamo le strutture di trasformazione in grado di valorizzare il prodotto sono probabilmente meno di 10…come vedi la gatta è nel sacco.
Come puoi vedere situazioni molto diverse ed a macchia di leopardo, segmentate diversamente per aree e per categorie, c’è chi guarda il futuro con serenità, c’è chi con preoccupazione e c’è chi purtroppo non ha speranze, quanti, quanto e come  distribuiti, un bel rebus, tanti dubbi con una sola certezza, l’occidente Isolano soffrirà più di tutti.

Intanto si continua a discutere di vendemmia verde, se si o se no, se riproporla o meno, permettimi di ribaltare a te un paio di domande:
– esiste un eccesso di produzione, come si agevola il mercato se non riducendo l’offerta almeno nel breve termine, tentando nel contempo di salvare il patrimonio viticolo?
– la comunità, lo Stato, le Regioni mettono a disposizione  plafond di aiuti che servono ad aiutare gli agricoltori ed a salvare il patrimonio viticolo, cosa ci si può inventare  se non la vendemmia verde e/o la distillazione?
– e con la vendemmia verde l’intera spesa va a favore degli agricoltori.
– con la distillazioni ti elenco le categorie che vedono appagate le loro prestazioni prima dell’agricoltore:
produttori di macchine enologiche;
produttori di materiali e prodotti per la vinificazione;
produttori di energia;
trasportatori;
distillatori (in 40 anni di enologia vissuta ho incontrato migliaia di agricoltori alla fame e mai un distillatore povero).
– tieni quindi di conto:
le somme spese sono uguali, in un caso vanno tutte all’agricoltore, nell’altro gliene vanno una piccola frazione, qual è la tua preferenza?

Se fossimo uomini di buona volontà e se avessimo una regia sapiente, nel” medio” approfitteremmo di questi aiuti per lavorare intensamente ed ottenere nel “lungo” l’unico vero rimedio del male: l’aumento di “appeal” e quindi di richiesta e di consumi del vino siciliano nel mondo. A mio avviso le premesse ci sarebbero tutte e tante aziende lo hanno dimostrato, ma…siamo uomini di buona volontà? Disponiamo di sapienti regie? E poi parlando di “sapienti regie” e di azioni di lungo respiro mi chiedi della DOC Sicilia, a che punto siamo?
E’ in corso una forte opposizione interna al comitato delle Doc e che, guarda un po’, viene da categorie e Regioni che nulla hanno a che vedere con il mondo vitivinicolo siciliano.
Tentano di imporci vincoli non scritti in alcun regolamento, mai imposti ad altre Regioni, vincoli che rendono assolutamente impraticabile la via della Doc regionale.
Ostacoli più che attesi: troppi loschi personaggi al di fuori dell’Isola fanno business trascinando nel fango il nostro brand più importante “l’Igt Sicilia”, imbottigliato ovunque senza alcun controllo di provenienza, correttezza o liceità.
Tutti i discount siciliani sono pieni di Igt Sicilia imbottigliato fuori dall’Isola e restituitoci a prezzi che a noi produttori non pagherebbero neanche un pezzetto dei costi di produzione.
Son cose sotto gli occhi di tutti eppure nulla si muove, la battaglia di Roma può esser vinta, con la Doc potremmo controllare, risanare, riqualificare, rilanciare ma…quale assessore ha oggi il tempo, la calma, la sapienza per poterci affiancare e guidare a Roma e poi riorganizzare in Sicilia, in modo fluido e corretto, il sistema dei controlli e degli albi produttori?
Negli ultimi due anni di assessori all’Agricoltura ne ho già visti passare 3, forse tra poco ne vedremo un altro che durerà fino a…chissà.
Intanto i funzionari girano, no scusa,“ruotano”: le competenze, le professionalità, le conoscenze, i rapporti con chi conta a livello nazionale e comunitario vanno a farsi benedire…ma forse mi sbaglio, a noi siciliani le professionalità non servono. Siamo già professionali e colti quando ancora nel grembo materno, e poi cosa vuoi che contino quattro secchi d’uva di fronte agli equilibri strategici e politici  di una Regione che ha fondato il suo futuro sui pacchi-voti portati in massa dalle decine di migliaia di precari!
Caro Fabrizio, per ora la chiudo qui, spero di non averti annoiato, ove mai poi non si dovessero annoiare anche i tuoi lettori…alla prossima, di che scrivere su luci ed ombre del settore ne abbiamo proprio tanto.

Un abbraccio

Diego Planeta