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Scenari

Export del vino, le regioni del Sud sono penalizzate: “E vi sveliamo un inganno”

23 Giugno 2016
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(Andrea Gabbrielli e Dario Stefano)

di Alessandra Flavetta

I dati dell’export vinicolo delle regioni italiane, elaborati sulla base dei dati Istat, danno una fotografia falsa della propensione ad esportare dei vari territori, avvantaggiando il Nord, dove la logistica è più sviluppata, e penalizzando il Sud, in particolare Sicilia e Puglia. 

I dati evidenziano infatti una mancata corrispondenza tra il luogo di origine del prodotto e la località di sdoganamento del vino, perché le statistiche usano i dati forniti dall’Agenzia delle Dogane, senza considerare che le aziende del Sud spediscono il vino al Nord per imbottigliarlo ed esportarlo. In questo modo le partite di vino perdono la loro origine. Con tutte le conseguenze per la divisione dei fondi europei, come i contributi dell’Ocm vino, e in barba a tutte le battaglie per la tracciabilità del prodotto.

L’inganno è stato svelato, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Madama, dal senatore della Commissione Agricoltura Dario Stefàno (Misto) e dal giornalista Andrea Gabbrielli, che parlano di “pigrizia burocratica”. Prendendo le statistiche di un ente pubblico come Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare) o di una società privata di studi economici come Nomisma e del suo Wine Monitor, che elaborano dati Istat, risulta che la propensione all’export delle regioni italiane dal 2011 al 2015 è aumentata del 173% in Trentino Alto Adige e del 141% in Piemonte, ma solo dell’8% in Sicilia e del 14% in Puglia. “Come è possibile che una regione – chiede l’ex Assessore all’Agricoltura della Puglia Stefàno – possa esportare più del 100% di quanto produce? Così, nonostante i grandi sforzi compiuti per l’internazionalizzazione dell’agroalimentare da Puglia e Sicilia, se un importatore cinese o americano guarda questi dati bugiardi, cercherà l’esportazione in Trentino o in Lombardia”.

La soluzione sarebbe spingere sui codici di nomenclatura combinata, per tracciare effettivamente il vino, “ma la Commissione europea vuole ridurre al minimo i codici, nel processo di standardizzazione che è contrario al senso degli Igt e dei Dop, ed è il Paese membro che deve farne richiesta”. Ecco perché Stefàno propone, con il plauso di produttori e associazioni di categoria presenti in platea, l’apertura di un tavolo tecnico presso il Ministero delle Politiche Agricole con tutta la categoria, insieme ad Ismea, Agenzia delle Dogane e Istat per disegnare banche dati che corrispondano alla realtà dell’export italiano.

ALCUNI DEI DATI MOSTRATI IN CONFERENZA