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Scenari

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono i maggiori importatori di vino al mondo

27 Dicembre 2016
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Insieme “bevono” oltre 9 miliardi di euro di etichette straniere. Nonostante la Brexit e l'elezione di Donald Trump…

Anche nell'anno della Brexit e dell'elezione di Trump, Stati Uniti e Regno Unito si confermano i mercati di sbocco più interessanti per le cantine di tutto il mondo.

“Con complessivi 9 miliardi di euro – sottolinea Wine Monitor di Nomisma – Stati Uniti e Gran Bretagna rappresentano i due principali mercati al mondo per import di vino, pesando rispettivamente per il 18% e 15% sul totale del vino commercializzato a livello globale. Gli Stati Uniti figurano, allo stesso tempo, come il primo paese al mondo per consumi di vino: oltre 31 milioni di ettolitri nel 2015, il 38% in più di quanto si bevono gli italiani. Questo doppio primato deriva dal fatto che gli Usa rappresentano anche il quarto produttore mondiale (22 milioni di ettolitri nel 2015) e buona parte del proprio vino viene consumato entro i confini nazionali (ne esportano poco più di 4 milioni). Interessante è il “peso” che il vino detiene sul totale delle bevande alcoliche consumate: 10% negli Usa, 18% in Gran Bretagna. In entrambi i paesi la parte del leone viene fatta dalla birra.

Nel corso degli ultimi cinque anni, precisa Wine Monitor di Nomisma, le importazioni negli Stati Uniti di vini dall'Italia sono aumentate del 61% a valore e del 26% a volume, uno scostamento determinato sia da un riposizionamento qualitativo dei nostri vini sia da un effetto “rivalutazione” prodotto dal rafforzamento del dollaro rispetto all'euro. Le nostre performance sono state superiori alla media del mercato, intesa come trend dell'import totale (+52% a valore), ma inferiori a quelle dei vini neozelandesi (+119%) e francesi (+83%). “Secondo le nostre stime – dichiara Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma – nel 2016 le importazioni a valore di vino negli Stati Uniti chiuderanno con una crescita inferiore al 2%, mentre nel Regno Unito ipotizziamo un calo di quasi il 10%”.

C.d.G.