(Giuseppe Liberatore, Innocente Nardi e Sebastiano de Corato)
Tariffe ritenute “elevate”, pochi aiuti dalle Regioni, dubbi se esserci o no. L’Expo Milano 2015 non è ancora iniziato, eppure fa discutere. Soprattutto il padiglione vini.
L’allestimento è previsto al primo dei tre piani del Palazzo Italia. Lì ci saranno 18 salette da 37 metri quadrati e quasi tutte le regioni, quindi, potranno esporre le loro eccellenze in campo enologico.
Facile a dirlo, più complicato metterlo in pratica. Perché il padiglione del Vino sarà gestito da VeronaFiere che ha stabilito delle tariffe per permettere l’esposizione delle bottiglie.
I costi per acquistare per tre o sei mesi una postazione-bottiglia variano da un minimo di tremila euro (un solo posto-bottiglia per 3 mesi) ad un massimo di 15 mila euro (quattro posti-bottiglia per 6 mesi). Il tutto Iva esclusa. E Veronafiere chiede comunque alle aziende partecipanti una fornitura di vini a titolo gratuito che serviranno per la degustazione attraverso i dispenser. La fornitura varia dalle 12 confezioni da 6 bottiglie cadauna per chi paga la quota di tremila euro alle 96 confezioni da sei bottiglie cadauna per chi paga la quota di 15 mila euro. Quindi ogni cantina dovrà pagare la sua adesione garantendo anche le bottiglie. Tuttavia è utile sapere che “qualora la fornitura obbligatoria terminasse prima della scadenza di utilizzo del dispenser, sarà Veronafiere ad acquistare l’ulteriore campionatura di bottiglie a garanzia e copertura del periodo di partecipazione”.
“In questo momento noi abbiamo preso atto delle tariffe proposte – dice Pietro Ratti, presidente del consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero – e non abbiamo fatto altro che comunicarle ai soci. Ora attendiamo loro risposte”. Il consorzio non avrà interventi pubblici, “ e devo dire che le tariffe sono molto elevate – continua Ratti – anche se già so di alcune aziende che vogliono partecipare”: Il consorzio Barolo, però sta programmando una simpatica iniziativa. “Stiamo allestendo la ‘Barolo e Barbaresco express’, una navetta che ci consentirà di trasportare i visitatori dall’Expo nei nostri territori. Un modo per creare un continuum di quello che è l’Expo, che altrimenti resterebbe una vetrina prestigiosa, ma con troppe problematiche”.
Per Giuseppe Liberatore, direttore del consorzio del Chianti Classico, ancora nessuna novità: “Se le cose continuano a rimanere così, noi siamo fuori da Expo 2015 – dice -. Chiaro che il consorzio non può rimanere fuori da simili eventi. Cercheremo, attraverso la Regione ed a Milano, di organizzare eventi paralleli che richiameranno comunque molte persone”.
La sensazione, insomma, è quella di bypassare la proposta di VeronaFiere ed organizzarsi in proprio. Perché all’interno del Padiglione Vini i produttori potranno vendere il proprio prodotto SOLO online.
Federico Zileri dal Verme, presidente doc Bolgheri, ha fatto sapere che la partecipazione all’Expo è attualmente in fase di valutazione. “Non entriamo nel merito – ha proseguito – delle tariffe. Noi in realtà non siamo ancora stati contattati”.
Nessuno dei nostri intervistati ha detto con certezza “saremo al padiglione vini”. Solo Alberto Mazzoni direttore dell'Istituto Marchigiano di Tutela Vini, si sbilancia, anche se ha un “asso nella manica”: “Investiremo in occasione di Expo 2015, dove stiamo organizzando grazie alla Regione Marche un'importante partecipazione anche all'interno dello spazio riservato al vino. L'obiettivo è quello di aumentare sensibilmente le quote riservate all'export dei vini marchigiani, arrivando a portare oltreconfine il 60% del nostro prodotto principe, il Verdicchio, entro il 2016. Per questo sarà fondamentale rivolgerci a target ben definiti e adeguare le giuste azioni a seconda dei pubblici di riferimento: dal distributore all'operatore turistico, dal sommelier al wine lover al giornalista di settore”. Come dire, “se la Regione contribuisce, noi andiamo”.
Per Sebastiano de Corato, presidente del Movimento Turismo del Vino Puglia, il padiglione vini dell’Expo è “una biblioteca delle etichette -. Per carità, all’Expo ci saranno milioni di persone, ma un pubblico un po’ troppo generico. Bisogna chiedersi, allo stato attuale, ‘perché esporre nel padiglione vini?’. Non riesco a trovare una forte motivazione. A livello di Regione tutto tace ed ancora non ho sentito nessuno. Capisco l’interesse di mostrare le eccellenze del vino italiano, ma bisogna anche rendersi conto che non si venderà. Certo se anziché 3.000 euro, costasse 1.000 penso che molti ci farebbero un pensierino”.
Innocente Nardi del consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore “attacca”: “Noi abbiamo fatto una scelta prima della proposta di Verona Fiere – dice il presidente -. Unitamente a tre consorzi alimentari proporremo a Milano il nostro aperitivo, chiamato “Italy is eataly”. Stiamo sviluppando questo percorso e non ci siamo posti il problema delle tariffe. La Regione Veneto partecipa al progetto e noi faremo la nostra parte. Poi credo che la proposta del vino all’Expo doveva essere concepita in maniera diversa. Non una vetrina per centinaia di etichette, ma una forte presenza delle denominazioni, che sono sinonimo di qualità. Perché dentro un consorzio ci sono quasi tutti i migliori produttori italiani. Bisognava ragionare con la logica del sistema. Ed invece la FederDoc non è stata coinvolta- Ed è un errore gravissimo”.
“Il problema non è l'onerosità o meno della fiera, la questione verte invece sulle attività promozionali del e nel territorio per far conoscere e valorizzare l'Italia agli occhi di chi prenderà parte ad expo” commenta Sandro Boscaini, presidente di Federvini evidenziando la necessità che si provveda a realizzare percorsi enoico culturali, che da Milano portino i turisti a visitare il resto dell'Italia”.
“A prima vista il rapporto costi/benefici non quadra – dice Francesco Ferreri, presidente di Assovini Sicilia -, anche se è difficile valutarlo così. Sicuramente il progetto è interessante ed il padiglione vino attirerà molto ‘fan’. Ma il problema è capire quanti andranno all’Expo solo per il vino o anche per il vino. Certo i costi, a detta di tutte le aziende siciliane e nazionali sono molto elevati. E bisogna vedere come si muoveranno le Regioni”.
Giorgio Vaiana