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Scenari

La Fivi lancia allarme speculazione sui diritti di impianto

29 Luglio 2014
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La Fivi lancia l'allarme sui diritti d'impianto.

Stamane ha diramato un comunicato nel quale prospetta il rischio di speculazioni sui prezzi dei diritti di impianto a causa della proroga richiesta dall’Italia sui tempi di conversione in autorizzazioni. La Commissione Europea ha proposto il nuovo sistema di autorizzazioni all’interno del quale si istituisce il blocco dei trasferimenti dei diritti a partire dal 1 gennaio 2016 (par. 3, art. 3). Tutti i diritti di impianto si trasformeranno in autorizzazioni personali, non cedibili e gratuite (previa richiesta del titolare). All’interno degli Atti Delegati, l’Italia ha chiesto però che i diritti in portafoglio siano cedibili fino alla loro naturale scadenza. Richiesta contro cui la Fivi, come ribadisce la federazione, è stata l'unica a prendere posizione. “Questo significa aprire le porte alla speculazione perché, evidentemente, chi li detiene non ha alcuna fretta di venderli e può imporre prezzi più alti – ha ribadito – In questo modo non si tutelano gli interessi dei vignaioli”. 

“Oggi in Italia sono in circolazione circa 50.000 ettari di diritti – riporta la nota – dei quali il 90% detenuti dai produttori e il resto nelle riserve regionali. Noi vignaioli indipendenti ci chiediamo perché, nonostante questi numeri, il nostro paese continui a procedere in una direzione contraria all’interesse dei vignaioli e di quanti, soprattutto giovani, vogliono investire in viticoltura ma non hanno la possibilità di acquisire diritti a prezzi abbordabili poiché devono per forza sottostare alle imposizioni dei grandi proprietari. Non secondaria è la questione del tempo di permanenza dei diritti in portafoglio. Per l’Italia il D.M. di attuazione del Regolamento UE 1308/2013 stabilisce, all’art. 2, comma 7, che la durata dei diritti, sia di otto anni. Secondo noi si tratta di un periodo di tempo troppo lungo, perché così facendo si ingessa il mercato, mentre una durata inferiore vivacizzerebbe le compravendite ed eviterebbe le speculazioni”.

Qui di seguito la proposta della Fivi, di cui si è fatto portavoce l’onorevole Massimo Fiorio:

– riduzione a tre anni della permanenza dei diritti in mani private
– se allo scadere del terzo anno i diritti non sono stati convertiti in autorizzazioni, passano automaticamente a una riserva nazionale, gratuitamente o a prezzo politico
– tale riserva nazionale, gestita dal MIPAAF, assegna questi diritti alle singole regioni, affinché queste li distribuiscano ai viticoltori, i quali restituiranno allo Stato l'eventuale prezzo politico pagato precedentemente.

Conclude  la denuncia: “Tale disposizione però non risulta al momento inserita in alcuna forma nel Regolamento EU 1308/2013. Di conseguenza regna ancora una sconcertante confusione sul futuro prossimo. Data l’importanza della questione FIVI continuerà a far sentire la propria voce con l’obiettivo di tutelare il lavoro e il futuro di tanti vignaioli e piccole imprese agricole”.